Eroi sacrificali

Vorrei non far parte di chi cita di continuo la parola “Coronavirus”, ma sono costretto a tradire le buone intenzioni. Sinceramente mi piacerebbe cambiare argomento di tanto in tanto, distraendo il lettore contemi considerati un tempo “spinosi” (governo, lavoro, diritti negatie tanto altro) e ora rilegati nella cronaca a una curiosa dimensione marginale.

A causa del mio percorso politico non passa giorno in cui non riceva segnalazioni importanti (da persone attendibili) riguardo l’emergenza che stiamo vivendo. Purtroppo questi messaggi non sempre balzano immediatamente alla mia attenzione, poiché spesso si nascondono tra innumerevoli comunicazioni assolutamente inutili, per non dire dannose. Scritti di mitomani invadono chat e caselle postali, seminando la rete di notizie fake e gigantesche castronerie.

Confusi in mezzo agli appelli di sedicenti “sapientoni” (seppur dall’italiano sovente penoso) e video verità, girati nelle cucine di militanti politici dalla fede salviniana, si aggirano non percepite reali grida di aiuto e le denunce sulle carenze dell’amministrazione sanitaria.

In questo momento la retorica trionfa indisturbata, e su tutto garriscono al vento le parole “Patria” ed “Eroi”. La Storia insegna come tale terminologia sia di norma l’ultima spiaggia delle nazioni che non sanno più dove “sbattere la testa”. In questa drammatica occasione l’abuso dei vocaboli di radice patriottica serve soprattutto a convincere i cittadini a stare chiusi in casa, garantendo al contempo sprazzi di ottimismo sul futuro.

Effettivamente uno Stato che possa considerarsi efficiente non dovrebbe aver bisogno di epici paladini, e neppure di tanta retorica. “Non voglio essere un eroe, ma desidererei solo fare il lavoro per cui ho passione. Soprattutto essere messa nella condizione di farlo bene”, mi scrive una dipendente del sistema sanitario torinese. Sottolinea un suo collega, impiegato in un altro ospedale cittadino: “Sta passando l’idea di farci indossare mascherine meno protettive quando assistiamoi pazienti Covid19. Qualcuno, forse per risparmiare, sostiene che si possono indossare in reparto quelle chirurgiche, dimenticando che da noi il virus è nell’aria, ovunque, poiché lavoriamo solo con degenti infetti”.

No. Non vorrebbero essere eroi i lavoratori che loro malgrado si trovano oggi in trincea. Non vorrebbe essere “eroe” chi sta facendo i conti con un probabile contagio trasmesso in reparti apparentemente di retrovia (la sensazione è che non esista più una retrovia). E’ crudele il prezzo pagato da chi cura pazienti colpiti dal Coronavirus, su cui purtroppo non è stato fatto alcun accertamento. E’ alto il numero del personale ospedaliero in autoisolamento all’arrivo della prima febbre: lavoratori non sottoposti a tampone poiché considerati a rischio solo in seguito alla manifestazione di sintomi più gravi (a volte irreversibili).

Non vorrebbero essere eroi coloro che condividono l’esistenza con una vittima del Covid19. Come nel caso della famiglia torinese in cui alla giovane figlia è stata diagnosticata la malattia virale. Nessun test invece per i genitori, abbandonati a se stessi, i quali sentono aggravarsi ogni giorno di più il morbo e si vedono costretti ad affidare i cagnolini di casa a un’amica, poiché non più in grado di accudirli, mentre attendono inutilmente di essere sottoposti al tampone.

Non vorrebbero essere eroi gli anziani alloggiati nelle residenzea loro dedicate. Spicca a tal proposito la Casa di riposo San Candido di Murisengo, dove viveva il parroco Don Mario De Vecchi (deceduto all’ospedale di Casale dopo ricovero per Coronavirus) e sono stati registrati almeno altri due morti tra gli ospiti. Un silenzio imbarazzante circonda il ricovero. Ad oggi non è dato sapere se sono state attuate misure di diagnosi ai superstiti e probabili futuri “eroi” (lo stesso responsabile è in isolamento volontario da tempo pur in assenza di sintomi). Si ripercorre così la triste vicenda che ha colpito una struttura privata a Piacenza già nel mese di febbraioquando l’epidemia, nell’occultamento dei responsabili, ha mietuto decine di vittime.

Infine non vorrebbero essere degli eroi tutti i giornalisti che in questi mesi hanno incalzato la politica ponendo ai suoi protagonisti imbarazzati quesiti sugli scandali regionali interessanti il mondo della Sanità (da quello lombardo a quello calabrese).

Neppure i farmacisti, gli edicolanti e i lavoratori dei negozi alimentari vorrebbero diventareeroi, accontentandosi di poteralzare la serranda giorno dopo giorno,schivando sempre il contagio.

Troppi eroi, troppi sacrifici in atto a causa di pressappochismi altrui. La malafede di maneggioni molto bravi nel sottrarre risorse pubbliche,ma decisamente meno virtuosi nella tutela degli interessi della comunità, ha dato una considerevole spinta alla fabbrica degli eroi. 

A volte sorrido istericamente osservando slanci di generosità da parte di personaggi pubblici, dello spettacolo come dello sport o della politica, con un risaputo passato da piccoli o grandi evasori fiscali: una solidarietà inattesa, utile per far breccia sui propri fan.

È probabile che terminata questa emergenza si torni a lanciare anatemi contro le tasse utili al finanziamento della Sanità, oppure ricomincino le lagnanze contro il sistema Pubblico fornendo così un assist a quello Privato. Tirato un respiro profondo, pieno di soddisfazione per l’agognato ritorno alla normalità, potrebbe capitare che si dimentichi la lezione impartita dal virus e, magari, si scelga ancora una volta di mettere il futuro dell’Italia nelle mani degli stessi partiti fedeli al sovranismo neoliberista: ossia a coloro che hanno inferto i colpi più duri al sistema sanitario stesso.

Risuonano in maniera fragorosa le parole che Papa Francesco ha sommessamente pronunciato in una piazza San Pietro deserta e bagnata dalla pioggia: “Come si può pensare di essere sani vivendo su un pianeta malato”. Forse la vera malattia non è il Coronavirus, ma il disastro ambientale che lo ha generato.

Il morbo è ambientale nonché sociale. L’Occidente è nudo, così come lo è un sistema economico devastante anche nei confronti della Cultura. Bene dimostra l’assioma un Paese dove a slanci di incontenibile empatia verso i più fragili si contrappongono migliaia di truffatori pronti ad approfittare del momento, e corrotti molto attivi nel sottrarre il materiale di protezione dal virus per rivenderlo a peso d’oro al marcato nero.

La star indiscussa della televisione spazzatura prega in compagnia del leader politico padano, ideologicamente molto distante dai valori solidali cristiani, per invocare la grazia e la fine dell’epidemia. Il vero miracolo avrebbe potuto invece manifestarsi facendo comparire nelle casse statali il tesoro che la Lega ha sottratto alla collettività.

Questa lezione ci sarà stata utile se in futuro potremo fare a meno di eroi sacrificali, così come degli imbonitori mercatali prestati alla politica.

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