Un presidente e le fake news

“Con questo decreto diamo liquidità immediata alle nostre imprese per 400 miliardi di euro. Io non ricordo un intervento così poderoso nella storia della nostra Repubblica per il finanziamento alle imprese. È una potenza di fuoco. È una cifra enorme”. Con queste esatte parole il presidente del Consiglio Conte aprì il 6 aprile l’ennesima conferenza stampa, non a caso intorno alle 20, sul Decreto Liquidità. Successivamente, tra le righe, maldestramente, ebbe modo di chiarire che quella “potenza di fuoco” rappresentava la garanzia dello Stato sui prestiti concessi alle imprese. Intanto lo show televisivo aveva catturato l’interesse di tanti, una news maliziosamente costruita e presentata come cappello di un ragionamento diventa così una fake news a cui l’avvocato Conte pone particolare attenzione, considerato che ha voluto anche una task force per il contrasto alle false notizie. Gli esperti amici, chiamati a dare corpo alla commissione, avrebbero sì da ragionare, valutando le comunicazioni del proprio committente, sulle fake news dirette ed evidenti, ma ancor più su quelle indirette e subliminali.

Task force, cabine di regia, commissari straordinari superflui strumenti utili, da un lato, a rafforzare nell’immaginario collettivo l’esistenza di una potente struttura pubblica al sevizio del bene comune, dall’altro ad accrescere una, sempre utile, rete basata su reciproca riconoscenza che, in età romana, si sarebbe definita una relazione di patronato. Come ogni rete anche questa genera un indotto, così abbiamo il giornalista televisivo che potenzia una delle task force definendola commando, una giornalista modaiola e politicamente molto corretta che presenta il gruppo di Colao come un dream team. Certo, tre dei diciassette componenti il sogno sono da tempo consulenti di Conte, e lo si avverte, in un’intervista di qualche minuto sul servizio pubblico uno di essi ha decantato per tre volte efficienza e qualità del presidente. Senza disconoscere capacità e competenza di centinaia di consulenti nei rispettivi ambiti professionali non riscontriamo un’accettabile congruenza tra questi e la specificità dei problemi da risolvere, ne è conferma la babele, per alcuni aspetti banale e ridicola, partorita per l’avvio della cosiddetta seconda fase.

Evidentemente non è bastato, per individuare un piano strutturato, organico e largamente condivisibile, aver coinvolto anche uno dei dieci saggi scelti da Giorgio Napolitano per l’avvio delle riforme istituzionali, pallido ministro del Lavoro nel governo Letta, ma efficace narratore di prossime teoriche crescite economiche e astratti sviluppi sostenibili.

La governabilità di un paese europeo non può reggersi sulla confusione e sulla sovrapposizione dei poteri, un governo europeo non può legiferare attraverso una serie di atti amministrativi quali i Dpcm, una compagine governativa europea e la sua struttura non possono manifestare debolezza ed inefficacia ad un livello tale da essere sostituite da una pletora di consulenti.

Società Libera non crede che l’avvocato Conte rappresenti un pericolo per il nostro assetto democratico e lo Stato di Diritto, sicuramente è la spia di una profonda crisi della politica italiana. È vero, il ruolo del parlamento è sempre meno incisivo, ma non avere alle sue presidenze né un Cesare Merzagora, né una Nilde Iotti avrà anche un peso e un significato. Avrà anche un peso e un significato non avere un Enrico Berlinguer alla guida della sinistra, avrà anche un rilievo non avere Giorgio Almirante a capo dell’opposizione di destra. Non scomodiamo né Einaudi né Zanone per il mondo liberale per il quale non c’è da sostituire nulla e nessuno.

Conte non può essere un autocrate non ne ha la statura, è solo un modestissimo trasformista, non nel significato politico, troppo nobile, che attribuiamo ad Agostino Depretis, ma nel significato teatrale di colui che molto abilmente e velocemente cambia aspetto e costume. Certo non ce ne libereremo facilmente, solo i politicamente sprovveduti come i 5 Stelle e la segreteria Pd non avvertono la lunga e giudiziosa campagna elettorale da tempo iniziata dall’avvocato. Solo i politicamente semplici non avvertono il largo e intenso lavorio i cui frutti, il portatore di un nuovo Umanesimo, il nostro Erasmo da Foggia, raccoglie anche oltretevere.

Ma questa è un’altra storia.

*Vincenzo Olita, Società Libera

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