OPERE & OMISSIONI

Tav, l'alibi bipartisan del commissario

Cirio teme pastoie romane e a dargli manforte arriva FdI che presenta un ordine del giorno alla Camera (respinto). Per il Pd non è necessario. Gariglio: "Piuttosto si nomini il capo dell'Osservatorio". Un'ambiguità che rimanda la vera questione: la tratta nazionale

Su quale sia la nuova linea (politica) riguardo all’alta velocità tra Torino e Lione regna ancora una certa confusione. Ufficialmente nulla è cambiato rispetto al via libera dato dal Parlamento un anno fa, quando la Tav diventò il casus belli che fece deragliare il governo gialloverde, ma tra i non detti e qualche ambiguità lessicale c’è chi scorge pericolose manovre sotterranee.

E proprio per evitare che “manine” ministeriali possano mettere lo zampino sull’opera, facendo rallentare i lavori o modificando in parte i tracciati, anche solo sulla tratta nazionale, che Alberto Cirio continua a chiedere a gran voce la “nomina di un commissario con poteri speciali”. Per il governatore del Piemonte un commissario potrebbe spostare il centro decisionale da Roma – dove sono ancora tanti i nemici della Tav, e non solo nelle aule della politica – a Torino. “Attraverso la Tav passa il futuro del Piemonte e dell’Italia, quindi dal Piemonte diciamo a gran voce che la Tav va completata con le sue opere complementari. Il commissario lo scelga il Governo, non ci interessa chi lo fa” ha ribadito ancora oggi il presidente della Regione.

A dargli manforte ci pensa la deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli secondo la quale “la maggioranza tifa per il rallentamento dell’opera”. Il timore di manovre diversive da parte del Movimento 5 stelle è forte, così come il rischio che il Pd chiuda un occhio per evitare di mettere in pericolo l’alleanza. Per questo a Torino l’attenzione resta altissima, proprio ora che con la pubblicazione dei bandi da parte di Telt l’iter non dovrebbe più subire ulteriori stop and go. Oggi è stato votato a Montecitorio un ordine del giorno di FdI in cui “si chiedeva di colmare gli indecisionismi degli ultimi giorni che hanno visto esclusa la Tav dall’elenco delle opere da commissariare, rendendola prioritaria solo a parole” dice Montaruli. Ma il provvedimento è stato respinto col voto contrario di Pd e Leu e l’astensione di Italia Viva. “Il no al commissario, richiesto peraltro anche dal presidente Cirio, è un atto contro la Val Susa e il Piemonte”.

A ben guardare le procedure in atto, da un punto di vista tecnico, non richiederebbero la presenza di un commissario; trattandosi peraltro di un’opera internazionale e in quanto tale soggetta a norme ben precise, attraverso le quali sono già partite le procedure per riprendere i lavori nel tunnel di base. La questione ormai è diventata prettamente politica e riguarda l’esecutivo e in particolare i piani legati alla tratta nazionale. Il nodo – in tutti i sensi – è l’interporto di Orbassano e lo ha capito bene Cirio secondo il quale se non si passa da lì “rischiamo di avere la Milano-Lione”.

Diversa la posizione di Davide Gariglio, deputato torinese del Pd, componente della Commissione Trasporti alla Camera. “Il governo, inserendo la Tav come infrastruttura prioritaria nel documento Italia Veloce, ha ribadito che l’opera verrà completata e che in Val di Susa l’ammodernamento del tratto ferroviario già presente consentirà risparmi sostanziali di tempo e denaro. Si tratta di un passo avanti significativo che pone fine ad ogni illazione”. Gariglio definisce “surreale e fuorviante ogni polemica sul commissario” giacché “quando i lavori vanno avanti non occorre”. Piuttosto, secondo il parlamentare dem, “serve che il Governo sblocchi la nomina del presidente dell’Osservatorio per garantire che le opere accessorie sul territorio vengano realizzate nei tempi stabiliti”. La querelle continua, alla faccia dell’Italia Veloce.

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