Quei bonus elettorali del Governo

Una recente proposta dell’attuale governo è il potenziamento del cosiddetto bonus Renzi allargando la platea fino ai redditi di 40.000 euro lordi. Ogni proposta che va nel senso della riduzione delle tasse va sempre bene, ma non bisogna nascondere le incongruenze della proposta che mantiene i difetti della vecchia legge. Per prima cosa bisogna notare come la proposta così allettante arriva a ridosso delle elezioni regionali in Emilia Romagna che rappresenta la roccaforte della sinistra che se dovesse cadere la metterebbe in seria difficoltà. Non nascondiamo che prassi comune di tutti i governi è di calibrare i propri interventi in base alle scadenze elettorali, ma in questo caso vista l’importanza delle votazioni regionali e delle difficoltà dei partiti di governo che stanno prosciugando il proprio elettorato, questo meccanismo è diventato spasmodico.

Detto ciò, rimangono incongruenze e difficoltà nella proposta. La prima più evidente è di creare due categorie di cittadini, da un lato i lavoratori dipendenti che beneficiano del bonus e dall’altro lato tutti gli altri che rimangono a bocca asciutta. È evidente la palese ingiustizia. In più se lo scopo è l’aumento dei consumi, che tra l’altro non ha neanche funzionato in passato, perché escludere un’ampia fetta della popolazione? Il vecchio governo Renzi almeno aveva predisposto alcuni interventi per le partite IVA come il super ammortamento che permetteva di aumentare il costo di acquisto del 30% dei beni strumentali aziendali riducendo il reddito ai fini fiscali. Quest’ultimo, aggiungiamo, intervento più efficace perché fa aumentare la produttività aziendale e interviene sul lato dell’offerta, che come avevamo visto nell’articolo in cui spiegavano la legge di Say (I consumi fanno davvero crescere il Pil?), è intervento più efficace rispetto ad azioni che mirano ad aumentare i consumi. Ripetiamo che è da anni che si tenta di rivitalizzare l’economia italiana intervenendo sul lato dei consumi ma senza risultati. Il bonus Renzi, quota 100 e reddito di cittadinanza vanno tutti nella stessa direzione dell’aumento dei consumi, ma è evidente che l’economia è rimasta asfittica.

Altro problema del potenziamento del bonus Renzi è la sua applicazione cervellotica che crea delle situazioni paradossali. È già successo in passato che un lavoratore avesse beneficiato degli 80€ mensili del bonus per poi doverli restituire in una soluzione a fine anno. E restituire 960euro in un’unica soluzione non è sicuramente piacevole. Nell’attuale proposta si parla di portare il bonus a 100 euro e poi di applicarlo in maniera decrescente, allargando la platea dei beneficiari fino ai redditi di 40mila euro. Tutti i meccanismi a soglia introducono delle storture; immaginate due dipendenti, uno con reddito lordo di 40.000 e l’altro di 40.001. Quel euro di differenza impedisce al secondo lavoratore di prendere il bonus e ciò è vero per ogni tipo di soglia. Se hai un reddito da pensione il bonus non ti spetta anche se hai un reddito basso. Per le partite Iva esiste il regime forfettario creando una diversità fra chi lo applica e chi è al contrario in regime ordinario. In breve, si crea una giungla fiscale in cui è difficile raccapezzarsi e che crea ingiustizie evidenti. Non vi tedio con altri numeri rimandandovi ad altri articoli chi volesse approfondire.

La soluzione più semplice sarebbe quella di rivedere le aliquote Irpef senza creare disparità di trattamento fra varie categorie di lavoratori, per esempio creando una no tax area comune a tutti i tipi di reddito e limando le aliquote più basse per tutti senza distinzione sulla tipologia di reddito. Ciò eviterebbe di creare cittadini di serie A e di serie B, sarebbe facile da calcolare riducendo i rischi di errore, non creerebbe ulteriore lavoro agli uffici amministrativi delle aziende e ai consulenti del lavoro e non si verrebbero a creare le spiacevoli situazioni in cui un lavoratore debba restituire i circa mille euro in un colpo solo. Rimane il dubbio su come sarà finanziata questa riduzione fiscale, se come al solito a debito o riducendo la spesa pubblica.

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