E dopo l'emergenza, la competenza?

Sui grandi organi di informazione fioccano i retroscenisti sul possibile, e del tutto realistico, defenestramento dell’attuale Governo a vantaggio di altre soluzioni. Le ipotesi si sprecano e, credo, sia anche inutile inseguirle. Anche perché si tratta di epiloghi che confliggono l’un contro l’altro. Anche se l’ipotesi più accreditata resta sempre quella del governo di unità nazionale, o di larghe intese o istituzionale. Insomma, al di là dell’etichetta, si tratta sempre di una soluzione dettata dall’emergenza e dalla necessità di dare una base parlamentare più ampia al governo di turno.

Comunque sia, è tradizione nel nostro paese che quando il dibattito parte, prima o poi qualcosa capita. Intendiamoci, durante una terribile emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo sarebbe quantomeno anacronistico, nonché singolare, procedere ad un cambio di governo. Anche perché la priorità degli italiani oggi non è certamente quella di dedicarsi agli equilibri politici, ai posizionamenti tattici e alle sfrenate ambizioni dei singoli. Non è questa la priorità numero uno. Al contempo, però, è indubbio che c’è una richiesta che si sta facendo sempre più largo.

Lo sconcerto che segue ad ogni conferenza stampa del premier, al di là e al di fuori di ogni polemica e degli stessi sondaggi simpatici e curiosi sulla sua popolarità che vengono sfornati, è un segno evidente che siamo alla vigilia di qualche cambiamento. Per non parlare di chi – cioè il Movimento 5 stelle – ha esaltato per anni, in odio alla classe dirigente al passato e a tutto ciò che era riconducibile alle tradizionali culture politiche, l’inesperienza e l’improvvisazione al potere, la mancanza di qualsiasi retroterra politico e la contestazione radicale di tutti gli strumenti politici ed organizzativi di chi li ha preceduti. Questa esperienza, come emerge ormai in modo abbastanza evidente, sta andando lentamente ma progressivamente al capolinea. Al di là, lo ripeto, di sondaggi compiacenti e del tutto disancorati da ciò che capita realmente nella società italiana. Cioè, dagli umori e dalle dinamiche concrete che attraversano la società contemporanea.

È in questo contesto che il bisogno e la sete di competenza tecnica, di autorevolezza politica e di rigore professionale aumentano e crescono sempre di più. Non si tratta di discettare su governi istituzionali o di solidarietà nazionale ma, molto più semplicemente, di ritornare ad avere una classe dirigente politica che sia capace di dare indicazioni chiare e convincenti supportate da autorevolezza, competenza e preparazione sempre più richiesti dalla pubblica opinione. Anche al di là delle stesse appartenenze politiche, culturali ed ideologiche. Una competenza che, dopo questa terribile emergenza sanitaria, tornerà ad essere la vera protagonista. A livello nazionale come a livello locale.

Ecco perché il capitolo del rinnovo della classe dirigente, e non di un ridicolo e grottesco ricambio generazionale – tanto caro ai 5 stelle e ai rottamatori renziani – sarà il vero tema della politica italiana quando ritornerà un briciolo di normalità.

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