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L'ultima lezione di Ricolfi

Il sociologo torinese chiude mercoledì la sua carriera accademica. Studioso eclettico e antidogmatico annovera tra i suoi maestri Napoleoni, Gallino e Ivar oddone. Il cruccio per quella sua sinistra "antipatica" che ha ormai smarrito la sua ragion d'essere

Luca Ricolfi lascia l’Università. Mercoledì prossimo, 18 dicembre, nell’aula 10 di corso San Maurizio 31/a, il professore torinese, docente di psicometria al dipartimento di Psicologia, accoglierà gli studenti per la sua ultima lezione, interrogandosi su quale futuro attende l’Analisi dei dati in un mondo dove a breve i computer quantistici rivoluzioneranno in ogni campo la ricerca. Nato a Torino nel 1950, dove ha studiato e vissuto, Ricolfi nel capoluogo piemontese ha incontrato i tre maestri della sua vita: l’economista Claudio Napoleoni, con cui si è laureato nel 1973, in Filosofia, con una tesi di politica economica sul concetto di lavoro in Marx; il medico psicologo Ivar Oddone, sotto la cui guida ha lavorato per la Flm, la federazione unitaria dei metalmeccanici, occupandosi di nocività nelle fabbriche; e il sociologo Luciano Gallino, con cui ha iniziato a fare ricerca.

Ha insegnato Sociologia a Modena e Psicometria a Torino, dove, a metà anni '90, ha partecipato alla costituzione della Facoltà di Psicologia, presso cui ha poi insegnato fino a oggi materie metodologiche. Ha fondato un centro di ricerca psico-sociale, l’Osservatorio del Nord Ovest, e la rivista di analisi elettorale Polena. Attualmente è presidente e responsabile scientifico della Fondazione David Hume, che ha costituito una decina d’anni fa insieme a Piero Ostellino e Nicola Grigoletto. Dai primi anni 2000 affianca alla ricerca accademica l’attività pubblicistica, come editorialista prima della Stampa e del Sole24ore, ora del Messaggero; e la scrittura di libri come Perché siamo antipatici (Longanesi 2005), Il sacco del nord, L’enigma della crescita, Sinistra e popolo e il recente La società signorile di massa (La Nave di Teseo 2019).

Studioso eclettico e curioso, dichiaratamente e criticamente di sinistra, convinto che la ricerca debba fondarsi sulla libertà di pensiero, sull’indipendenza dalla politica e sulla verità oggettiva dei dati scientifici, nei suoi studi ha toccato svariati temi, sempre a cavallo tra economia, sociologia e scienza politica, tra cui la condizione giovanile, il comportamento elettorale, il problema della crescita, le missioni suicide, i movimenti populisti e, nel suo ultimissimo libro, il consumismo e parassitismo della società italiana.

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