Un balzo in avanti

Dividiamo l’Italia in due. No, non tra Nord e Sud ma dividiamola tra chi oggi deve occuparsi dell’emergenza Covid-19 e chi deve cominciare a riflettere sull’Italia di domani e anche dell’Europa. Questo a cominciare dal nostro territorio, associandomi all’invito dell’ex sindaco di Torino che domenica scorsa ha invitato a creare una grande squadra per il futuro di Torino, proprio mentre veniva a mancare il “progettista” della Torino attuale, l’architetto Gregotti. Bene ha anche fatto la “commissaria” nonché deputata Claudio Porchietto a dire che il Piano Competitività regionale andava aggiornato alla luce dell’emergenza Covid-19. Non solo va aggiornato, ma soprattutto occorre uscire dalla logica dell’elenco delle risorse disponibili per progettare una nuova Regione con indirizzi produttivi, turistici, agricoli, industriali e quant’altro. Invece ho già sentito la solita litania di rilanciare l’esistente o il non, finora, realizzato. Occorre un balzo in avanti, come diceva il Grande Timoniere. Vale per i territori ma vale per l’Italia: bisogna fare sedere intorno a un tavolo virtuale economisti, imprenditori, sindacalisti, associazionismo, ricercatori, mondo accademico e, solo, qualche politico affinché costruiscano le linee di indirizzo della Nuova Italia, da portare in Europa, da portare nelle Regioni.

Cosa fare? Occorre sfruttare l’emergenza sanitaria planetaria per mettere insieme anche energie contraddittorie. Penso all’integrazione dei sistemi contrapposti come il militare  e il civile e la nostra Regione, quando tutti parlano di aerospazio come uno dei settori trainanti della Regione e di Torino in particolare, hanno ben presente che parliamo al 95% circa di militare? Motori per caccia, velivoli difesa, droni, sistemi avionici di difesa, trasporto militare, satelliti. Allora se durante le emergenze nazionali sempre quando la situazione è critica interviene l’Esercito, dobbiamo dirci che la ricerca in campo militare e spaziale deve integrarsi di più nel campo civile.

A Torino abbiamo le tre Direzioni Tecniche (con ricerca e sviluppo) più avanzate in campo militare: Leonardo, AvioAero e ThalesAleniaSpace ma ci aggiungerei l’avionica, il Politecnico, la UTC ex Microtecnica, la facoltà di Novara sui materiali e una miriade di eccellenze fatto di aziende di PMI che lavorano nel settore.

ItaliaDecide, un gruppo interparlamentare presieduto da Luciano Violante, torinese, nel suo rapporto sul tema duale tra civile e militare, del 2018, sostiene che: “serve una cabina di regia su tecnologie duali per l’innovazione e la competitività. Strumenti di uso quotidiano e considerati quasi essenziali per la vita e per il lavoro, come internet, droni, telefoni cellulari e GPS, nascono in origine per utilizzo militare ed appartengono alla categoria delle tecnologie duali. (A cui aggiungerei intelligenza Artificiale, robotica, nanotecnologie, bigdata, insomma l’elenco è infinito! Pensiamo all’uso degli esoscheletri in campo produttivo per ridurre la fatica nel lavoro in fabbrica). Ovvero utilizzabili sia in ambito civile che militare e che contribuiscono a sviluppare e produrre innovazione. Tecnologie che posso essere il volano per far crescere un mercato di capitali privati e per far decollare l’innovazione. Da qui, la proposta di trasformare il Comitato interministeriale sulla politica spaziale, in una futura Cabina di regia sulle tecnologie duali, che favorisca l’incontro tra domanda pubblica e offerta, con compiti di indirizzo e in grado di generare circoli virtuosi in materia di ricerca e sviluppo. Il rapporto propone inoltre un grande progetto nazionale basato sulle tecnologie duali, sull’esempio del progetto Casa avviato nel 2016 per la promozione della sicurezza a fronte di rischi naturali.

Siccome noi siamo una Regione destinata ad accedere ai Fondi Europei per attività di Ricerca, Sviluppo, Progettazione e nuove produzioni, quei fondi che il Presidente Cirio in campagna elettorale promise di farci avere velocemente, non come in passato, conoscendo bene Bruxelles. Ma, su 561 progetti finanziati dall’Ue nessuna Istituzione italiana compare tra le prime 10 che beneficiano dei finanziamenti del programma europeo Horizon 2020; se ci limitiamo all’Italia, in testa c’è il Cnr seguito dal Politecnico di Milano, dall’Università di Bologna e dall’IIT. Tuttavia l’Italia con 561 progetti finanziati dall’European Research Council è all’ottavo posto, mentre in testa c’è il Regno Unito con 2073 progetti: un primato destinato a scomparire con la Brexit. Il problema non è solo ottenerli ma avere dei progetti da finanziare e quindi spenderli per farli fruttare in termini di crescita, sviluppo, occupazione. All’integrazione del sistema duale facendolo diventare un unicum occorre una profonda integrazione con la ricerca nel campo sanitario, le missioni della stazione spaziale servono anche a questo, ricordo che a Torino abbiamo anche Altec.

Bisogna unire ciò che oggi è divisione ideologica per farlo diventare punto di forza della nostra società. Anni fa, fui chiamato da un’associazione pacifista per esprimere un parere su una  proposta di legge regionale (forse di Rifondazione, c’era ancora) sulla riconversione dell’industria militare. Dissi che ritenevo la riconversione dell’industria bellica un approccio ideologico e teorico ma non fattibile; invece si sarebbe potuto chiedere che una percentuale del suo fatturato o utile fosse, automaticamente, destinata nel campo della ricerca medica o nell’acquisto di macchinari ospedalieri. Mi risposero che la loro mission era tenere in piedi un’idea e non se ne fece niente del mio parere! Penso che la ricerca militare e quella sanitaria se si superano vincoli e preconcetti abbia molto in comune. D’altra parte i “gomplottisti” non hanno detto che non era un virus derivante dagli animali ma “fatto fuggire” dai laboratori cinesi, o usato da Trump contro la Cina!?

Insieme al superare le barriere ideologiche unificando invece il pensiero e i laboratori scientifici dobbiamo proteggere le nostre filiere sanitarie. Se pensiamo che, probabilmente, quasi nessuno ai vertici statuali, sapeva che c’è in Emilia Romagna un’azienda leader mondiale nei letti e apparecchiature sanitarie per terapia intensiva è un problema di protezione civile non di poco conto. Se Miroglio si mette a produrre mascherine sanitarie non possiamo lasciarla come idea una tantum ma proteggere quell’attività, è anche questa una diversificazione produttiva, chiedendogli di mantenere operativo, sempre, quel settore di attività.

Questa emergenza, pensando al futuro, deve farci costruire, oltre al resto, in prospettiva una filiera in cui siano inserite come un “patrimonio Unesco scientifico-industriale dell’Italia”, dalla ricerca alla produzione tutte le aziende e tutti i laboratori scientifici che possono sviluppare attività atte a prevenire e gestire eventuali calamità di ogni tipo. Per dare una prospettiva di ripartenza, quando tutto sarà finito, occorre un’idea di futuro creando quello che non c’è ancora anziché ripresentare solo il vecchio. È anche un’opportunità per il sindacato e i lavoratori e le lavoratrici.

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