CORONAVIRUS

L'Unità di Crisi ha un piano: mettere in un angolo Fazio

Con una strana comunicazione anonima il vertice di corso Marche chiede a ogni Asl di predisporre i programmi di ritorno alle attività ordinarie e disegnare la rete ospedaliera, territoriale e di quadrante. Compito che Cirio ha assegnato all'ex ministro. Tensioni tra task force

Mentre si attende a breve dalla task force diretta dall’ex ministro Ferruccio Fazio il piano per costruire la medicina del territorio e la sua integrazione con la rete ospedaliera, l’Unità di Crisi manda una lettera a tutte le aziende sanitarie chiedendo a loro di predisporre i piani. Al plurale non solo perché ciascuna Asl e Aso li dovrà confezionare su misura, ma anche perché sono cinque quelli che l’organismo guidato da Vincenzo Coccolo chiede ai direttori generali.

Ai vertici delle aziende si prescrive di predisporre entro il 3 di maggio l’“elaborazione e attuazione del piano per il progressivo ritorno all’operatività pre-Covid per l’area ospedaliera” e lo stesso “per l’area territoriale”. Entro l’11 maggio invece dovranno essere pronti e attuati i “Piani Covid 2” per la rete di assistenza ospedaliera, quella territoriale e quella ospedaliera di quadrante.

La sensazione di un cortocircuito tra le ormai troppe catene di comando regionale è forte, così come il sospetto che la mano destra non sappia quel che fa la sinistra. Di più: c’è chi vede nell’iniziativa dell’Unità di Crisi una sorta di sorpasso senza mettere la freccia nei confronti dell’organismo voluto dal presidente Alberto Cirio e che egli stesso ha voluto fosse guidato da Fazio.

Stamattina l’ex ministro a Radio Rai ha detto di ritenere che " la curva in Piemonte stia seguendo piu' o meno lo stesso andamento di altre realtà con una a situazione che si sta normalizzando”. Ma ha affrontato anche il tema dei tamponi: “All'inizio non c'erano. C'erano in Veneto perche è Luca Zaia è andato in controtendenza rispetto alle indicazioni del governo". Sulla risposta del Piemonte all’emergenza l’ex ministro ha spiegato che “negli anni passati non è stato preparato adeguatamente il territorio, non si avevano i medici di base e le strutture territoriali dove intercettare il virus prima che arrivasse agli ospedali e questo ha creato uno stress negli ospedali. Il Piemonte è peggiorato negli anni, la Lombardia ha avuto da sempre un'ottima sanità in generale ma non territoriale, mentre il Veneto ha risposto bene perchè ha buon territorio”. Per Fazio “ci deve essere un circolo territorio-ospedale-territorio”. Insomma, una bocciatura senza appello di quanto fatto fino a ieri in Piemonte. Parole che lasciano intendere come si formerà il piano che Cirio ha chiesto alla task force.

Nel frattempo, però, da corso Marche ecco la richiesta, da esaudire in tempi davvero stretti, alle aziende sanitarie che ha lasciato basito più di un direttore generale. Non è un mistero che ci si attendeva fossero le linee cui sta lavorando Fazio a dover essere applicate per quel graduale ritorno al pre-Covid, mantenendo strutture dedicate a curare i contagiati dal virus e restando pronti a eventuali recrudescenze anche in vista dell’uscita parziale dal lockdown. Invece rispuntano addirittura i quadranti. Nella comunicazione inviata alle aziende viene richiesto che i piani siano firmati non solo dai direttori generali, ma anche “dai direttori sanitari, di presidio, di distretto, dei dipartimenti di salute mentale, dei dipartimenti di prevenzione”. La lettera partita dall’Unità di Crisi, quella, non è firmata. Da nessuno.

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