CITTA' FUTURA

Mirafiori 4.0 ancora al palo

A quasi un anno dall'annuncio ufficiale tutto pare in stallo. Il Politecnico ha opzionato un'area per collocare il Competence Center ma la procedura è ferma al Mef. E pure sull'entità dei finanziamenti aleggia la massima incertezza

Era il 29 marzo dello scorso anno, quasi un anno fa, quando è stato presentato nelle aree ex industriali di Tne, a Mirafiori, l’Accordo di programma per la realizzazione di centri per l’innovazione e il trasferimento tecnologico funzionale allo sviluppo del piano Industria 4.0. Undici mesi sono passati ma da quel momento di passi avanti ne sono stati fatti pochi e il rilancio di quell’area da 300mila metri quadrati che rappresenta un’icona del boom industriale di Torino potrebbe trasformarsi in chimera.  

I soggetti istituzionali che hanno sottoscritto l'accordo di programma sono la Regione Piemonte, il Comune di Torino, i due atenei e la Camera di Commercio subalpina. La procedura è lenta a partire da quella che riguarda il Politecnico che ha opzionato 20mila metri quadrati per un valore tra 6 e 7 milioni di euro cui fa fronte con proprie forze. In quell’area collocata nella “zona A”, quella più pregiata, dovrebbe sorgere il Competence Center, denominato Cim 4.0, ma i passaggi burocratici stanno rallentando l’iter. Il Politecnico, infatti, ha l’obbligo di seguire una procedura standard per gli acquisiti immobiliari che deve essere convalidata dall’Agenzia del Demanio presso il Ministero dell’Economia, il quale ne deve stabilire tra le altre cose la congruità finanziaria. Da via XX Settembre, però, il via libera tarda ad arrivare. Una pratica parallela (e sinergica) è quella che riguarda l’insediamento del Manufacturing Center promosso dall’Unione industriale, attorno al quale ruota la vicenda del corposo contributo, per ora congelato, di 4,5 milioni della Camera di Commercio. Ma soprattutto, per entrambe le realtà, c’è ancora l’enigma di quante realmente sono le risorse che saranno disponibili. Al momento per questi progetti sono stati stanziati 30 milioni dall’accordo di programma (al 90 per cento fondi regionali che servono prevalentemente per la bonifica del suolo), 10 milioni erano stati promessi dal Mise nell’ambito del Piano Calenda, e poi ci sono (o meglio, ci dovrebbero essere) le risorse  promesse dal premier Giuseppe Conte per l’area di crisi. Cifre ballerine, di cui nessuno ha ancora contezza: si tratta di 50 milioni? Forse di 100? E soprattutto, il fatto che quelle stesse cifre siano state fornite per indicare il finanziamento del Piano Auto è un caso o forse vuol dire che a Roma qualcuno gioca alle tre campanelle?

Il senso di indeterminatezza, dalle vicende burocratiche ai finanziamenti del governo, non fanno che rallentare tutto il progetto con il rischio che salti il rilancio di Mirafiori e soprattutto di una parte consistente di quelle aree dismesse dalla vecchia Fiat e ora in pancia a Tne. L’amministratore unico Bernardino Chiaia ha ereditato una situazione sull’orlo del fallimento, avviando un’accorta gestione dei conti e un corposo piano di vendita. Ci sono trattative in corso per una serie di aree ma quello che è, almeno sulla carta, il fiore all’occhiello sia per la riconversione di Mirafiori, e contestualmente, dovrebbe rappresentare un volano per rilancio produttivo e della ricerca del settore manifatturiero, è per il momento in stallo. Rimangono in ballo oltre ai già opzionati 20mila metri quadri altri 50mila metri quadrati per dare corpo compiuto al Competence Center. Secondo alcune voci, quelle più rassicuranti, il Governo avrebbe in qualche modo assicurato che almeno una parte di questi stanziamenti saranno inseriti nel prossimo Decreto Crescita, ma di certezze non ce ne sono.

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