POLITICA & GIUSTIZIA

Si dimette il presidente della Valle d'Aosta

L'annuncio è arrivato dopo l'avviso di garanzia per voto di scambio nell'ambito di un'inchiesta sui rapporti tra 'ndrangheta e politica. Lasciano anche due assessori. "sottolineo con forza la mia estraneità alle accuse"

Il presidente della Regione Valle d’Aosta, Antonio Fosson, si dimette. Lo ha anticipato lui stesso durante una riunione straordinaria di maggioranza a Palazzo regionale: decisione poi confermata e motivata in un successivo incontro con la stampa. Le motivazioni sono legate all’avviso di garanzia ricevuto dalla Dda per scambio elettorale politico mafioso in merito ad un’inchiesta sul condizionamento delle Regionali del 2018 in Valle d’Aosta da parte della ’ndrangheta.

Anche gli assessori Laurent Viérin (Turismo e Beni culturali) e Stefano Borrello (Opere pubbliche) hanno seguito il governatore lasciando i rispettivi incarichi di giunta. Il consigliere Luca Bianchi, invece, si dimette dalla carica di presidente di commissione e di capogruppo dell’Union valdotaine. Tutti e tre sono indagati –  assieme a Fosson – nella stessa inchiesta coordinata dalla Dda di Torino.

Secondo quanto prevede la legge regionale valdostana le dimissioni devono essere comunicate al Consiglio, dal Presidente dell’Assemblea e diventano efficaci dalla data di presa d’atto del Consiglio stesso. Fino all’elezione del nuovo Presidente della Regione e della nuova Giunta, spiega una nota, il Governo regionale rimarrà in carica per l’ordinaria amministrazione, fatta salva l’adozione degli atti indifferibili ed urgenti, e la carica di Presidente della Regione sarà assunta dal vicepresidente.

Il governatore è stato fotografato mentre entrava nel ristorante di un boss “per parlare di elezioni regionali”. Sessantotto anni, ex senatore e figura di spicco dell’Union Valdôtaine, medico chirurgo in pensione dal 2011, punto di riferimento in Valle per Comunione e liberazione e noto anche come Sentinella in piedi, era stato eletto presidente il 10 dicembre 2018. “Sottolineo con forza la mia totale estraneità rispetto ai fatti di cui ho avuto lettura negli ultimi giorni sui giornali”, ha detto Fosson spiegando le ragioni che lo hanno portato alle dimissioni. “Vi ho chiamato qui –  ha detto l’ex presidente e senatore – per comunicare che, per onorare quel senso di responsabilità politica che ho sempre perseguito ed anche salvaguardare la mia personale dignità, profondamente ferita dalle infamanti ipotesi che vengono formulate, ho deciso di fare un passo indietro e di dare le mie dimissioni dalla carica di presidente della Regione. È  stato per me un grande onore – ha concluso – essere presidente di questa meravigliosa regione per la quale ho lavorato con impegno e onestà”.

La notizia dell’avviso di garanzia nei suoi confronti è piombata come un macigno sul governatore e sulla maggioranza autonomista che guida la regione alpina. Nell’agosto scorso i carabinieri di Aosta gli hanno notificato l’avviso di garanzia. Al successivo interrogatorio davanti ai pm, a settembre, ha preferito non presentarsi. La Dda è convinta che “il sodalizio mafioso di matrice 'ndranghetista capeggiato dai fratelli Di Donato sia riuscito a influenzare le Regionali 2018, condizionando le scelte di una parte degli elettori al fine di soddisfare gli interessi o le esigenze del sodalizio”. Per farlo i boss hanno stretto rapporti con personaggi di primo piano della politica valdostana. Tra cui Fosson, Viérin e altri. L’elenco degli indagati, infatti, è lungo. I carabinieri – nelle 800 pagine dell’annotazione dell’indagine “Egomnia” – parlano di “un connubio politico-criminale ben radicato nel tessuto sociale”. “Dobbiamo sempre tenere la guardia alta – dichiara il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese – ed avere attenzione massima. Si sta lavorando tanto con la magistratura e le forze dell’ordine”.

Il terremoto giudiziario si abbatta sulla maggioranza regionale proprio alla vigilia del voto sul bilancio. Nei prossimi giorni sarà avviato un dialogo con l’opposizione per tentare di aprire una nuova fase. Lega Vda e M5s sono sul piede di guerra: i primi invocano le elezioni, i secondi chiedono le dimissioni di tutti i consiglieri coinvolti nelle indagini. Anche il Partito Democratico – oggi non presente in Consiglio – è per il ritorno alle urne. “Serve aria nuova e pulita, la Valle D’Aosta merita un futuro diverso e non inquinato. Noi siamo pronti a liberare questa splendida regione da ogni tipo di condizionamento, senza accettare compromessi”, tuona Matteo Salvini che venerdì prossimo arriverà ad Aosta.

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