POLITICA & SANITA'

Città della Salute, a rischio 100 milioni

Al Ministero dicono di avere la penna in mano, pronti a firmare il via libera al super ospedale di Novara. Ma l'indecisione della Regione potrebbe costare la perdita del finanziamento statale. Ancora in alto mare la ricerca del nuovo direttore della Sanità

Al Ministero della Salute sono “pronti con la penna in mano” per firmare il via libera (con relativo finanziamento statale) per la Citta della Salute di Novara, ma la legge richiesta dallo stesso dicastero a garanzia del pagamento del canone di 18 milioni e mezzo per 26 anni continua ad essere al vaglio dell’assessorato al Bilancio. Un’attesa che ormai supera i dieci giorni e che unita a quanto risposto nel question time di ieri dall’assessore alla Sanità Luigi Icardi al consigliere del Pd Domenico Rossi, alimenta il dubbio circa il pieno e completo convincimento della giunta di Alberto Cirio di proseguire con la soluzione del partenariato pubblico-privato per la costruzione del grande ospedale. Ogni soluzione alternativa a quanto finora sostenuto dalla Regione non potrà che avere come primo effetto la perdita dei 100 milioni di fondi destinati dallo Stato.

È pur vero che Icardi ha detto di non volere “disfare il lavoro di altri”, ma ha pure aggiunto che il partenariato va utilizzato in maniera conveniente e non penalizzante per la parte pubblica. E a questo proposito ha puntato l’indice su quegli interessi che oscillano dal 7 all’8 per cento e che portano la differenza tra 220 e 480 milioni del costo e che a giudizio dello stesso assessore “sono piuttosto elevati”. Imparagonabili a quelli, sempre citati forse non a caso, di Cassa Depositi e Prestiti che si attestano sullo 0,6%. Poi c’è sempre, aleggiante e forse anche in questa circostanza non a caso, l’alternativa Inail: far realizzare la Città della Salute dall’istituto che ne rimarrebbe proprietario per 40 anni, con un indiscutibile risparmio per la Regione sulla costruzione, ma con i capitoli tutti da scrivere riguardanti manutenzione e gestione. Per non dire dei tempi: bisognerebbe ripartire da zero, con l'incognita della necessità di apertura di appositi bandi da parte dell'Istituto. Eppure Inail è stata citata anche ieri di fronte a quell’impasse che ormai da settimane non è più al ministero dove a frenare sul partenariato era l’allora ministra dei Cinquestelle Giulia Grillo, ma si è spostato proprio laddove si dovrebbe fare in fretta.

“È necessario valutare la capacità di indebitamento della Regione” ha spiegato Icardi, precisando che lo scorso 18 ottobre lui in giunta non portò il disegno di legge, ma ne illustrò al presidente e ai colleghi i tre articoli “redatti dagli uffici con l’apporto dell’avvocatura”. Mancava la vidimazione del Bilancio, quella che manca tuttora. L’ente è in grado di garantire nell’eventualità di insolvenza dell’azienda ospedaliera universitaria di Novara (che ha già messo nero su bianco di essere nelle condizioni finanziarie e patrimoniali di sostenere il canone) una capacità di indebitamento “per l’intero ammontare”, ovvero per 18,5 milioni annui per 26 anni? Basterebbe forse riformulare la domanda per ottenere una assai probabile risposta positiva: in quali condizioni sarebbe e quale prospettive offrirebbe una Regione che non avesse questa capacità?

Dice una verità l’assessore quando ricorda che “l’ex ministro Grillo non digeriva il partenariato pubblico-privato”, ma quell’ostacolo ideologico che mai la Lega ha provato ad abbattere con la forza usate in altri casi ormai non c’è più. Resta la richiesta della legge da parte del ministero che, in sostanza, dovrà contenere quel che già era stato assicurato nella primavera scorsa dall’allora giunta di Sergio Chiamparino “solo” con una delibera. Quella portata in tutta fretta a Roma dall’allora assessore Antonio Saitta e nella quale era scritto che “al di là della certa copertura economica prevista a carico dell’azienda ospedaliera universitaria di Novara, risulta in ogni caso garantito da parte della Regione Piemonte all’interno del proprio bilancio consolidato, secondo quanto è disposto dalle norme di legge”. Vien da chiedersi se davvero quell’atto possa essere stato prodotto senza l’avallo degli uffici da cui oggi si attende la vidimazione sul disegno di legge illustrato in giunta da Icardi oltre dieci giorni di giorni fa.

Non l’unica attesa, questa, per quel che riguarda la sanità. Tra poco più di un mese, il 12 dicembre, resterà scoperto il ruolo di direttore regionale. L’attuale, Danilo Bono, probabilmente lascerà corso Regina in anticipo rispetto a quella data per smaltire ferie accumulate. Nel frattempo non sembra profilarsi nulla di concreto per l’individuazione del suo successore cui spetterà anche l’impegnativo ruolo nel coordinamento della Sanità, retto da Icardi in seno alla Conferenza delle Regioni. Un cruciale dossier aperto, così come aperta resta la questione dell’ospedale unico del Verbano Cusio Ossola la cui soluzione prospettata da Cirio e Icardi con il mantenimento del presidio Castelli di Pallanza e l’annunciata realizzazione di un nuovo ospedale a Domodossola in luogo dell’ospedale unico di Ornavasso. Tra tutte le questioni aperte, la chiusura della “pratica” sulla Città della Salute dovrebbe essere la più rapida. Dovrebbe.  

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