TRAVAGLI DEMOCRATICI

Canalis si deve dimettere: lo dice lo statuto del Pd

Il segretario della Federazione di Torino, Carretta, "ricorda" le regole del partito alla recordwoman degli incarichi. Nella stessa situazione (da un anno e mezzo) anche Fassino. Nessun problema per Avetta, consigliere regionale e metropolitano

Non sarà il segretario del Pd Mimmo Carretta a chiedere a Monica Canalis le dimissioni. Semplicemente perché si tratta di un passo indietro dovuto. Non è (solo) una questione politica quella dei doppi e tripli incarichi, piuttosto si tratta delle regole che il partito si è dato e che sono contenute all’interno dello statuto. E “io non ho alcun potere di dispensarne l’osservazione” scrive Carretta nella replica alla lettera in cui la recordwoman delle cariche offriva la disponibilità ad abbandonare il Consiglio metropolitano di Torino e a valutare anche eventuali dimissioni dalla Sala Rossa, dopo aver ottenuto la nomina a Palazzo Lascaris, nell’assemblea legislativa regionale. È una e trina la Canalis, astro nascente della componente cattolica del partito e pupilla del deputato Stefano Lepri, che l’ha voluta pure candidata alla segreteria regionale consentendole, poi, di essere nominata vicesegretaria grazie al ribaltone in assemblea che portò il secondo classificato, Paolo Furia, al vertice.

Metti in colonna tutti gli incarichi ed ecco che si arriva a quattro: tre elettivi, all’interno delle istituzioni, uno a capo del partito. Due di questi non possono essere ricoperti contemporaneamente secondo lo statuto del Pd, il quale prevede l’incompatibilità tra le cariche di consigliere regionale e di consigliere in un comune con più di 15mila abitanti. Per questo non sarà il segretario della Federazione di Torino, cui lei si è rivolta, a chiedere le dimissioni di Canalis; basterebbe leggere lo statuto e trarne le conseguenze.

La questione non riguarda solo lei, ma anche Piero Fassino, che assomma su di sé le cariche di deputato e consigliere comunale a Torino, anch’esse non cumulabili. Essendo lui un parlamentare però la questione attiene alla Commissione di Garanzia del Nazareno, per quanto sia un indicatore preoccupante il fatto che a non attenersi alle regole del Pd sia il suo primo fondatore, l’ultimo segretario della Quercia.

Ancora diverso è il caso di Alberto Avetta: consigliere regionale, consigliere comunale di Cossano Canavese e consigliere metropolitano, oltreché presidente uscente di Anci Piemonte. La piccola Cossano, infatti, con le sue cinquecento anime, non rientra nei casi di incompatibilità con l’incarico nel parlamentino piemontese e anche da un punto di vista dell’opportunità politica sono due cose diverse sedere nell’assemblea di un piccolo comune del Canavese e far parte della Sala Rossa, ancor più se si tiene conto che l’incarico a capo dell’associazione dei Comuni piemontesi termina lunedì.

Nella lettera del segretario Carretta, inoltre, compare anche una replica all’accusa di aver stilato una lista troppo corta in Città Metropolitana. Una leggerezza, secondo Canalis, a causa della quale ora c’è un solo consigliere a subentrare. “Mi permetterai, pur condividendo la tua valutazione – scrive Carretta a Canalis – di ricordare come in allora la lista venne approvata all’unanimità dalla direzione e di ricordare anche, tra i candidati e alcuni loro supporter, la preoccupazione di aver messo in campo troppi nomi. Si dava infatti per certo un esito infausto che, grazie al lavoro di tutti, si è evitato”.