2020, l'anno nero della manifattura
14:12 Mercoledì 27 Maggio 2020Il calo dell'attività è atteso intorno al 15%. Solo nel 2021 un primo rimbalzo significativo che poi si consoliderà nel triennio successivo. Si rafforza la farmaceutica, a fondo elettrodomestici, moda e autoveicoli. Il rapporto di Intesa Sanpaolo
Nel 2020 il settore manifatturiero registrerà un calo dei livelli di attività intorno al 15 per cento. In questo contesto, l’unico settore in controtendenza è la farmaceutica, in crescita attesa del 4,2% nel 2020, mentre per gli altri le prospettive sono all’insegna di una flessione: moderata per Alimentari e bevande (-4.4%) e Largo consumo (-10.1%) e più intensa per Sistema moda (-18.6%), Meccanica (-18.8%), Elettrodomestici (-22.1%) e Autoveicoli e moto (-25.9%), fortemente penalizzati dal blocco degli acquisti di famiglie e imprese, sia in Italia sia sui mercati internazionali. È quanto emerge dal Rapporto Analisi dei Settori Industriali di maggio, curato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo e da Prometeia.
La ripresa vera è prevista nel prossimo anno. Per il 2021, infatti, si attende un significativo rimbalzo, con una crescita del fatturato deflazionato pari al 5,3%. Nel triennio 2022-‘24 l’attività manifatturiera proseguirà lungo un percorso di graduale recupero, a ritmi di poco inferiori al 3% medio annuo in una fase che costituirà un’opportunità di trasformazione e modernizzazione del nostro tessuto produttivo, accelerando processi di innovazione e digitalizzazione già avviati nell’ambito della transizione verso il 4.0, che andranno a rinvigorire il ciclo degli investimenti. In questo contesto di ritrovata fiducia, anche le tecnologie green giocheranno un ruolo chiave, alla luce del percorso già avviato nell’automotive e delle indicazioni tracciate a livello comunitario.
Secondo Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo, “la gestione dell’emergenza può, e deve, essere l’occasione per accelerare i processi di trasformazione, in particolare nell’ambito della sostenibilità ambientale e della digitalizzazione della nostra economia. Investimenti verso progetti e produzioni a basso impatto ambientale rappresentano un fattore competitivo e di sviluppo per l’economia. A maggior ragione dopo questa emergenza sanitaria, che ha permesso di verificare i vantaggi delle nuove tecnologie (dal controllo non tradizionale delle fabbriche, alle vendite online, allo smart working), occorre accelerare sul fronte della digitalizzazione con uno sforzo congiunto delle imprese, anche quelle di minori dimensioni, e delle istituzioni”. Per Alessandra Lanza, senior partner di Prometeia, “la crisi internazionale potrebbe accelerare processi di near-shoring, già avviati per alcuni settori, al fine di garantire i cicli di fornitura anche nel caso di nuovi fenomeni epidemici e di contenere i rischi connessi a una produzione frammentata su scala globale”.
Il tessuto manifatturiero italiano – secondo lo studio – si trova a dover fronteggiare una situazione particolarmente complessa, di crisi economica (e sanitaria) senza precedenti, dove shock di domanda e di offerta rischiano di avere effetti sulla tenuta di una parte della capacità produttiva. Le misure di contenimento dell’epidemia, adottate sia nel nostro paese sia nei vari paesi del mondo (in maniera asimmetrica nelle tempistiche di lockdown e nel perimetro di azione), hanno portato a un rapido deterioramento del contesto operativo. Sull’intensità della ripresa gravano rischi al ribasso, derivanti da eventuali nuove fasi di stop and go che potrebbero prospettarsi con il ritorno di focolai del virus. Ulteriori rischi sono possibili sul fronte del commercio internazionale, già colpito nel 2019 dalle guerre tariffarie tra Stati Uniti e Cina, e che potrebbe registrare nuove tensioni legate alla diffusione della pandemia.
Nuove opportunità di crescita potrebbero giungere da una maggiore regionalizzazione delle catene del valore, che vedrà un irrobustimento delle piattaforme produttive europee, dove le imprese italiane potranno contare su un buon livello competitivo per conquistare spazi. La crisi avrà impatti sulla redditività manifatturiera, ma meno intensi rispetto al 2009. Il tessuto produttivo si presenta infatti, ad oggi, rafforzato rispetto al passato, in termini di liquidità e patrimonializzazione, e quindi potenzialmente più resiliente. I provvedimenti adottati a sostegno delle imprese, inoltre, saranno efficaci nell’evitare che eventuali squilibri si riversino lungo le filiere, danneggiando gli anelli più deboli della catena del valore.