Da Cim 4.0 a Cim 4.5, il passo è breve

Leggendo un articolo recentemente pubblicato su Lo Spiffero (Maretta in Camera di Commercio), apprendo che il presidente della Camera di Commercio di Torino avrebbe voluto assegnare un finanziamento di 4,5 milioni di euro al Competence Center di Mirafiori e che le associazioni di categoria “minori” (Cna, Ascom, Confesercenti, Api) si sono opposte impedendo lo stanziamento. Questa notizia che per la maggior parte dei lettori non addetti ai lavori può passare inosservata, merita invece qualche approfondimento che aiuti a capire meglio la gravità del fatto.

La Camera di Commercio è una pubblica istituzione che si finanzia principalmente con le quote annuali di iscrizione che tutte le aziende sono obbligate a versare in proporzione a numero di dipendenti, fatturato e sedi; la sua missione è quella di tutelare i consumatori e fornire alle aziende una serie di servizi di supporto. Nella sola provincia di Torino sono circa 220.000 le imprese iscritte alla Camera di Commercio.

Il Competence Center Cim 4.0 è un consorzio privato costituito da Politecnico e Università di Torino insieme a 23 aziende di grandi dimensioni come Fca, Iren, Eni, Leonardo, Michelin, Siemens, Skf, Thales Alenia, Tim solo per citarne alcune; la sua missione è quella di supportare le imprese manifatturiere nella digitalizzazione dei processi in ottica di Industria 4.0. La sede del consorzio si trova nell’area riqualificata degli ex-stabilimenti Fiat di Mirafiori, il presidente del consorzio è un professore del Politecnico di Torino, il direttore generale è un manager di provenienza Fca. Devo aggiungere altro? Credo di no, già solo così il quadro di riferimento dovrebbe essere abbastanza chiaro. E allora, perché la Camera di Commercio dovrebbe generosamente elargire 4,5 milioni di euro al Competence Center?

Bene hanno fatto le Associazioni di Categoria “minori” a opporsi; sono considerate “minori” perché rappresentano gli interessi delle aziende medio-piccole che non sono associate a Confindustria, l’associazione “maggiore” per eccellenza. Ma se il Competence Center raggruppa solo 23 aziende “maggiori” perché dovrebbe ricevere i soldi versati da migliaia di aziende “minori” sulle quali non ci sarebbe nessuna ricaduta positiva? Non sarebbe meglio se la Camera di Commercio finanziasse direttamente le aziende che vogliono sviluppare progetti di innovazione lasciandole libere di scegliere da chi farsi supportare? In questo modo si favorirebbe anche la libera concorrenza tra le società di consulenza, evitando che il mercato venga monopolizzato da pochi operatori peraltro in pieno conflitto di interessi: il Politecnico infatti ha lo scopo istituzionale di formare gli studenti, non quello di fare business vendendo sul mercato conoscenze acquisite grazie agli investimenti statali che hanno consentito di sviluppare importanti centri di ricerca a scopo didattico. Anzi, questo know-how dovrebbe essere considerato pubblico e quindi andrebbe condiviso gratuitamente con chi ne potrebbe trarre giovamento e vantaggio di mercato. E invece non è così: ma si sa, questa è l’Italia.

print_icon