AUTUNNO CALDO

New Holland chiude, 120 esuberi

La comunicazione dell'azienda ai sindacati: lo stabilimento di San Mauro che produce escavatori verrà trasformato in un centro logistico di Cnh industrial. Ma un terzo degli addetti non sarà assorbito

Lo stabilimento della New Holland di San Mauro, alle porte di Torino, chiude i battenti e diventa un centro di logistica di Cnh industrial. L’azienda lo ha comunicato questa mattina ai sindacati. A oggi sono 370 gli addetti nella produzione di escavatori e secondo le stime della Fim, la conversione potrebbe portare a 120 esuberi. Il nuovo centro di logistica, per cui saranno investiti circa 20 miliardi, infatti, prevede la presenza di 200-220 addetti oltre a 25 impiegati confermati. L’azienda ha giustificato l’operazione con il fatto che lo stabilimento non fosse più in utile da tempo, con perdite da 30 milioni ogni anno negli ultimi nove anni. Secondo le tempistiche fornite dalla stessa New Holland, la produzione di escavatori cesserà definitivamente nell’aprile del 2020, la riapertura del nuovo polo logistico è prevista invece nella primavera dell'anno successivo, dopo un anno di cassa integrazione per riorganizzazione per i lavoratori.

Questa è la prima parte di attuazione del piano annunciato a settembre “Transform 2 Win” con cui Cnh Industrial punta allo spin off di On-Highway da Off-Higway nel 2021. Nell’ambito della ristrutturazione è programmata la chiusura di due stabilimenti, Pregnana Milanese e San Mauro Torinese.

“Ancora una volta il nostro territorio perde un’opportunità di occupazione stabile e di qualità” afferma Dario Basso, segretario Uilm di Torino. “Capiamo lo sforzo dell’azienda di contenere l’impatto sociale riconvertendo e movimentando le produzioni, ma rigettiamo la volontà di dismettere l’attività produttiva e di dichiarare 120 esuberi”. “È positivo – prosegue Basso – che Confindustria chieda al Governo di istituire a Torino la cabina di regia sull’elettrificazione dell’automotive, ma il ragionamento sul futuro industriale di questo territorio non può prescindere da realtà importanti e radicate come Fca, Cnh Industrial e tutto l’indotto del settore metalmeccanico”.

 “A San Mauro lavorano ancora 350 addetti che nel 2008 erano 700” osserva Edi Lazzi della Fiom, che parla di “strategia dell’abbandono , soprattutto nel nostro territorio”. “Continuano a dichiarare che i piani industriali presentati e le conseguenti riorganizzazioni, sono finalizzati al rilancio delle attività produttive, ma nella sostanza, quello che accade realmente, non è il rilancio ma la diminuzione degli addetti, il ridimensionamento degli stabilimenti, la cessazione di attività produttive e l'uso massiccio degli ammortizzatori sociali”. “Ormai – conclude Lazzi – non so cos’altro debba accadere per fare aprire gli occhi a tutti coloro che in hanno sempre assecondato le scelte della Fiat. Serve affrontare la situazione non in modo tradizionale, serve un piano straordinario di intervento, ecco perché chiederemo nazionalmente un tavolo con il ministero dello sviluppo economico”.

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