POLITICA & LAVORO

Comital, accordo a metà

Con le spalle al muro, i lavoratori accettano le condizioni dell'azienda: solo il 50 per cento di loro sarà riassorbito nel nuovo piano industriale. Chiarle (Fim) attacca l'assessore Chiorino: "Vicenda difficile, complicata dalla sua incompetenza"

Dopo la propaganda è il momento delle scelte e, di fronte all’aut aut di un’azienda, non c’è proclama che tenga. Così i lavoratori di Comital e Lamalù hanno sottoscritto l’accordo con la cinese Dingsheng Aluminium, tra i leader mondiali nella produzione di alluminio, pronta a rilevare gli stabilimenti di Volpiano, ma senza assicurare il reintegro di tutti i lavoratori. Dei 120 addetti coinvolti, infatti, l’azienda si è impegnata solo per la metà di loro (i primi 11 dall'1 gennaio 2020, altri 23 entro il 30 giugno del prossimo anno e 24 entro il 31 dicembre). Per questo l’assessore al Lavoro della Regione Piemonte Elena Chiorino: “L’Italia non è la Repubblica Pololare Cinese. E chi viene qui ad investire se lo metta bene in testa. Abbiamo le nostre regole come i cinesi hanno le loro – aveva tuonato dopo l’incontro con i legali dell’azienda –. Chi viene qui le rispetti. Punto”. Il punto, invece, l’hanno messo proprio loro quando a fronte di queste dichiarazioni scomposte hanno chiuso le trattative e messo i lavoratori spalle al muro: “Prendere o lasciare”. E loro, riuniti in assemblea, hanno deciso di prendere. “Si chiude un capitolo di un a vicenda drammatica, difficile sul piano umano, industriale, relazionale in cui l’assessore Chiorino ha contribuito a complicare con la sua incompetenza” attacca il segretario della Fim-Cisl di Torino Claudio Chiarle.

In una nota congiunta “Le organizzazioni sindacali ribadiscono che sarà loro cura vigilare sull’applicazione dell’intesa. Rimane tuttavia il rammarico per la mancata attivazione di un percorso alternativo, come richiesto più volte da Fim, Fiom e Uilm, dai lavoratori e dalla Regione”. L’azienda infatti ha deciso di rinunciare agli ammortizzatori sociali per i suoi lavoratori, adducendo questioni culturali. In Cina non si usa.

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