POLITICA & GIUSTIZIA

"Rimborsi, non voto di scambio", Rosso respinge le accuse

L'ex assessore interrogato dai pm spiega perché versò soldi a presunti esponenti della 'ndrangheta: "Erano contributi per iniziative elettorali". E dichiara che non conosceva la destinazione finale: "Mi sono fidato di una mia amica"

Non fu un voto di scambio: il denaro versato da Roberto Rosso a presunti intermediari della 'ndrangheta era soltanto un contributo per l’organizzazione sul territorio della campagna elettorale per le regionali del 2019. Sarebbe questa la spiegazione data dall’ex assessore piemontese di Fratelli d’Italia – in carcere dal 20 dicembre nell’inchiesta Fenice – ai pm della procura di Torino che oggi lo hanno interrogato per quattro ore. Rosso avrebbe detto che non conosceva i destinatari finali del contributo. A presentarglieli era stata una persona di cui si fidava, l’imprenditrice vercellese Enza Colavito (anche lei arrestata nei giorni scorsi), con la quale in seguito tenne i contatti. A quanto si apprende, la somma complessiva di 7.900 versata da Rosso nell’occasione sarebbe stata però l’unica a non essere rendicontata durante la campagna elettorale. 

Era stato lo stesso Rosso a chiedere di essere ascoltato dai pm che coordinano l’inchiesta. “Il mio assistito – ha detto il suo difensore, avvocato Giorgio Piazzese, lasciando Palazzo di Giustizia – ha risposto a tutte le domande dimostrando la sua completa estraneità agli ambienti della criminalità organizzata”. 

Un’ora di interrogatorio oggi in procura a Torino anche per Mario Burlò, 46 anni, l’imprenditore coinvolto e arrestato nell’ambito della stessa inchiesta sulla presenza della 'ndrangheta nel capoluogo piemontese. Burlò, secondo gli inquirenti, ha collaborato con le figure del clan interessate all'acquisizione (diretta o indiretta) di attività economiche. “Il nostro assistito – affermano i suoi difensori, gli avvocati Maurizio Basile e Domenico Peila – ha chiesto di essere ascoltato, prima ancora di poter leggere gli atti processuali, per chiarire con i pm la propria posizione. Abbiamo fornito non delle giustificazioni, ma delle spiegazioni convincenti rispetto agli incontri, alle vicende e alle situazioni che ci vengono contestate”. Burlò, secondo quanto si è appreso, ha precisato che le proposte di affari provenienti da alcune persone al centro delle indagini della procura non si sono mai concretizzate; inoltre, secondo ambienti difensivi, non è da escludere che i soggetti in questione si siano lasciati andare a “millanterie”, nel loro ambiente, in merito al suo coinvolgimento. Burlò, con la sua Oj Solution, al momento dell’arresto sponsorizzava diverse società sportive nel calcio (Torres, Capri Isola Azzurra), nella pallamano (Handball Nuoro) e nel basket (Reale Mutua Torino, ex Auxilium, che ha deciso di sospendere il rapporto).

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