Perdite fino a 60 miliardi
14:27 Martedì 17 Marzo 2020Nel 2020 il fatturato delle imprese in Piemonte calerà a picco. Tra i settori più esposti alla crisi da Covid-19 c'è l'automotive, che potrebbe perdere oltre il 45%. Altra pessima notizia in particolare per Torino e la sua area metropolitana. Il rapporto del Cerved
Il Piemonte è una delle regioni che subirà più pesantemente, dal punto di vista economico, l’impatto della diffusione del Covid-19. Queste le stime del Cerved Industry Forecast, che disegna due scenari a seconda che l’emergenza termini a maggio oppure si protragga fino a fine anno. Nell’ipotesi migliore, il Piemonte perderebbe 25,4 miliardi di fatturato nel biennio 2020-21 (circa 21 miliardi solo nel primo anno) rispetto alle tendenze di crescita precedenti all’epidemia, mentre nella peggiore i miliardi salirebbero a oltre 60 (45 nell’anno in corso e più di 15 nel prossimo). A pesare, in particolare, sul sistema produttivo piemontese è il ruolo del settore automotive, che nel caso più negativo avrebbe un calo di fatturato del 46%. Un rapporto che fa il paio con lo studio del Centro Einaudi che nei giorni scorsi stimava una riduzione del pil piemontese tra il 2,2 e il 4,2 per cento per il solo anno in corso, con una ripresa che sarà lenta e faticosa. Nel 2021 è atteso un rimbalzo ma sarà necessario attendere il 2022 per raggiungere i livelli pre-crisi. Appare chiaro, dunque, come le misure finora messe in campo dal Governo (una prima manovra nazionale da 25 miliardi) necessitano di ben altre misure.
Drammatiche le proiezioni anche a livello nazionale. Secondo il Cerved, tra i principali operatori italiani nell’analisi e nella gestione del rischio di credito, le imprese italiane potrebbero perdere tra i 270 e i 650 miliardi di fatturato tra il 2020 e il 2021. La contrazione sarebbe particolarmente violenta nell’anno in corso, con conseguenze senza precedenti per alcuni settori, come le strutture ricettive e la filiera dell’automotive. Nel 2021 si prevede invece un “rimbalzo” che riporterebbe i ricavi vicini e, in alcuni casi, al di sopra dei livelli del 2019, ma le perdite sarebbero comunque rilevanti considerato che quest'anno ci si attendeva una crescita dell'1,7% e il prossimo del 2%.
Lo scenario base - In uno scenario di rapido rientro dell’emergenza, le imprese italiane perderebbero il 7,4% dei propri ricavi nel 2020, per poi riprendersi nell’anno successivo, in cui è previsto un aumento del 9,6%. Questo riporterebbe i fatturati di nuovo oltre i livelli del 2019. Rispetto a uno scenario senza epidemia, la perdita sarebbe comunque molto rilevante, pari a 220 miliardi nel 2020 e a 55 miliardi nel 2021. Quasi la metà della perdita del 2020 sarebbe concentrata tra le imprese che hanno sede in Lombardia (-62 miliardi) e nel Lazio (-47 miliardi), ma in termini percentuali la caduta sarebbe più pesante per la Basilicata (-11,1%) e per il Piemonte (-9,6%), penalizzate dalla specializzazione nella filiera dell’automotive. Dal punto di vista settoriale, le perdite maggiori ricadrebbero su alberghi, agenzie di viaggio, strutture ricettive extra-alberghiere, trasporti aerei, organizzazione di eventi, produzione di rimorchi e allestimento di veicoli, concessionari auto, che vedrebbero una riduzione di oltre un quarto dei propri ricavi. Viceversa, alcuni settori potrebbero beneficiare dell’emergenza, come il commercio online (+26,3%), la distribuzione alimentare moderna (+12,9%) e gli apparecchi medicali (11%).
Lo scenario pessimistico - Nel caso di durata prolungata dell’emergenza, la caduta dei ricavi delle imprese nell’anno in corso sarebbe molto consistente: -17,8%, pari a una perdita di 470 miliardi rispetto a uno scenario senza epidemia, in base al quale i ricavi sarebbero aumentati dell’1,7%. Nel 2021 si prevede un “rimbalzo” che farà aumentare i ricavi del 17,5%: non abbastanza per recuperare i livelli del 2019 e in perdita di altri 172 miliardi rispetto alla stima tendenziale. I settori più colpiti sarebbero sostanzialmente gli stessi individuati nello scenario base, ma con impatti in alcuni casi drammatici: gli alberghi perderebbero nel 2020 quasi tre quarti dei propri ricavi, le agenzie di viaggi e le strutture extra-alberghiere quasi due terzi, l’automotive e i trasporti circa la metà. In uno scenario così estremo, per alcuni settori anticiclici – come l’e-commerce, la distribuzione alimentare moderna, la farmaceutica e gli apparecchi medicali – le previsioni sono addirittura più positive che nello scenario base: nel caso del commercio elettronico, i ricavi crescerebbero del 55%.