PALAZZO LASCARIS

Cure domiciliari, la Regione non c'è

Trentamila piemontesi chiedono l'assegno per anziani e non autosufficieni. Commissione congiunta con il Comune di Torino, ma gli assessori Icardi e Caucino non si presentano. Cancellati in assestamento i 18 milioni stanziati da Chiamparino. Valle (Pd): "Questa spesa deve rientrare nella sanità"

In tutto il Piemonte sono circa 30mila i cittadini non autosufficienti che hanno chiesto l’assegno di cura per essere assistiti a casa oppure il ricovero in una struttura. Di come dare risposte a queste persone si sono occupate oggi le commissioni Sanità della Regione e del Comune di Torino in seduta congiunta. O meglio si sarebbero dovute occupare giacché a Palazzo Lascaris l’assessore alla Sanità Luigi Icardi non si è presentato e anche la sua collega al Welfare Chiara Caucino ha marcato visita, mentre da Palazzo Civico è arrivato il vicesindaco Sonia Schellino. Tanto è bastato per far saltare sulla sedia le opposizioni che hanno contestato lo scarso interesse dimostrato dalla giunta regionale per un problema particolarmente sentito in una regione che invecchia e che da anni si trova alle prese con l’annosa questione dell’assistenza agli anziani e ai non autosufficienti.

Secondo quanto comunicato dall’Asl di Torino la lista d’attesa per progetti domiciliari nel solo capoluogo, al 31 agosto 2018 (sono gli ultimi dati ufficiali a disposizione), è di 6.628 persone. Si tratta di persone cui è stato rifiutato l’assegno da parte dell’azienda sanitaria che, a fronte di un budget limitato, è costretta ad accogliere solo i casi più gravi da un punto di vista clinico ed economico.

Con la scure del piano di rientro imposto alla Sanità piemontese, solo Torino era riuscita a mantenere l’assegno di cura, mentre nel resto della regione questo servizio si è progressivamente ridotto fino quasi a esaurirsi. Ora la Regione deve stabilire se attivare le risorse necessarie per finanziare le cure domiciliari o in struttura. La passata legislatura aveva stanziato 18 milioni per il 2020, che poi il centrodestra ha eliminato nell’assestamento di bilancio.

Dei 30mila piemontesi che hanno chiesto un sostegno per l’assistenza ad anziani o non autosufficienti. Di questi circa 12mila hanno fatto domanda per un ricovero in Rsa e altri 18mila circa hanno chiesto un sostegno per le cure domiciliari. Nel quadro attuale la Regione finanzia in entrambi i casi il 50 per cento della spesa, mentre la restante parte è a capo dei Comuni o relativi consorzi in percentuale secondo il reddito.

Il 20 gennaio dello scorso anno un gruppo di associazioni hanno promosso un convegno a Palazzo Lascaris sul tema, ma anche in quell’occasione nessuno della giunta regionale si è presentato è tra i consiglieri di maggioranza ha fatto capolino solo l’azzurro Gianluca Gavazza. Dall’autunno scorso, inoltre, giace un ordine del giorno di Daniele Valle (Pd) per chiedere alla Regione la “costituzione dei tavoli di attuazione dei nuovi Lea” e l’inserimento della non autosufficienza nel budget della Sanità, trovando all’interno di quel grande calderone le risorse necessarie per rispondere a una domanda in costante crescita.  

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