ECONOMIA DOMESTICA

Embraco, se tutto va male c'è la cassa integrazione

Disponibilità del governo a prolungare gli ammortizzatori sociali qualora la proprietà non rispettasse gli impegni. Tavolo di crisi il 23 ottobre. Cirio: "Speriamo di non averne bisogno"

La buona notizia, se così si può dire, è che il governo ha manifestato la disponibilità a prolungare la cassa integrazione per i 470 lavoratori dell’ex Embraco nel caso in cui fosse necessario. Nel caso cioè che Ventures non mantenesse i propri impegni e quindi non riuscisse a convertire entro giugno 2020 (quando finiranno i 24 mesi di cassa per riorganizzazione) lo stabilimento in cui un tempo si producevano frigoriferi per trasformarlo in una fabbrica di robot per pulire i pannelli solari. A dare la notizia è il governatore del Piemonte Alberto Cirio che, assieme all’assessora al Lavoro Elena Chiorino e a 170 lavoratori della fabbrica di Riva di Chieri, si è recato a Roma, davanti al Ministero dello Sviluppo Economico, per chiedere un intervento tempestivo.

Una delegazione è stata ricevuta dal sottosegretario al Lavoro Francesca Puglisi e poi dalla collega allo Sviluppo economico Alessandra Todde. “Speriamo di non averne bisogno – ha detto Cirio – ma la cosa importante era avere una garanzia da parte del Ministero del Lavoro che nel caso si dovesse aprire una nuova trattativa, perché quella che adesso andiamo a verificare non va a buon fine, si possa avere un prolungamento della cassa integrazione in modo da accompagnare i lavoratori a una nuova realtà. C’è stato questo impegno ed è un dato positivo”.

Il prossimo appuntamento è per il 23 ottobre, quando è stato fissato il tavolo di crisi. Per quella data “è indispensabile da parte della proprietà una relazione chiara, precisa, puntuale e documentata dello stato di avanzamento del Piano industriale. In assenza di riscontri concreti e attendibili si valuterà la strada da intraprendere, con l’unico obiettivo di tutelare i lavoratori e anche la capacità produttiva dello stabilimento” afferma l’assessora Chiorino.

“Abbiamo aperto le porte del Mise perché solo con il dialogo si possono trovare soluzioni – afferma la sottosegretaria al Mise, Todde –. Attendiamo il tavolo del 23 per conoscere il piano industriale dell'azienda”. Piano che secondo Todde “deve essere solido, serio e credibile”. E aggiunge: “Conosco molto bene il mondo delle aziende: vicende come questa mi coinvolgono, ma so anche che nel caso di evidenze negative chiare a tutti non si può più rimandare. Le attese sono finite, il tempo delle belle favole pure. Se il progetto non ci sarà, si aprirà un’altra fase”.

Chi non crede ormai più nella nuova proprietà sono i sindacati. Per Dario Basso della Uilm Torino “Ventures si è dimostrato un interlocutore non affidabile. Serve una soluzione alternativa trovando velocemente un nuovo soggetto che si impegni con serietà nella reindustrializzazione, unica possibilità per salvare i posti di lavoro”. Dello stesso tenore le parole della segretaria nazionale della Fiom Barbara Tibaldi secondo cui “la reindustrializzazione non è mai partita, si continua a spostare in avanti la data di avvio e la scadenza degli ammortizzatori sociali si avvicina”. Il tutto mentre “non si sta facendo nulla di quanto previsto nel piano industriale di giugno 2018”. Tibaldi, inoltre, ha ricordato come al momento del passaggio da Whirlpool a Ventures, Invitalia, la società del governo creata per attrarre investitori nelle aree industriali in crisi, andò all’assemblea con i lavoratori promettendo di intervenire in caso di necessità: “Quel momento è arrivato, Invitalia intervenga subito o sarà tardi per i 413 lavoratori e le loro famiglie”.

print_icon