Torino si è fermata

I dati ci dicono che Torino sarà, fra le grandi città del Nord Italia, una delle più penalizzate dalla crisi economica post Covid 19. La nostra città è arrivata in piena pandemia in uno stato comatoso che si trascina dietro da anni, con una struttura socio-economica fortemente indebolita, e del tutto impreparata ad affrontare uno shock economico di queste dimensioni.

Se c’è una cosa che questi mesi di pandemia nazionale e, soprattutto, gli ultimi quattro anni di amministrazione torinese ci hanno insegnato è che non si può prendere la prima persona che passa e affidarle un incarico di responsabilità con il solo obiettivo di occupare una poltrona perché, ben che vada, nulla cambierà ma molto probabilmente potrà andare solo peggio.

Una classe dirigente che ha dato una pessima prova di sé, arroccata su posizioni ideologiche del tutto anacronistiche e distanti da quella che è la vita reale dei cittadini, scelte alquanto discutibili spesso e volentieri guidate da burocrati comunali che hanno di fatto preso il sopravvento su una politica debole, incapace di imprimere una guida, hanno prodotto (in nome della legalità) esattamente l’esatto contrario.

Intere zone della città sono state occupate da insicurezza e illegalità e i cittadini hanno progressivamente perso spazi cittadini a favore di chi, in barba alle regole, li ha occupati sfruttando proprio la debolezza dell’azione politica. Quegli stessi amministratori che solo poche settimane fa erano in grado di impiegare uomini e mezzi per controllare minuziosamente vaste aree cittadine, addirittura con l’impiego di droni, non sono stati in grado di migliorare una situazione oggettivamente critica sul tema sicurezza per molti torinesi. Basti pensare, per esempio, alla protesta affidata alle “lenzuola” con cui gli abitati di Borgo Aurora hanno lanciato il loro grido di allarme stesse scene e stesso disagio di quattro anni fa quando a guidare la città c’era un’amministrazione di altro colore.

Torino si è senza dubbio fermata, negli anni non ha saputo cogliere le trasformazioni della nostra società: un immobilismo con molti padri che ha fatto perdere il treno del cambiamento alla nostra città. Un treno sul quale sono salite invece altre città: alcune sono divenute metropoli europee, altre hanno superato di gran lunga sia in ricchezza che in qualità della vita il vecchio e immobile capoluogo piemontese. Per una ripartenza forte e decisa con l’obiettivo di provare a salire sul treno in corsa, occorre che la parte politica si assuma fino in fondo e in prima persona le proprie responsabilità, bisogna smetterla di continuare a pensare di colmare i fallimenti e le proprie incapacità con alchimie lessicali e politiche indicando ai cittadini una strada da percorrere e gli obiettivi da raggiungere.

La strada da seguire, a nostro avviso, per tutti quelli sognano un altro futuro per Torino, non può che essere quella della competenza, al di là dell’appartenenza politica, al di là dell’ideologia: senza scelte coraggiose (anche a discapito dei piccoli interessi di bottega) siamo convinti che mai arriverà la possibilità di recuperare il tempo perduto.

*Guglielmo Del Pero - SiAmo Torino

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