TRAVAGLI DEMOCRATICI

Zingaretti se ne impippa di Furia: nessun ministro Pd piemontese

Respinta al mittente la richiesta inoltrata dal segretario regionale ai vertici nazionali del suo partito: "Serve un'adeguata rappresentanza del Nord, noi siamo centrali". Ma anche tra i dem il Piemonte conta poco. Ora l'aspettativa è sui vice e sottosegretari

«Vogliamo un ministro piemontese». La richiesta, messa nero su bianco dal segretario regionale del Pd Paolo Furia in una missiva indirizzata a Nicola Zingaretti e ai vertici del Nazareno è stata respinta al mittente. Tra i nove esponenti dem che compongono l’esecutivo del BisConte non c’è nessun piemontese. Una bella sberla per il politicamente imberbe dirigente di via Masserano che sperava con l’inusuale iniziativa – una lettera aperta che ha indispettito non poco qualche alto papavero nazionale – di strappare un ministero per uno dei suoi parlamentari. Certe cose si fanno e si sono sempre fatte senza suonare le trombe. Uno schiaffo che fa ancor più male dopo aver visto i grillini piazzarne ben due di piemontesi al governo (Paola Pisano e Fabiana Dadone). 

«Pur consapevoli della necessità di tenere insieme molte altre esigenze, riteniamo — aveva scritto Furia — che il prossimo governo debba includere un’adeguata rappresentanza delle nostre regioni del Nord. Non è infatti immaginabile che il centrodestra a trazione leghista si consolidi come unico interprete del nostro territorio. Nei 5 anni di legislatura a guida Pd nessun ministero è mai stato guidato da un esponente riconducibile al partito democratico piemontese, nonostante la forza oggettiva del nostro partito nella nostra Regione. Una forza che non ci ha permesso certo di arginare l’onda nera delle ultime elezioni regionali; ma che si è potuta constatare per esempio nel fatto che il Pd, sia per le regionali che europee, è cresciuto in voti assoluti rispetto alle politiche del 2018». Insomma, per il giovane ricercatore prestato alla politica, il Pd allobrogo se la meritava una poltrona ministeriale: «La centralità del Piemonte è emersa anche sul piano delle politiche molto recentemente, se è vero che il Governo gialloverde è entrato in crisi per il diverso atteggiamento dei due ex partner proprio sul comportamento di voto rispetto alla mozione sulla Tav. Esprimiamo dunque la nostra disponibilità a lavorare per il Paese». Disponibilità che non ha trovato accoglienza nello stato maggiore piddino.

Ora l’attenzione si sposta sui viceministri e sottosegretari, una partita in cui giocano parecchi piddini piemontese, con più o meno chance di successo. Un risultato che sarà determinato in larga misura dal gioco delle appartenenze correntizie. Dovrebbe riuscire a spuntarla il “sinistro” Andrea Giorgis, cui neppure l’esclusione del suo riferimento nazionale, Gianni Cuperlo, gli ha permesso l’ingresso tra i titolari, nonostante i rumors iniziali lo dessero ben piazzato per un ministero affine alla sua professione di giurista (Riforme, Affari regionali, Rapporti con il Parlamento). Anche in virtù dell’endorsement in suo favore che avrebbe pronunciato Sergio Chiamparino, in un primo entrato nel toto-ministri. Per uno strapuntino al dicastero delle Infrastrutture duellano Davide Gariglio, deputato alla sua prima legislatura, e l’ex senatore alessandrino non più rieletto Davide Borioli: il primo sostenuto dal capogruppo alla Camera Graziano Delrio, il secondo dal vicesegretario Andrea Orlando. Tra i cattodem, pur con diverse sfumature, concorrono per un posto Stefano Lepri e Luigi Bobba, quest’ultimo già sottosegretario al Lavoro nei governi Renzi e Gentiloni. Radio Montecitorio assegna buone probabilità anche alla cuneese Chiara Gribaudo, orfiniana ma con apprezzamenti trasversali alle componenti.

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