Ilva, idiozia al governo

La faccenda Ilva evidenzia la pericolosità dell’attuale governo ed in particolare della componente grillina che non si sa se scientemente o per totale incompetenza mira a distruggere quanto resta del tessuto industriale italiano. In un nostro vecchio articolo abbiamo già spiegato che una nazione non può mantenersi con il solo turismo se non vuole condannare i suoi figli a fare i camerieri e gli inservienti e di come sia necessario una manifattura importante per avere dei posti di lavoro che generano un prodotto significativo per unità lavorativa e di conseguenza stipendi sostanziosi. L’illusione che la Puglia possa sostenersi solo con il turismo è veramente scandalosa. La regione Puglia ha un importante apparato industriale per essere una regione del sud e tale vocazione andrebbe sostenuta e non distrutta e può tranquillamente convivere con il turismo. Per esempio, esiste un distretto della meccanica a Bari con un importante insediamento della Bosch.

A Taranto esiste una raffineria dell’Eni, ma stranamente i problemi di inquinamento sono stati trovati nella privata Ilva. Purtroppo proprio dal sud sono arrivati i voti ai 5 Stelle, ma ciò è dovuto a decenni di assistenzialismo e di clientelismo che hanno fiaccato non tanto la vitalità delle genti del sud, quanto la speranza. E chi non ne ha, non può che farsi abbindolare da chi promette una parvenza di soluzione. A ciò si aggiungono i fallimenti delle amministrazioni locali sia di destra che di sinistra per spiegare il successo dei grillini, che adesso stanno facendo di tutto per affossare l’economia nazionale e in particolare quella del sud.

Gli investitori ed in particolare quelli a lungo termine hanno bisogno di stabilità del quadro normativo e fiscale per poter programmare i propri investimenti. Al di là dei costi e delle condizioni di mercato è importante per un investitore che leggi e regolamenti non cambino in corso d’opera, per non trovarsi a lavori iniziati a rifare tutto da capo. E più l’investimento è a lungo termine più è importante la stabilità e ovviamente più risorse richiede un investimento più stabilità è richiesta. Come ci è capitato in più di un’occasione di dire, quello che allontana gli investitori stranieri dall’Italia è proprio l’instabilità del quadro normativo e fiscale.

Nel caso dell’Ilva si tratta di un investimento nell’ordine dei miliardi in cui si può rientrare solo dopo un bel po’ di anni. Cambiare le regole in corso d’opera significa innanzitutto che non ci si può fidare del governo italiano che anche in futuro potrebbe decidere di variare norme e regolamenti e nell’immediato rendere un investimento non più redditizio. Tra l’altro anche la stessa norma in favore di ArcelorMittal in un paese normale non dovrebbe essere neanche necessaria. Il nuovo acquirente non si può accollare le colpe dei precedenti proprietari. Fino a prova contraria, le responsabilità, specialmente penali, sono personali e non possono passare in eredità. Il nuovo proprietario può essere responsabile del futuro non certo del passato. Se questo fantomatico scudo penale è stato pensato per poter convincere un investitore ad acquistare l’Ilva è proprio perché il sistema legislativo e giudiziario è quantomeno farraginoso e barocco senza norme e procedure certe.

Infine bisogna notare che con la vecchia proprietà dei Riva l’azienda inquinava, ma produceva utili e non pesava sulle spalle dei contribuenti, mentre ora continua ad inquinare, non produce utili e costa soldi ai cittadini italiani.

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