Che spettacolo il "Carognavirus"

Alle 17 esatte il gesto è pressoché automatico. Smetto di fare qualsiasi attività casalinga per dirigermi al portatile, collegarmi a Facebook e godermi la diretta streaming del dottor Lo Sapio e di Mao. “Accasando” è infatti una delle proposte che il mondo dell’intrattenimento lancia ai fan, costretti a casa dalle regole del “distanziamento sociale”.

Il tentativo degli artisti è quello di mantenere il contatto con il proprio pubblico, regalando dosi di buon umore e momenti di compagnia utili a spezzare la solitudine casalinga. “Roba Forte”, sino a prima dell’emanazione delle misure restrittive anti-contagio, era un appuntamento che radunava intorno al personaggio di Lo Sapio centinaia di persone: una comunità umana ora atomizzata e separata dal virus, ma che tramite il web riesce nuovamente a ritrovarsi.

“Accasando: Diario del carogna virus” da una decina di giorni, festivi compresi, porta quindi nelle abitazioni dei torinesi una diretta ricca di personaggi curiosi, a volte grotteschi (gli stessi proposti nello spettacolo live), alternati a musicisti e ospiti provenienti dall’universo creativo del capoluogo piemontese. Vito Miccolis e Mao (al secolo Mauro Gurlino) hanno risposto in questo modo alla stretta micidiale che ha colpito gli spettacoli dal vivo.

La situazione del mondo della cultura è tra le più gravi generate dalla crisi Covid-19. All’inedita realtà dei teatri chiusi, delle stagioni interrotte e dei festival saltatisi aggiunge quella di decine di migliaia di persone il cui reddito mensile è sceso molto al di sotto del livello di sopravvivenza. Una condizione sovente drammatica non solo a causa degli eventi cancellati, ma soprattutto per la quasi totale assenza di tutele a favore dei lavoratori autonomi del settore spettacolo.

Ad oggi sono infatti circa 3000 i concerti rinviati a data da stabilirsi oppure cancellati: di questi, il 60% è stato riprogrammato, mentre il 17% riporta la dicitura “Annullato”. Assomusica stima una perdita di circa 40 milioni dai primi provvedimenti per il contenimento fino al 3 di aprile, e di 100 milioni di euro nell’indotto che gli eventi avrebbero generato sul territorio interessato. Un esempio giunge da una realtà che conosco molto bene, ossia il forte di Fenestrelle, dove la ricca programmazione estiva è già stata in gran parte cancellata.

La Fondazione Centro Studi Doc ha stimato che ad oggi sono circa 340.000 ilavoratori completamente inattivi e, considerando l’intera filiera, il danno complessivo si aggira sugli 8 miliardi di euro solo nell’attuale mese di fermo. Quel mondo che induce il pubblico alla commozione, alla riflessione, all’emozione, oppure all’allegria spensierata (sovente visto con simpatia dal potere politico e a volte considerato dallo stesso come una spina nel fianco da dover sopportare) è quello maggiormente colpito dalla diffusione del Coronavirus e, al contempo, il meno considerato dalle contingenti misure a sostegno dell’economia italiana.

Migliaia di artisti sono oggi letteralmente impossibilitati a pagare locazioni e bollette: la ripresa sarà per loro molto difficile nei giorni a seguire la fine dell’emergenza. In quest’ultima settimana la componente di Sinistra del governo ha avanzato alcune proposte dedicate agli artisti dello spettacolo. Tra queste, la creazione di un Fondo Speciale presso il Ministero della Cultura, il Reddito minimo di emergenza (previsto in 500 euro mensili), un’indennità di disoccupazione riconosciuta agli intermittenti del comparto spettacolo, e infine l’accesso agli ammortizzatori sociali.

I fondi a sostegno del settore sarebbero attinti dall’avanzo di patrimonio di 4,8 miliardi di euro (relativo al periodo che va dal 2013 al 2017, secondo i dati Inps), maturato dal Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo Ex-Enpals Inps. Un tesoretto utile, secondo la proposta parlamentare, anche per il sostegno alle associazioni e alle fondazioni culturali.

Queste ultime potrebbero godere di una tregua dei versamenti IVA, della sospensione delle rate dei mutui nonché dei leasing (tramite la garanzia dello Stato) e dell’attivazione di un credito di imposta per le spese sostenuteper eventi di natura culturale annullati (affitto delle location, noleggio delle attrezzature, trasporto, promozione e comunicazione). Inoltre è stata proposta la cassa integrazione in deroga per le imprese e le cooperative che operano nella filiera della cultura e dello spettacolo, a prescindere dal numero dei dipendenti, oltre la proroga dei termini per tutti i soggetti della filiera per i versamenti delle imposte, delle ritenute e degli adempimenti tributari.

Consola l’attenzione prestata finalmente alle realtà impegnate ad animare teatri, piazze, luoghi storici, fortezze e residenze reali. Un aiuto forse tardivo, visto che oramai da un mese sono chiusi circoli, teatri e cinematografi, ma essenziale per quei lavoratori che 365 giorni all’anno devono lottare contro tagli di ogni genere: le sostanziose decurtazioni dei fondi pubblici destinati alla Cultura, e le croniche ristrettezze economiche dei gestori dei locali che strenuamente mantengono una programmazione artistica.

Ancora una volta questa quarantena nazionale svela i punti deboli della nostra nazione. Un Paese che per anni ha “bruciato” ospedali e posti letto, ha azzerato di fatto la promozione culturale (i risultati si vedono nella vittoria assoluta della sottocultura del furbetto) e che non ha fatto abbastanza contro la corruzione (dirottamento di mascherine e respiratori altrove). L’Italia paga oggi la conseguenza di un elevato prezzo in morti e della chiusura totale delle attività produttive.

Sono le 17. Vado a sintonizzarmi su “Accasando” insieme alla collettività in diaspora di “Roba Forte”. Intanto domani è un altro giorno, e si vedrà se il futuro inizierà finalmente a germogliare tra le strade deserte dell’Italia.

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