EMERGENZA SANITARIA

Rsa, sono già 252 i morti
(e un ospite su tre è positivo)

Un numero destinato a crescere giacché si riferisce al 31 marzo e non tiene conto di tutte le strutture. Contagiato il 40% del personale sanitario e il 30% degli anziani. Ma per l'Unità di crisi "nel 90% dei casi non si è trovata una situazione grave". Senza parole...

Nelle 750 Rsa del Piemonte più di uno su tre, tra ospiti e personale sanitario, è risultato positivo al Covid-19. I morti accertati per il virus sono già 252  e il dato risulta decisamente sottostimato se si tiene conto che si tratta dei decessi al 31 marzo e che tiene conto solo del 70% delle Rsa piemontesi. Inoltre molti deceduti non sono stati sottoposti al test, motivo in più per considerare il dato parziale. Quel che si sa per certo è che nel primo trimestre 2019 i morti nelle strutture finora prese in esame erano stati 2.471, mentre nel primo trimestre di quest'anno sono stati 2.882 con un incremento di 411 unità. 

È quanto emerso durante la conferenza stampa dell'Unità di crisi convocata in videoconferenza proprio per fare il punto sulla situazione nelle Rsa e case di riposo della regione. Incontro a cui hanno partecipato i due assessori, Chiara Caucino (Welfare) e Luigi Icardi (Sanità), il dirigente dell’Asl Edoardo Tegani, ma soprattutto Antonio Rinaudo, ex pm chiamato a sovrintendere l’area giurica della macchina operativa, diventato in un paio di settimane così esperto di terapie, tamponi e trattamenti sanitari da rispondere con sufficienza e malcelato fastidio alle domande dei giornalisti: non un bel biglietto da visita per un’organizzazione, quella dell’emergenza piemontese, che non può certo vantare grandi successi.

Complessivamente i tamponi effettuati sono stati 13.940, di questi sono risultati positivi 3.610, mentre i negativi sono 5.753. Ulteriori 4.577 sono ancora in attesa di responso. È risultato contagiato il 40% del personale sanitario e il 30% degli ospiti. E il monitoraggio attraverso i test, per ora, ha coinvolto solo la metà delle Rsa presenti in Piemonte. 

La provincia in cui sono stati eseguiti più test è quella di Torino (3.731), seguita dalle province di Novara (3.180), Alessandria (2.164), Cuneo (2.095), Vco (1.479), Biella (672), Vercelli (316) e Asti (303). “Dobbiamo fare il tampone ad altre 14 mila persone che mancano all’appello - spiegano dalla Regione - quindi valuteremo se eseguire un secondo tampone a chi è risultato negativo la prima volta e nel frattempo potrebbe essersi positivizzato”. 

Nonostante questi numeri, secondo l’Unità di crisi “nel 90% dei casi non si è trovata la situazione grave che veniva paventata. Possiamo dire che il livello di criticità riscontrato è fisiologico, non patologico. Questo ci rincuora, ed è una riprova che la stragrande maggioranza delle strutture ha osservato i protocolli regionali che chiedevano di non far entrare gli estranei e di usare i dispositivi di protezione. Poi non sta a noi dire se il restante 10% presenti criticità legate all’inosservanza delle linee guida della Regione o ad altre ragioni”.

Stessa linea dell’assessore alla Sanità Luigi Icardi che conferma: “Nessuna intempestività da parte della Regione sulle Rsa”. “Già domenica 23 febbraio, con il governatore Alberto Cirio, abbiamo predisposto l’ordinanza concordata con il ministro della Salute Roberto Speranza in cui si diceva che le Rsa devono limitare l’accesso agli ospiti e che il personale si deve attenere all’applicazione delle misure per la sanificazione degli ambienti e ai protocolli anti-contagio. E la stragrande maggioranza l’ha fatto”. Poi Icardi ha rivendicato il lavoro svolto per incrementare il numero dei test: “La nostra capacità di produzione di tamponi non superava i 400 al giorno, oggi siamo a 5mila, negli ultimi giorni fortemente indirizzati verso le Rsa, con 20 laboratori che lavorano al massimo delle loro potenzialità. Abbiamo creato una task force di aiuto per le case di riposo, e non è mai accaduto che pazienti positivi dagli ospedali siano stati trasferiti nelle Rsa”.

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