ITTIOLOGIA POLITICA

Sardine da banco a partito

Il 25 gennaio si terrà a Torino il congresso a livello locale. Il giorno successivo, dopo le elezioni in Emilia, sarà ufficializzata la data della "riunione" nazionale. Così il movimento anti Salvini diventa a tutti gli effetti una formazione politica

Le Sardine si fanno partito. Il 25 gennaio si terrà a Torino il primo congresso delle Sardine piemontesi, una settimana dopo quello dell'Emilia Romagna. Lo ha annunciato questa mattina ad Agorà Francesca Valentina Penotti, la coordinatrice social del movimento piemontese che il 10 dicembre scorso ha portato in piazza Castello oltre 30mila persone in una delle più partecipate e suggestive adunate italiane. “Dare una cornice” al loro movimento, dicevano, sarebbe stato come “mettere confini al mare”. E invece, fuor di metafora, eccole pronte a diventare quel che mai, dicevano, sarebbero diventate. Dopo le due assise regionali e le elezioni in Emilia Romagna, in programma il prossimo 26 gennaio, è anche prevista una “riunione” nazionale in cui verosimilmente si daranno una struttura, con un leader nazionale e uno statuto. Insomma, un partito.

“A livello regionale siamo un po’ divisi – ha ammesso la Penotti – nel senso che ogni regione pensa giustamente un po’ per sé”. Intanto però nuotano decise verso i palazzi del potere. Come dichiarato dalla stessa organizzatrice, il week end fra il 18 ed il 19 gennaio, alla vigilia della tornata elettorale emiliana, si svolgerà il “congresso” emiliano-romagnolo intitolato “Sardina ospita sardina”. Ma qui, con un po’ di ipocrisia, Penotti corregge il termine “congresso”, che potrebbe rievocare i logori riti da prima repubblica, e dichiara di preferire la parola “riunione”, che è più “tranquilla”. Dopo la due giorni in Emilia Romagna, verrà il turno del Piemonte, per il quale la Penotti mette ancora le mani avanti: “Il termine congresso può trarre in inganno, e dai miei ventidue anni forse ho sbagliato a usare questa parola, che può essere fraintesa e strumentalizzata. A noi piace piuttosto definirla come una piazza al chiuso”.

Una piazza che si aprirà anche a personalità esterne e qui la bozza di pantheon non riserva grandi sorprese: il fondatore Paolo Ranzani racconta di avere già invitato, alle “officine delle sardine” subalpine don Luigi Ciotti e il giurista Gustavo Zagrebelski. E chi sennò. “Non abbiamo ancora ricevuto conferme”, tiene a precisare, tanto per evitare un altro misunderstanding come quello con Liliana Segre. La confusione però resta altissima: “Continuiamo a rifiutare ogni cappello politico” dichiara con forza la Penotti, e rifugge ogni accenno alle comunali torinesi del 2021.

La sensazione è che neanche loro abbiano ben chiaro cosa fare. “Su autorizzazione dei leader nazionali”, su Rai3 la coordinatrice ha anche dichiarato la volontà del movimento di organizzare un congresso “ittico” nazionale, che si celebrerà dopo quelli emiliano e piemontese. Anche in questo caso è ancora tutto in fase di definizione, e i punti chiari sono sostanzialmente tre: entro il 26 gennaio uscirà una data, l’appuntamento si svolgerà dopo le elezioni in Emilia Romagna, e il “congresso nazionale” durerà due giorni. A quanto pare, parteciperanno i vari rappresentanti regionali delle sardine. Riguardo alla struttura del movimento, le sardine nuotano ancora in alto mare. “Non pensiamo a uno statuto per il momento, ma più a un’occasione per raccogliere idee” dice la Penotti.

Una fase nuova, quindi, quella che si prospetta per il 2020. I segnali non erano certo mancati: il 28 dicembre scorso, l'amministratore torinese Marco Faccio aveva invitato le sardine torinesi ad abbandonare la pars destruens delle origini per avviare finalmente una pars construens:“Vorremmo che il gruppo si trasformasse in una sorta di laboratorio di idee e di confronto – scriveva nel post sul gruppo Facebook “6000 Sardine Torino” – un luogo che ci arricchisca traghettando il Movimento dalla fase della protesta a quella della proposta”. Proposte che partirebbero proprio dai congressi regionali. “Vogliamo andare avanti, dimostrare che la politica delle idee e del fare in questo Paese è ancora possibile”, continuava Faccio. Dopo questo discorso di fine anno, il 3 gennaio il fondatore Ranzani aveva pubblicato un post in cui sollecitava ulteriormente le sardine torinesi “a trasformare queste pagine in un contenitore di proposte e non di accuse. Riempiamole di spunti, considerazioni, esperienze su tutto ciò che possa arricchire la discussione e tracciare linee future”. Consultava poi gli iscritti rispetto ad alcune domande a cui il movimento dovrebbe cominciare a dare delle risposte: “Chi sono le sardine e cosa vorrebbero? Quale gesto concreto vorreste vedere dalle Sardine? Le volete schierate o neutrali? E come si fa a restare neutrali ma influenzare la politica?”. Insomma, le sardine nuotano in una marea di domande. Riusciranno a trovare le risposte?

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