EMERGENZA SANITARIA

Al lavoro nelle retrovie

Mentre medici e infermieri sono in prima linea migliaia di imprese piemontesi assicurano servizi e approvvigionamenti. Trasporti, informatica, manutenzioni, pulizie. Felici (Confartigianato): "L'Italia non è fatta solo da chi può barricarsi in casa"

Se medici, infermieri e personale sanitario sono la prima linea nella guerra contro il Coronavirus, la retrovia è formata da una miriade di piccole e piccolissime imprese artigiane che garantiscono approvvigionamenti e servizi. Gli artigiani sono il 74% di questa parte dell’esercito che agisce nell’ombra ma è altrettanto fondamentale.

L’autotrasporto assicura la logistica delle merci, rifornendo il commercio alimentare e la grande distribuzione; l’autoriparazione provvede agli interventi di emergenza sui mezzi; la sanificazione degli ambienti di lavoro è affidata alle imprese delle pulizie e disinfestazionee poi c’è la filiera alimentare che produce il cibo e le bevande che troviamo sugli scaffali di negozi e supermercati. Ancora: le imprese dell’impiantistica elettrica, elettronica e termoidraulica, essenziali anche per l’assistenza alle strutture ospedaliere e per la predisposizione in corso dei nuovi reparti di terapia intensiva, quelle di lavanderia e pulitura, i taxi e le imprese di noleggio autovetture con conducente, le imprese di riparazione di computer e apparecchiature per le comunicazioni che garantiscono le attività di smart working e funzionalità dei devices. Sono quelli che non possono stare a casa, che come medici e infermieri ogni giorno garantiscono il loro supporto nella guerra al nemico invisibile.

Complessivamente sono 31.807 le imprese artigiane piemontesi coinvolte direttamente contro il Coronavirus sono: 2.985 industrie alimentari; 11.879 d’installazione impianti elettrici, idraulici e lavori di costruzioni; 6.203 di manutenzione e riparazione autoveicoli; 2.238 di trasporto taxi e riparazioni autoveicoli; 3.401 di trasporto merci su strada; 199 di attività di supporto trasporti; 3.228 di pulizie e disinfestazione; 531 di riparazione computer; 1.035 di lavanderie e 108 di servizi funebri. Non tutte sono attive, alcune hanno ridotto il proprio carico di lavoro ma la maggioranza di esse continua a offrire i propri servizi per evitare la paralisi.

“Gli artigiani stanno dando un prezioso contributo in questa ora buia – commenta Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte –. Le misure restrittive adottate in queste settimane sono giustificate dalla drammaticità dei fatti, ma siamo molto preoccupati. Con l’ultimo Dpcm si decreta una serrata produttiva mai vista prima, neppure in periodo bellico. La chiusura dei cantieri rappresenta un’ulteriore batosta per un settore allo stremo. Alla confusione originata dal rincorrersi e sovrapporsi di decreti e ordinanze, che lasciano trapelare un affanno da parte delle istituzioni che forse non hanno così sotto controllo la situazione, si aggiunge l’incertezza su quando e come si potrà ripartire”. Poi conclude: “Se oggi stiamo capendo quanto sia stato miope non investire nella sanità pubblica, mi auguro che emerga con altrettanta chiarezza quanto sia stato stolto colpire artigiani e commercianti con imposte e burocrazia. Nel decreto Cura Italia c’è ancora troppo poco. Ci aspettiamo ben altro. Ci si ricordi che l’Italia non è fatta solo da chi può barricarsi in casa e ricorrere al lavoro agile: l’Italia è fatta da gente che esce di casa per tirare su una serranda”.

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