RIPARTI PIEMONTE

Stop della Regione agli ipermercati, alle viste una guerra di carte bollate

Imprese, Comuni e anche settori della maggioranza contro il provvedimento che sospende le autorizzazioni per realizzare nuovi centri di grande distribuzione. L'assessore Marrone cerca un compromesso "ma ora bisogna tutelare i piccoli esercizi"

Dai vertici dei principali gruppi della grande distribuzione i pareri legali sono finiti tutti o quasi sulla casella di posta del neo assessore alla Semplificazione Maurizio Marrone. La minaccia di una guerra a carte bollate è concreta. Oggetto del contendere, il provvedimento, che sospende nuove aperture e ampliamenti di centri commerciali e ipermercati fino al 31 gennaio del prossimo anno. La norma, inserita nel disegno di legge Riparti Piemonte, nasce con l’intenzione di tutelare i piccoli esercenti, rimasti chiusi durante tutta la fase del lockdown e ora più che mai in difficoltà, ma così vengono penalizzati non solo i colossi del commercio, ma anche tanti addetti del settore edilizio e pure gli stessi Comuni che, viepiù in tempi di crisi come il nostro, vedono gli oneri di urbanizzazione derivanti da queste operazioni come ossigeno per i propri conti.

Da Federdistribuzione a Coop, dal Collegio dei costruttori alle autonomie locali: non sono mancate in questi giorni le pressioni su Marrone per farlo recedere da un’iniziativa che costituisce un “irragionevole limite all’iniziativa economica privata (…) a favore dei soggetti interessati agli esercizi di vicinato” si legge in uno dei tanti expertise giuridici che i gruppi della grande distribuzione stanno producendo. Va da sé che le organizzazioni dei piccoli commercianti chiedono invece un’estensione della norma per tutto il 2021, ma questo rientra nel gioco delle parti (e degli interessi).

I limiti posti alla concorrenza e “alla libera esplicazione delle forze economiche nel mercato dei servizi” sono alcuni degli argomenti principali utilizzati dagli avvocati per sottolineare la penalizzazione nei confronti dei grandi distributori. “È la cosiddetta discriminazione a rovescio, anziché determinare positive misure straordinarie volte a rimuovere il blocco per la contingente emergenza delle attività e ad agevolare la ripresa economica”, la norma “stabilirebbe una barriera di carattere protezionistico non coerente con la sovraordinata normativa statale, posta a presidio della concorrenza”. La questione è spinosa e trattata in punta di diritto. Se da una parte i tempi della giustizia amministrativa difficilmente porterebbero a una sentenza entro il 31 gennaio 2021, quando la misura scadrebbe secondo quanto previsto dalla legge, dall’altra c’è il rischio che una sospensiva del Tar in attesa di un pronunciamento nel merito sterilizzi in toto il provvedimento.

La querelle non è esclusivamente giuridica, ma anche politica. Nella maggioranza c’è chi storce il naso, a partire da Forza Italia, dove il capogruppo Paolo Ruzzola si fa portavoce delle istanze di tanti Comuni che contano sulla realizzazione di un nuovo ipermercato sul proprio territorio, per incassare gli oneri concessori, nonché per l'occasione di più ampie riqualificazioni urbane che questi interventi spesso consentono. Per questo lo stesso Marrone ha deciso di percorrere la strada del compromesso. Il confronto con le organizzazioni di categoria potrebbe portare a una mitigazione della norma, stralciando la parte relativa alla media distribuzione e a una attenta valutazione sulla retroattività, che andrebbe a colpire non solo chi è in attesa di autorizzazioni ma anche chi le ha già ottenute.

“Sono disponibile al confronto – premette Marrone – non è mia intenzione né interesse condurre una crociata contro la grande distribuzione. Però rivendico la ratio politica che mi ha portato a questa decisione: i Comuni devono capire che non possono continuare a drogare i propri conti con gli oneri di urbanizzazione e una riflessione andrebbe fatta anche sul degrado del piccolo commercio nelle vicinanze di un grande centro commerciale”. Motivo per cui “nella legge resterà la sospensione delle nuove autorizzazioni per la grande distribuzione”.

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