Spente le luci rimane l'egoismo

Ogni anno le feste natalizie ripropongono stancamente gli stessi logori rituali. Alle cosiddette “luminarie”, e ai maxi calendari dell’Avvento, si aggiunge la programmazione televisiva con i suoi film stucchevoli intrisi di nevicate, e personaggi dalla barba bianca inseriti in variegate situazioni: vicende sempre strappalacrime ma dall’immancabile lieto fine.

Famiglie felici che vivono in magnifiche ville all’americana, circondate da giardini innevati e vialetti di accesso a grandi rimesse auto, scoprono i buoni sentimenti solamente il 25 dicembre, mettendo in discussione (seppur per poco) l’egoismo e l’avidità consueti.

Ai finali dolcissimi, vietati ai diabetici, dei lungometraggi proposti dalle reti TV, si affiancano i tanti video augurali lanciati dai social (Wathsapp, Messanger e tanti altri) e fatti rimbalzare da amici troppo zelanti nel coinvolgere la moltitudine in quella che è diventata “La catena di Sant’Antonio del nuovo millennio”.

Nei giorni che anticipano e conducono al Natale tutto diventa un susseguirsi di melodie tradizionali e personaggi animati di ogni genere. Intere famiglie si fanno ritrarre negli abiti di Babbo Natale, e sullo sfondo elfi ballerini (estrapolati da qualche algoritmo) si sbracciano in gesti augurali esagerati, non veritieri.

I social sono diventati la vera raffigurazione della ricorrenza natalizia, quasi al pari degli anziani barbuti dal vestito rosso che animano le vie commerciali e i templi dedicati al “Consumo”.

La storia si ripete. In passato fu la Coca Cola a dare al Natale una nuova veste, tramite una vecchia campagna pubblicitaria molto azzeccata, oggi invece è la rete: gli yankee hanno preso in mano l’antico rito pagano (fatto proprio dalle prime comunità cristiane) per farne un momento fuggente in cui poter realizzare i desideri, ossia la celebrazione del pacco regalo.

Le Luci d’Artista installate in tante città della nostra penisola, tra cui Torino, ravvivano i centri storici. Un bagno di luce destinato, seppur in dosaggio minore, anche alle periferie (incluse quelle ritenute marginali) grazie soprattutto al lavoro delle associazioni, come per il presepe di Mirafiori Sud, e dei piccoli commercianti di prossimità a sostegno delle iniziative pubbliche.

Passata la festa tornerà inesorabile il buio. I quartieri risprofonderanno ovunque nel grigio dell’abbandono, mentre i rioni più nobili sveleranno quella povertà che hanno provato a mascherare nello sfavillio delle ultime giornate dell’anno. Del grande bailamme natalizio rimarrà in piedi soltanto ciò che non è stato eretto nel nome del “Consumo”: resisterà al tempo velleitario il vero volto della comunità.

L’anno nuovo non inizierà con i tappi delle bottiglie di vino sacrificate allo scadere della mezzanotte, ma con una montagna di panettoni invenduti e messi in offerta sugli scaffali dei market. Il primo giorno di gennaio si presenterà con i senza tetto ricoverati sotto i portici cittadini, e rigettati nuovamente nella stessa oscurità che li inghiotte ogni giorno dell’anno. Il sonno dei clochard non sarà più disturbato dalle luci intermittenti e neppure da quelle fisse del mega albero di piazza San Carlo, mettendo quindi fine al triste contrasto tra ricchezza scintillante e miseria nera, poiché rimarrà rappresentata esclusivamente quest’ultima.

Con lo spegnersi delle “luminarie” non spariranno invece le tante cene e le colazioni organizzate da volenterosi cittadini a beneficio dei più deboli. Non si dissolveranno per fortuna neppure le parole di Papa Francesco, dedicate all’inclusione e alla solidarietà senza confini. Neppure svaniranno, insieme agli effimeri cerimoniali natalizi, i tantissimi gesti di fratellanza e neppure l’allegria sincera di chi ogni giorno si dedica alla salvaguardia della bellezza e quindi alla Vita, alla propria Comunità.

Infine, vivrà il gesto di coloro che rinunceranno a far esplodere i petardi a Capodanno per evitare di procurare il crepacuore a qualche animale: un piccolo sacrificio nei festeggiamenti a vantaggio di tante vite.

Il consumismo regala dolci illusioni, ma sempre effimere. Gli atti solidali al contrario sono concreti poiché costituiscono solide basi su cui può reggersi la società (nonché un beneficio anche a favore degli inconsapevoli).

Buon anno 2020 a tutte/i (egoisti inclusi) !!!    

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