EMERGENZA SANITARIA

Carceri, una bomba a orologeria

In istituti super affollati è facilmente pronosticabile l'imminente disastro. Appello del garante piemontese Mellano ai giudici di sorveglianza: "Affrontino di petto la situazione". Frediani (M5s): "Forte il rischio di contagio incontrollabile"

Che le carceri fossero uno dei luoghi in cui prevedere effetti tra i più difficili da gestire nell’emergenza coronavirus sarebbe dovuto essere chiaro fin dall’inizio. Invece l’ultima soluzione trovata dal Governo, dopo le più che prevedibili rivolte, mostra tutti i suoi limiti con conseguenze potenzialmente drammatiche per la popolazione carceraria, ma anche per tutto il personale che opera negli istituti di detenzione.

L’isolamento di detenuti contagiati o sospetti di aver contratto il virus “è letteralmente impossibile”, spiega il garante regionale Bruno Mellano. In Piemonte i reclusi nelle 13 carceri sono 4600 su una capienza di 3700, con 3mila agenti e 500 operatori.  E già questo fa dire al garante come in questa situazione ad altissimo rischio “non esista lo spazio fisico per operare da parte del personale. Altro che isolare”. Eppure è quest’ultima indicazione quella che sarebbe arrivata da un magistrato di sorveglianza di fronte alla segnalazione del carcere di Torino per almeno un caso di un detenuto in precario stato di salute e con un quadro pluripatologico.

Al contrario di quanto avviene con l’amnistia e l’indulto, il decreto non ha fatto un elenco chiaro di chi può essere messo agli arresti domiciliari, “ma – spiega Mellano – ha messo una serie di vincoli e paletti da interpretare, lasciando alla magistratura di sorveglianza il vaglio di ogni singolo caso”. Ci vuol poco a immaginare una macchina della giustizia già di per sé lenta, quanto impiegherà a ingolfarsi di fronte a una norma del genere. Addirittura si pone come condizione l’uso dei braccialetti elettronici che tutti sanno sono introvabili da anni. “Per questa ragione, ad oggi, è impossibile ipotizzare numeri, dire quanti potrebbero essere i detenuti che hanno da scontare ancora sei mesi per i quali si potrebbero aprire le porte. Così come resta un’incognita per quelli in attesa di giudizio, la cui eventuale scarcerazione e l’applicazione di misure alternativa resta sempre in capo a giudice che ha emesso l’ordinanza”. Da qui l’appello del garante regionale e di tutti quelli comunali del Piemonte “alla magistratura giudicante e di sorveglianza affinché possano nell’immediato affrontare di petto la situazione”. Appello che arriva dopo che “abbiamo sollecitato e richiesto un’efficace ed efficiente presa in carico della situazione da parte dell’assessorato alla Sanità e poi dell’Unità di Crisi, ben consapevoli che l’amministrazione penitenziaria e i singoli direttori non potessero e dovessero fare da soli”.

Nell’appello, Mellano e gli altri garanti sottolineano quel “ruolo decisivo che avranno le valutazioni del singolo magistrato in merito alla reale dimensione della problematica attuale e soprattutto di quello che si rischia di dover affrontare nei prossimi giorni”. Da qui l’invito a “guardare con occhi e maniera diversi rispetto a un contesto normale le situazioni singole e il quadro complessivo generato dal virus”. E mentre si segnala un primo caso di positività per agente di polizia penitenziaria in servizio alle Vallette, proprio da uno dei sindacati, l’Osapp, arriva la richiesta di sospendere i procedimenti disciplinari a carico del personale di polizia penitenziaria.

Sul versante politico il M5s con la consigliera regionale Francesca Frediani la richiesta di una maggior tutela per operatori e detenuti. “Se è vietato usare mascherine in carcere , come si tutelano?”, si chiede la pentastellata che fa riferimento alla notizia del divieto nel carcere Lorusso-Cotugno che impedirebbe ”al personale delle strutture detentive indossare le mascherine durante il servizio, anche se acquistate personalmente. La motivazione sarebbe il timore di generare allarmismi tra i detenuti, ma le conseguenze potrebbero essere gravissime. Basti pensare agli spazi ridotti e alla difficoltà nel garantire anche le più basilari condizioni di igiene”. Frediani sottolinea “un forte rischio di contagio, con pesantissime conseguenze anche per il personale. Inoltre – aggiunge la consigliera regionale – una circolare del capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria dispone che gli operatori di Polizia Penitenziaria in quanto operatori pubblici essenziali, debbano continuare a prestare servizio anche nel caso in cui abbiano avuto contatti con persone contagiate o che si sospetti siano state contagiate. Ma così si mette a rischio la salute di tutti”. Grida no allo svuota carceri, invece la Lega.

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