Feudalesimo prossimo venturo

Un recente articolo dell'Economist ha indicato nell'abitudine all'acquisto della casa per abitarci un generale rallentamento dell'economia, perché ciò avrebbe fatto aumentare i prezzi della casa e ridotto la mobilità dei lavoratori. Indubbiamente la casa di proprietà riduce la mobilità dei lavoratori e questo può essere un fatto negativo per le aziende, ma può rappresentare un vantaggio per il singolo lavoratore che ha costi abitativi inferiori non dovendo pagare mutuo o affitto. Sull'aumento del prezzo delle case causato dall'abitudine all'acquisto nutriamo qualche dubbio. Il prezzo di un bene sale quando c'è molta richiesta ed è così anche per le case. Quando in Italia in pieno boom economico masse di individui si spostavano dal Sud al Nord e dalla campagna alla città, i prezzi delle case delle città del Nord sono cresciuti in maniera esplosiva. Ma è sufficiente vedere l'attuale mercato per rendersi conto della validità di una legge universale. Nelle città in cui la popolazione cresce i prezzi tendono a salire, al contrario dove la popolazione decresce i prezzi scendono o sono stazionari. E il mercato italiano conta la più alta percentuale, superiore all'80%, di proprietari di casa nel mondo occidentale. Non staremo tanto a commentare l'articolo dell'Economist per il semplice motivo che le scelte economiche rimangono scelte individuali e come tali andrebbero valutate caso per caso senza stabilire delle linee di condotta sempre valide. L'interesse per l'articolo nasce dal notare una certa tendenza nei mass media negli ultimi anni a consigliare l'affitto rispetto l'acquisto della casa cercando di dimostrarne i vantaggi. Ripetendoci, le situazioni vanno valutate singolarmente e non si può dire a priori qual è la soluzione migliore. Si possono dare delle linee generali, ma devono essere calate nelle realtà individuale. Banalmente se un lavoratore è soggetto a continui spostamenti l'affitto rimane la soluzione migliore, ma se sei Cristiano Ronaldo potresti pure comprarti casa tanto i soldi non ti mancano e quando cambi città, le case che ti avanzano le affitti. Questa moda dell'affitto, come tutte le mode lascia il tempo che trova, e l'individuo dovrebbe valutare con la sua testa le proprie scelte.

Questa tendenza a spingere verso l'affitto si somma ad altre tendenze che tendono a ridurre la proprietà privata individuale. Il più grande progresso del capitalismo è di aver permesso ad una moltitudine di individui di accedere alla proprietà, rivoluzionando le società antiche in cui la proprietà era accessibile solo alle classi dominanti, mentre gli altri erano solo "ospiti paganti". Nelle società feudali erano i signori i proprietari della terra e i contadini vivevano sulla terra del signore in cambio di un affitto o di una serie di lavori gratuiti chiamati corvée e potevano prendere un pezzo di terra da coltivare solo a fronte di un affitto. Nei fatti non erano proprietari neanche della loro vita perché soggetta al volere del feudatario.

Cosa sta succedendo oggi con la finanziarizzazione spinta e con la cosiddetta share economy? Premettiamo che come tutte le cose ci sono i pro e contro e la finanza non è affatto un nemico, ma bisogna farne un buon uso. Con l'uso eccessivo di prestiti e rateizzazione molti individui e famiglie non sono più proprietari di niente, perché ogni bene potrebbe essere pignorato in mancanza del pagamento di una rata. In un vecchio film degli anni sessanta un impiegato di un certo livello ha paura di essere licenziato e torna a casa e ne parla con la moglie cercando di fare un po' di conti. Alla fine si accorge di non possedere niente, perché la casa è ipotecata per garantire il mutuo, l'auto a rate e perfino il frigo era stato acquistato a rate. Il film finiva bene, ma mette bene in evidenza i rischi di una eccessiva finanziarizzazione della società. Ovviamente la casa, dato il costo non si può comprare in contanti, però fare troppo affidamento sull'acquisto a rate porta dei rischi eccessivi. L'altra tendenza è la cosiddetta share economy o economia condivisa: invece di comprare un bene ed averlo in un uso esclusivo, si paga una quota per un uso limitato e saltuario. Anche qui è ovvio la comodità del noleggio di un'auto in una grande città, ma portata alle conseguenze estreme si ritorna al caso di prima, in cui non si è proprietari di nulla e tutta la proprietà sarà concentrata nelle mani di grandi compagnie globali che ne concedono l’uso dietro un corrispettivo, una sorta di nuovi signori feudali, con ovvi giganteschi monopoli. Nell'articolo dell'Economist si parlava di casa condivisa che chi ha fatto l'esperienza di studente universitario fuorisede non può che ricordare con orrore e avere nei suoi sogni una situazione abitativa autonoma anche se microscopica.

Le imprese immobiliari avrebbero interesse a possedere interi quartieri da affittare senza avere la concorrenza dei piccoli proprietari o vedere fuggire gli affittuari che decidono di comprare casa.

Queste tendenze nascono in maniera causale senza un preordinato progetto, ma se dovessero sommarsi a e potenziarsi c'è il pericolo concreto di tornare indietro nel tempo in una società di pochi grandi proprietari e una grande massa proprietaria solo della propria vita. La proprietà non è solo un fattore economico e sociale, ma soprattutto un argine alla prepotenza dello stato e un importante fattore di libertà. Se foste dei contadini medievali senza un tetto, senza cibo e proprietari solo delle vostre braccia non potreste fare altro che accettare le condizioni del signore, per quanto inique possano essere. La proprietà è connaturata alla stessa natura umana, perché frutto del lavoro umano, carico di significati simbolici, tramite di cultura e bellezza e legame fra le generazioni.

Ovviamente non c'è nessun piano che mira a rendere servi della gleba le masse, ma la presenza di tendenze economiche che coadiuvate dai mass media possono sommarsi e portare a conseguenze non desiderabili.

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