FASE 2

Il Piemonte riapre in tre tempi

Dal 18 maggio su le saracinesche di tutti i negozi, il 20 sarà la volta delle bancarelle non alimentari dei mercati. La settimana dopo bar e ristoranti. Ma è ancora braccio di ferro tra alcune Regioni e Conte. Cirio, preso in mezzo, fa il cerchiobottista

la Fase 2 in Piemonte è sfasata. Si riapre in tre tappe: lunedì 18 maggio i negozi, il 20 sarà la volta delle bancarelle non alimentari dei mercati rionali, il 25, infine, bar e ristoranti. Il tutto mentre a livello nazionale regna la confusione. C’è chi è pronto a riaprire tutto da lunedì, chi frena preoccupato per una curva epidemica non ancora sotto controllo. Chi vorrebbe uniformità di scelta su tutto il territorio nazionale, chi invece spinge rivendicando la propria autonomia. In tanti sostengono che le linee guida stilate da Inail e Istituto superiore di sanità siano troppo penalizzanti per negozi e soprattutto bar e ristoranti (leggi la norma che prevede i quattro metri quadrati per ogni tavolo). Il Piemonte resta nel mezzo, con Alberto Cirio dilaniato dal suo “vorrei ma non posso”. Così si è chiuso il primo confronto tra il premier Giuseppe Conte, il ministro Francesco Boccia e i governatori italiani.

Tra coloro che chiedono disposizioni uniformi su tutto il territorio ci sono il governatore lombardo Attilio Fontana e il presidente dell’Anci Antonio De Caro, sindaco di Bari, ma tra i presidenti di Regione c’è chi rivendica la propria autonomia e vuole correre: tra questi i leghisti Luca Zaia (Veneto) e Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia), ma anche il democratico Stefano Bonacini (Emilia-Romagna) e il compagno di partito Michele Emiliano (Puglia). Insomma, il fronte è trasversale. “Ha senso che in Emilia-Romagna gli ombrelloni siano distanti 2 metri e in Puglia 4? È giusto che in un ristorante di Forte dei Marmi si ceni a un metro di distanza e in uno di Roma a 2? Certo, la situazione del contagio è diversa tra le regioni ma le modalità di diffusione sono le stesse e quindi anche le regole per interromperne la diffusione dovrebbero essere le stesse” afferma De Caro.

Qui la bozza del decreto legge

Sulla mobilità tra regioni, ultimo residuato del lockdown, il governo tiene il punto: se ne parlerà il 3 giugno e potranno essere imposte limitazioni “in relazione a specifiche aree del territorio nazionale, secondo principi di adeguatezza e proporzionalitàalrischio epidemiologicoeffettivamente presente in dette aree”, si legge nella bozza.

Proprio per agevolare le riaperture, soprattutto di bar e ristoranti, il Comune di Torino si è mosso varando un piano straordinario di occupazione del suolo pubblico. L’amministrazione ha stabilito, in via temporanea e in deroga alla normativa vigente, la possibilità per la maggior parte degli esercizi di ampliare la superficie destinata alla clientela, usufruendo dello spazio pubblico così da garantire il distanziamento tra i clienti, evitando che i protocolli si ripercuotano sul giro d’affari.

La norma prevede che “tutti gli operatori economici che dispongono di locali che si affacciano sulla strada e che hanno una superficie lorda complessiva inferiore a 250 metri quadrati potranno occupare davanti al loro esercizioil suolo pubblico in misura congrua e comunque non superiore a 60 metri quadrati. Il rispetto del requisito relativo alla superficie massima del locale non è richiesto per gli esercizi pubblici di somministrazione di alimenti e bevande”.

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