L'unità nazionale che non c'è
Giorgio Merlo 08:32 Lunedì 13 Aprile 2020
Dunque, la politica di unità nazionale è durata lo spazio di un mattino. Per responsabilità politiche varie. E plurime. Certo, la stravagante conferenza stampa a reti unificate del presidente del Consiglio ha gettato la pietra tombale su una ipotetica e del tutto virtuale unità nazionale. Preceduta, come da copione, da raffiche di contestazioni al governo dei settori più consistenti dell’attuale opposizione politica e parlamentare.
Forse, al riguardo, ha ragione il mio amico Pier Luigi Castagnetti quando dice, a proposito dell’ultima conferenza stampa di Conte con il relativo attacco alle opposizioni, che “si è avuta l’ennesima riprova che Conte non è un democristiano”. Per poi proseguire con una straordinaria citazione di Aldo Moro: “Pure chi non ci dà il voto si fida di noi perché sa che nel governare, terremo conto anche delle sue ragioni”. Una citazione che fa più giustizia di molte dichiarazioni e di solenni appelli inneggianti alla necessità e all’indispensabilità di avere in questa fase storica del nostro paese politiche di coesione e di solidarietà nazionale.
Resta il fatto, comunque sia, che la politica italiana è oggi incapace di dar vita ad una sorta di “tregua” istituzionale per pianificare una stagione di vera ed autentica strategia di unità nazionale. Come si suol dire, mancano radicalmente le condizioni politiche. Ma soprattutto manca quella classe dirigente - fatta di leader veri e di statisti autentici - che resta l’unica precondizione per inaugurare una politica degna di quel nome.
È appena sufficiente ricordare che in altri momenti drammatici della vita democratica del nostro paese la politica del tempo fu capace di unirsi e di dar vita ad una stagione di convergenza e di unità feconda e costruttiva. Come quella costruita dopo la dura e feroce offensiva terroristica della fine degli anni ‘70. Ma in quella occasione nella politica italiana c’erano leader e statisti. E non solo nella Dc, com’è ovvio e scontato.
Certo, in un contesto invece dove prevalgono solo tatticismi, posizionamenti, orecchio ai sondaggi e voglia di distruggere non l’avversario ma il nemico, è difficile se non impossibile costruire un clima di convinta e credibile collaborazione politica e parlamentare. Eppure, malgrado questa classe politica, la linea di unità, di coesione e di solidarietà nazionale - dovendo convivere, purtroppo, ancora a lungo con questa drammatica emergenza sanitaria nazionale ed internazionale - prima o poi si dovrà perseguire. Per fortuna, ed è l’unica garanzia che abbiamo, c’è un presidente della Repubblica che oggi incarna, con autorevolezza e prestigio, quel sentimento e quell’anelito. Solo dal suo alto magistero possono arrivare segnali e inviti per percorrere quella strada. Necessaria al paese e ai suoi cittadini, alla qualità della nostra democrazia, alla credibilità delle nostre istituzioni e alla salute della nostra economia.