EMERGENZA SANITARIA

Ospizi nella morsa del virus, 1.300 infetti su 3mila tamponi

I dati confermano un allarme troppo a lungo sottovalutato. Un malato su dieci è nelle Rsa. Eppure i test vengono fatti lentamente e gli anziani continuano a morire. Opposizioni all'attacco: "La Regione non ha idea di come procedere"

Sono le Rsa oggi il focolaio che più di tutti preoccupa. Basti pensare che sui 3mila tamponi effettuati all’interno di tali strutture, 1.300 sono risultati positivi. Quasi la metà. Per capire quanto questa situazione potrebbe diventare devastante basti pensare che sono oltre 50mila i piemontesi in 751 strutture (466 delle quali Rsa). Secondo le stime dell'assessore al Welfare Chiara Caucino, un malato su dieci in regione è in Rsa. “La giunta è in ritardo di almeno un mese rispetto a una pianificazione sensata di controllo e monitoraggio dell’intero settore” afferma Silvio Magliano, capogruppo dei Moderati.

Sulla San Giuseppe di Grugliasco c’è già un’indagine in corso dopo l’esposto del sindaco Roberto Montà, nel Vco il primo cittadino di Promosello Chiovenda ha chiuso la casa di riposo dopo che alcuni dei 79 ospiti e parte del personale sono risultati positivi. A San Candido di Murisengo, nel Casalese, in provincia di Alessandria, tra la Rsa Confraternita di San Michele per non autosufficienti e le due case famiglia per autosufficienti, dal 13 marzo al 3 aprile ci sono stati 13 decessi: 10 ospiti su 16 nella rsa, tre nelle altre strutture. Alla San Matteo di Nichelino i morti sono già 16 e i tamponi arriveranno solo venerdì prossimo. Alla San Michele, sette operatori sanitari sono in malattia. Questi sono solo alcuni casi di una situazione ormai fuori controllo. Durante la commissione Sanità della Regione che si è svolta oggi gli assessori Luigi Icardi e Caucino non hanno ancora fornito le risposte legate a questa emergenza: “Nessun dato dettagliato sui casi, nessun cronoprogramma per i tamponi e di intervento nonostante il protocollo firmato la scorsa settimana. Solo l’annuncio di un monitoraggio da parte della Regione” afferma il consigliere Pd Domenico Rossi.

Confermato anche il dietrofront sui test sierologici: sono sospesi in attesa di test più affidabili. La decisione è arrivata dopo che l’Istituto superiore di Sanità ha specificato in una circolare ciò che già era noto: non sono test diagnostici e quelli in commercio non sono ancora sufficientemente affidabili. Un altro caso di annuncio che ha creato aspettative che non sono state soddisfatte.

Sui tamponi il ritardo del Piemonte è sempre più evidente e i numeri sono anche discordanti tra quelli comunicati nel bollettino giornaliero e quelli pubblicati nelle tabelle illustrate oggi in Commissione. Di certo c’è che la Regione continua a essere ben lontana dall’obiettivo fissato dal governatore Alberto Cirio di 4mila test diagnostici al giorno: la media è di circa 2.500. Troppo poco e forse non è un caso se il Piemonte è una delle regioni in cui l’epidemia regredisce più lentamente, nonostante sia tra le prime in cui si è affacciata.

Intanto l’assessore Icardi ha annunciato l’acquisto di 2.010.000 mascherine, altre 2.267.000 sono arrivate tramite donazioni e 3.200.000 dalla Protezione civile. Meglio tardi che mai. 

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