CORONAVIRUS & POLITICA

“Dalla Regione solo promesse”, medici sul piede di guerra

Nessuna risposta alla lettera degli Ordini che segnala carenze di personale e la necessità di incrementare le borse di specializzazione. Nella manovra non sono stati trovati 5 milioni, indispensabili per scongiurare il collasso del Sistema sanitario piemontese

“Nelle manovre economiche presentate in Regione non si è trovato spazio per un finanziamento, anche minimo, per nessuna delle istanze presentate negli ultimi mesi”. È quanto constatano “con amarezza” e denunciano gli Ordini dei medici di tutte le province piemontesi.

“A fronte di una manovra da 800 milioni di euro elaborata attraverso il Riparti Piemonte la richiesta economica da noi avanzata era di 5 milioni da destinare alla formazione medica, lo 0,6% del totale, al fine di scongiurare il collasso del sistema sanitario pubblico piemontese nei prossimi anni”, spiegano i presidenti degli Ordini provinciali che sottolineano anche come “nonostante siano stati fatti molti annunci in merito alla volontà di finanziare 50 borse di specializzazione per il concorso SSM 2020, attraverso un investimento di 5 milioni di euro, ad oggi il finanziamento è bloccato ai 15 contratti dello scorso anno, senza nessuno stanziamento ulteriore di risorse, nonostante le dichiarazioni dell'assessore Luigi Icardi circa la certezza riguardo un aumento dei fondi”.

Come se non bastasse tutto questo, i medici hanno pure dovuto subire la mancanza assoluta di risposte alle loro richieste sia dal presidente Alberto Cirio, sia dal suo assessore. “Lo scorso 14 maggio ci siamo riuniti e abbiamo sottoscritto un documento presentato al presidente e all’assessore in merito alle gravissime carenze di personale medico attuali e future della Regione Piemonte. In mancanza di una risposta ufficiale al documento presentato, la lettera è stata resa pubblica sui siti online dei rispettivi Ordini”.

Tra le richieste, “quella avanzata da più di un anno di colmare le gravi carenze di organico del settore medico specialistico e territoriale piemontese, attraverso un ampio finanziamento della formazione medica che permetta un aumento dei contratti di formazione specialistica e territoriale. Carenze messe drammaticamente in luce dall'emergenza sanitaria in cui la regione ancora si trova, che ha visto i medici costantemente in prima linea in questa battaglia”.

È un’“amara constatazione” quella del non vedere una risposta a richieste motivate da fabbisogni reali: “dai nuovi documenti redatti dagli uffici della stessa della Regione Piemonte, emerge la necessità di formare 851 specialisti all'anno per i prossimi tre anni, mentre oggi ne vengono formati 526 specialisti ogni anno (511 con risorse statali e 15 con risorse regionali) e al momento risultiamo essere tra le regioni con il più basso numero di contratti regionali finanziati in Italia”, scrivono ancora gli Ordini provinciali che prevedono “una carenza di 325 specialisti all'anno solo nei prossimi tre anni, ciò significa quasi 1000 medici specialisti che mancheranno in regione Piemonte già nel 2023”.

Pur prevedendo un aiuto straordinario statale “una tantum” previsto dal decreto Rilancio, non si copriranno totalmente le necessità “Per questo si ribadisce l'importanza di un aiuto da parte della Regione in tal senso, permettendo ai giovani medici piemontesi di poter terminare il proprio percorso formativo e potersi mettere al servizio della collettività”.

Nella lettera si fa notare come ad oggi vi sono 1.200 “laureati piemontesi che non possono finire il loro percorso di formazione a causa della mancanza di risorse, in particolare regionali. Misure analoghe si attendono alla luce della futura carenza dei medici di medicina del territorio quantificata in 706 medici di medicina generale da qui al 2031”. Si appellano al “buon senso”, i camici bianchi, confidando che “la giunta regionale riveda gli investimenti da destinarsi alla formazione medica e che agisca prontamente per l’attivazione e l’ampliamento della rete formativa ospedaliera regionale al fine di superare l’insufficiente capacità formativa degli atenei piemontesi che condiziona il Miur nell’attribuire alla Regione Piemonte meno contratti e capacità formativa rispetto alle reali esigenze. Tutto questo – concludono – al fine di scongiurare un futuro del Piemonte senza medici piemontesi, che fino a qualche settimana fa erano “eroi” e che oggi sono già stati dimenticati”.

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