DIRITTI & ROVESCI

In prima linea contro il virus, ma in 80 rischiano il posto

Una sentenza della Corte Costituzionale cancella la stabilizzazione dei dottori precari del 118 Piemonte, tutti impegnati a fronteggiare l'emergenza. La denuncia del sindacato dei camici bianchi Smi: "La Regione intervenga sul Governo"

Un drammatico paradosso: mentre il personale sanitario è allo stremo e si provvede a rinforzi in regime d’urgenza, la Corte Costituzionale con una sentenza, in seguito al ricorso del presidente del Consiglio dei ministri contro una legge della Regione Piemonte, rischia di annullare le assunzioni di circa ottanta medici in prima linea nel servizio del 118 in Piemonte. L’allarme arriva dallo Smi, il Sindacato medici italiani, che avverte come in virtù della decisione della Consulta “decine di medici che oggi, in piena emergenza coronavirus, si trovano nella battaglia contro questa crisi che affligge tutta la sanità piemontese, paradossalmente, sono tecnicamente senza lavoro”.

Non solo: “La sentenza rischia di azzerare i loro contratti a tempo indeterminato, impedendo pure una riassunzione automatica in quanto tali professionisti, in questo momento, non sono più presenti nelle graduatorie di assunzione dei precari da cui solitamente la regione assume in regime di carenza”.

Il sindacato di fronte a una situazione che ha dell’incredibile chiede “una presa di posizione forte da parte della Regione Piemonte, che alcuni giorni fa, attraverso l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, parlava della necessità immediata di assumere altri 100 medici per fronteggiare l’emergenza Coronavirus, attingendo al terzo anno delle scuole di specializzazione e al bacino dei neolaureati senza esperienza. Soluzione che appare necessaria per fronteggiare l’emergenza ma, nel caso “mascherasse” il problema di questa sentenza, sarebbe sconveniente oltre che offensiva nei confronti dei professionisti che in questo momento stanno già affrontando l’emergenza Coronavirus in prima linea”. Insomma il risultato del ricorso per questione di legittimità costituzionale promosso dal governo nel febbraio 2019, quindi in essere il Governo Lega-Cinquestelle, potrebbe creare nuovi e pesantissimi problemi al Piemonte in questa situazione di estrema emergenza.

“Dopo innumerevoli battaglie, si era arrivati alla regionale di fine 2018 con la quale si riconosceva ai medici precari il loro il merito di aver creduto e di essere cresciuti insieme al sistema che tutt’ora rappresentano tenendone altissimo il nome. Sono innumerevoli e continui gli attestati di stima per un servizio che il Piemonte può vantare come eccellenza nazionale anche grazie a questa generazione di professionisti appassionati oltre che preparati” osserva Maurizio Borgese, responsabile nazionale 118 dello Smi, che nella nota rileva anche che “come ogni legge regionale, anche quella riguardante questa stabilizzazione, nel gennaio 2019 è passata al vaglio della Presidenza del Consiglio dei ministri, che ravvisati elementi di incostituzionalità, nonostante la strenua e argomentata difesa dell’avvocatura della Regione Piemonte la quale ha sempre creduto nella bontà dell’atto ha proceduto ad annullare il procedimento”.

Cosa succederà ora? “Innanzitutto è necessario capire in che posizione si trovino oggi questi medici. Sono legalmente decaduti? Fanno ancora parte del sistema che sorreggono per almeno il 35% della sua forza lavoro?". L’aspettativa per il sindacato, ma non solo per esso è che "gli elementi di incostituzionalità decretati dalla Corte vengano superati attraverso nuovi strumenti politici ed amministrativi consoni all’equo riconoscimento professionale di coloro i quali, oggi più che mai, sono il pilastro fondante e la prima linea sul territorio della difesa del cittadino dalle criticità sanitarie improvvise sia di tutti i giorni, sia straordinarie come quella in corso in questo sciagurato periodo”. Di certo serve una decisione immediata e chiara per non rischiare di perdere, in maniera assurda, una componente indispensabile della sanità, tanto più nell’attuale situazione. Per questo l'appello forte alla Regione che a sua volta dovrà intervenire sul Governo.

print_icon