Il paese dei creduloni

In un Paese immaginario due persone decidono di mettersi a disposizione della collettività, per cui scendono in campo alle elezioni amministrative.

Candidato “A”: crede nella Politica quale arte del governare, strumento utile alla società e alla redazione di regole che favoriscano la crescita collettiva. Il suo obiettivo primario è quello di amministrare, o di fare opposizione, con lo scopo di migliorare la qualità della vita della propria gente, e forse del mondo intero. Questo tipo di aspirante alle cariche elettive ha però quasi sempre un punto debole, ossia lo schieramento in cui milita. Solitamente il partito gli richiede un indiscutibile senso di appartenenza e un’obbedienza assoluta. Il gruppo partitico spesso si comporta come una bocciofila mal gestita: privilegia la propria autoconservazione e crescita, mentre gli interessi collettivi scivolano in secondo piano. Metri di valutazione che non sempre favoriscono il successo di colui che,intriso di ideali e di coerenza,si propone in lista.

Candidato “B”: la sua disponibilità a entrare in competizione elettorale è puro marketing. Lavora sul marchio, cercando quello più gradito ai propri probabili elettori, nonché a un programma studiato con l’esclusivo scopo di essere accattivante (poco utile a risolvere problemi, ma idoneo a catturare voti sulla base di slogan elementari). Per lui tutto si riduce a una pura operazione commerciale: investe in materiale pubblicitario e arruolamento di persone fidate, auspicando che spendere molto porti buoni frutti. In caso di vittoria elettorale il suo obiettivo principale sarà recuperare i soldi spesie aggiungere un considerevole profitto, tradotto in benefit e gettoni. Nella pratica, il potere acquisito gli sarà utile per favorire il suo esercito di sostenitori sul territorio. L’importante, per questo tipo di politico, è mettere ovunque le persone giuste, coloro che dovranno sostenerlo peressere poi a loro volta sostenuti, oltre garantirsi un buon rapporto con i propri finanziatori.

La scarsa voglia di leggere e informarsi da parte dei cittadini (che votano nel Paese frutto di fantasia) unita a un potente battage sui media nonché a poche parole d’ordine semplici, quanto menzognere, sono gli ingredienti di un cocktail vincente: una mescolanza di elementi che di norma premia il candidato “B” a scapito dell’avversario “A”. Il meccanismo legato al business trionfa quasi sempre, tranne rare quanto preziose eccezioni, e le conseguenze sono quelle che la cronaca narrerà tutti i giorni.

Inutile stupirsi, ancor più vano lamentarsi, per quanto accade in seguito. Gli abitanti del Paese immaginario si lasciano incantare dal pifferaio magico di turno. Essi sovente preferiscono vestire i panni di“sudditi” anziché quelli di “cittadini”,come dimostrano le continue scelte che compiono nonché la facilità con cui cadono nelle fake news e nel qualunquismo più bieco. Neppure l’arte (la satira e la musica, come il teatro o il buon cinema) riescono a scuoterli: i valori (liberali o socialisti essi siano) regolarmente si piegano davanti alle strategie di comunicazione.

Non occorreva quindi essere dei veggenti per indovinare quali sarebbero stati i titoli dei giornali del “Day after”, del dopo quarantena sanitaria, in quel Paese fantastico. Il Covid ha infatti offerto morte e tanti buoni affari a pochi individui spregiudicati. Atti di corruzione, concussione e arricchimenti garantiti dalle forniture sanitarie destinate ai reparti impegnati nella lotta contro l’epidemiahanno letteralmente occupato le prime pagine e monopolizzato i notiziari televisivi.

Fortunatamente, tale Paese onirico non esiste, e se fosse reale si troverebbe sicuramente in terre lontane da casa nostra. Non facciamoci trarre in inganno da alcuni tristi episodi del mondo reale riportati dall’informazione in questi giorni: casi sporadici, eccezioni alla regola del buonsenso e della morale, insufficienti a focalizzare comportamenti voluti e studiati con metodo.

Non diamo quindi troppo rilievo alle dichiarazioni dell’ex deputato Mario Sberna, il quale descrive il suo ricovero per contagio da Coronavirus come un’avventura simile a quella che potrebbe vivere un degente ospedaliero in Burundi. Nell’impietosa narrazione il parlamentare denuncia l’assenza nell’ospedale lombardo di bombole di ossigeno, coperte e cibo, nonché la destinazione della lavanderia al ricovero dei malati di Covid. Sberna ringrazia gli infermieri per la loro dedizione e l’impegno umano, oltre che professionale, ma paragona la struttura ai fatiscenti ospedali del terzo mondo.

Conosciamo bene inoltre l’abitudine diffusa di buttare sempre fango sulle giunte regionali del Nord (come recentemente ha scritto un quotidiano vicino alla Lega). Lo dimostrano, a prova di smentita, le notizie inerenti un presunto interesse personale del presidente lombardo (Fontana) per l’acquisto di camici da corsia forniti, per una pura casualità, da sua moglie e da suo cognato. Si tratta certo (se mai la vicenda fosse confermata) di un piccolo e fortuito incidente di percorso. È invece senz’altro un “qui pro quo” la vendita al sistema pubblico di protezioni individuali inidonee da parte dell’ex presidente Pivetti (ora indagata pure per riciclaggio), dovuto probabilmente a un attimo di distrazione nella catena di produzione. Ugualmente, i sospetti della Procura torinese sulla probabile inadeguatezza della prima Unità di crisi piemontese sono certamente nati da banali incomprensioni.

Sospetti insensati colpiscono pure alcuni gestori delle spiagge demaniali, i quali hanno esteso i confini dei loro bagni solamente per senso del dovere, invadendo quel poco di spiaggia libera rimasta sul litorale, e hanno alzato i prezzi di accesso al mare con l’unico scopo di consentire agli italiani di andare in vacanza (sembra paradossale ma garantiscono sia questa la motivazione).

L’elenco degli equivoci in cui siamo caduti tutti è molto lungo: malintesi che sovente ci hanno fatto dubitare della buona fede di amministratori pubblici e imprenditori privati. È ad ogni modo considerevole il giro di affari e di soldi scatenato da quella che per molti è stata un’epidemia tragica.

Meno male che il Paese immaginario non è neppure lontanamente paragonabile al nostro, poiché in caso contrario dovremmo preoccuparci: chiederci se non fosse arrivata l’ora di passare dall’eterno stato di bambinoni creduloni, inclini alla sudditanza, a quello di cittadini titolari di doveri e diritti assoluti. Essendo lontani da quella nazione fatta di politici inclini al solo business, possiamo dormire tutti sonni tranquilli.

“Andrà tutto bene”, sempre e comunque.

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