GRANA PADANA

Il leghista Preioni e i suoi cari: in Regione amici e fidanzata

Nella serqua di conterranei che il capogruppo del Carroccio si è portato a Palazzo Lascaris c'è pure la compagna, piazzata nella segreteria dell'assessore Poggio. Un politico "ruspante" che ha interpretato a suo modo il salviniano "padroni a casa nostra"

BUCOLICO Il capogruppo Preioni, a destra nella foto

L’importante è che ci sia sempre qualcuno “prima”. Il guaio, però, è quando il sovranismo salviniano diventa domestico e gli italici confini si restringono a tal punto da ridursi al vicinato o addirittura a tinello-soggiorno-camera. Libero interprete di siffatta versione del “padroni a casa nostra”, inteso in senso poco o punto estensivo e non del tutto metaforico, è colui che in consiglio regionale ha ricevuto l’improbo compito di interpretare e declinare il verbo secondo Matteo. Non di rado con una sintassi innovativa, diciamo. S’è capito, è lui Preioni perito industriale Alberto, da Domodossola, già impiegato contabile in una ditta di autoricambi e poi addetto amministrativo nella Lega di Verbania-Intra, procacciatore d’affari per una società specializzata in diritto bancario, ma sopra tutto e, “prima” di tutti, capogruppo nel parlamentino di via Alfieri, anzi per dirla in maniera corretta: presidente del gruppo Lega Salvini Piemonte.

Sindaco di due Comuni, Seppiana dal 2005 al 2009 e dal 2016 di Borgomezzavalle, vicepresidente della Provincia fino a sei anni fa, Preioni la scorsa primavera cala a valle e ascende, con 6.135 preferenze, all’ambìto empireo del potere regionale. Sfumata la poltrona di assessore, che pure si racconta gli sarebbe stata ventilata in campagna elettorale, conquista quella non meno importante e accogliente di conducator del maggior gruppo in consiglio. Il ruolo è importante e non si annoverano gestioni di impronta monacale, né ora né in passato. Però, il leghista diciamo che non si è risparmiato. Soprattutto in quello che assume i caratteri di un sovranismo all’interno dei non angusti confini dell’apparato di supporto all’ampia pattuglia salviniana a Palazzo Lascaris.

Altri confini, quelli della provincia di nascita e crescita politica di Preioni, restringono la provenienza di più d’uno e più di due collaboratori di rango. Arriva da Domodossola l’addetta stampa Maria Elena Gandolfi, già segretaria della circoscrizione ossolana del Carroccio e candidata alle politiche del 2018. I maligni, che albergano anche tra i compagni di partito del capogruppo, ricordano con un sorriso come abbia il vezzo di definire “capo di gabinetto”, colui che in realtà, molto più prosaicamente, assolve i compiti di capo dello staff, ovvero Paolo Marchesa Grandi, manco a dirlo pure lui proveniente dal Vco. precisamente dal Cusio. Lì è commissario della Lega, formazione a cui è approdato dopo una lontana militanza in Alleanza Nazionale, e dove ha amministrato i poco meno di 250 abitanti di Loreglia di cui è stato sindaco fino al maggio dello scorso anno. E arriva da Domodossola (e pure da Fratelli d'Italia) la segretaria personale, Graziella Gaspari, in passato con qualche incarico di sottogoverno.

L'esuberanza di Preioni nel comporre la squadra di sherpa ha fatto storcere il naso a molti dei suoi. Tant’è che quando il “padroni a casa nostra” è uscito fuori dalla metafora e si doveva decidere la collocazione di Stefania Palamara, compagna del capogruppo, di fronte alla “non opportunità” adombrata da alcuni, lei è stata dirottata nello staff dell’assessora leghista a Cultura e Commercio Vittoria Poggio. Un vero e proprio refugium parentorum (ci si perdoni il “latinorum”), giacché alla corte dell’esponente alessandrina ha già trovato riparo Alessandra D’Ambrosio, figlia di Gabriella Daghero, storica collaboratrice di Riccardo Molinari e in passato al fianco di Gipo Farassino.

Una decisione, quella di spedire la fidanzata dalla Poggio, forse dettata anche da un precedente: quando Preioni era vicepresidente della Provincia, Palamara venne assunta da quell’ente. All’epoca il leghista accusò corvi di aver diffuso lettere anonime in cui si raccontava di quell’assunzione instillando il sospetto di una raccomandazione a favore della fidanzata, sempre smentita: “Ha vinto il concorso – disse all’epoca Preioni – non l’ho favorita”.

Come Palamara che si candidò alle elezioni comunali di Domodossola del 2016, tentò con scarsa fortuna e solo trenta preferenze l’avventura politica alle comunali di Verbania pure Francesco Gaiardelli. Un nome che dice poco a molti, perché i più lo ricordano come “Medioman”, uno dei protagonisti della seconda edizione del Grande Fratello. Entrò nella “casa” seguita da milioni di telespettatori un anno dopo Rocco Casalino, e subito la Gialappa’s gli appioppò quel nome d’arte che indicava un sempliciotto pronto a trasformarsi in eroe. Lui si trasformò in più mestieri: organizzatore di eventi, vigile del fuoco volontario, speaker radiofonico, barman, certo non è mai stato con le mani in mano. Ha messo a frutto la sua passione per la montagna unendola alla militanza leghista, finendo nel cda del Gal dei Laghi, infilando pure nel curriculum la presidenza della pro loco di Malesco. Anche a lui il passaporto di Domodossola ha aperto la frontiera del gruppo regionale presieduto dal suo concittadino. “È nella Lega da anni si occuperà della riforma dei confini della Atl e dei nostri progetti nell’ambito turistico” aveva detto Preioni, presentando Medioman come consulente. È stato uno dei primi tra tutti gli uomini (e le donne) del presidente. E già lì, qualcuno pure tra le fila regionali della Lega, aveva incominciato a capire che c’è sempre qualcuno prima di qualcun altro.

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