MITO(MANI)

Gli industriali di Torino tifano Milano

Appendino resta sola a battersi per la sua città nella sfida per il Tribunale unico dei brevetti. E polemizza (per interposta persona) con Marsiaj che invece lavora "per il bene del Paese" e gioca di sponda con viale dell'Astronomia

Quello che nelle stanze ovattate di via Fanti nessuno si permetterebbe neanche di insinuare, lo lascia intendere chiaramente l’ex presidente della Sala Rossa Fabio Versaci secondo cui nella sfida con Milano per accaparrarsi il Tribunale unico dei brevetti (Tub) gli industriali torinesi non solo si sono tirati indietro, forse hanno addirittura svenduto la loro città. “Il bene del Paese prevalga” è l’appello di Giorgio Marsiaj, presidente dell’Unione industriale di Torino, in una nota diffusa ieri sera. Non il bene del capoluogo piemontese, in lizza proprio con la città meneghina per ospitare uno dei più prestigiosi organismi europei in procinto di traslocare per via della Brexit, ma “del Paese”.

Quello che afferma successivamente, poi, non si presta a troppe interpretazioni: “Deve prevalere una visione di lungo periodo e di interesse generale: collocare in Italia la sede del Tribunale rappresenterebbe una vittoria per l’intero Paese che porterebbe ricadute certe sulla ripresa dell’economia anche del nostro territorio”. Il messaggio è chiaro e a Palazzo Civico l’ha capito bene Chiara Appendino che, da par suo, ha già mosso mezzo mondo per portare a casa la vittoria. Il Movimento 5 stelle fa il tifo per lei, mentre Pd e Lega tirano la volata a Milano. Giuseppe Conte, tanto per cambiare, non sa dove voltarsi. “Serve un lavoro di squadra per una proposta vincente e condivisa” dice Marsiaj facendo infuriare la sindaca grillina che tuttavia non può scagliarsi contro gli industriali della sua città e così sguinzaglia colui che ormai, persa la poltrona di presidente del Consiglio, funge da ventriloquo.

“Ovviamente non è il caso di fare la guerra a Milano, ci mancherebbe, ma di avere un po’ a cuore il futuro della nostra città sì” dice Versaci. Poi ribadisce quel che è noto: “Noi stiamo facendo di tutto per rendere Torino protagonista in ogni campo e stiamo dando il massimo anche in questa partita. La faccia vale la pena metterla anche quando si rischia una sconfitta. È troppo semplice fare un passo di lato e poi puntare il dito sui fallimenti. I risultati arrivano quando si riesce a far rete”.

Marsiaj la rete la fa, ma non con Appendino, piuttosto con Carlo Bonomi. C’è infatti un preciso indirizzo di Confindustria secondo cui la candidata deve essere Milano. È la città che ha più possibilità di spuntarla e soprattutto che attende ancora una sorta di risarcimento dopo lo smacco subito sull’Agenzia europea del farmaco (Ema), finita a sorpresa ad Amsterdam per un solo voto, quando in molti all’ombra della Madunina avevano già messo lo champagne in fresco.

Il Tribunale unificato dei brevetti non è un’istituzione dell’Unione europea, ma il frutto di unaccordo intergovernativo tra 24 dei 27 Paesi dell’Ue. Dal 2022, data prevista per l’inizio dell’attività, il suo compito sarà quello di dirimere le controversie legate ai brevetti e in particolare al nuovo “brevetto unitario europeo”. A differenza di quello tradizionale, che richiede la convalida in ciascuno degli Stati membri nei quali si desidera ottenere la protezione, questo sistema tutelerà l’invenzione in modo automatico in tutti gli Stati. Secondo le stime del Sole24Ore l’impatto economico sul territorio sarebbe di circa 300 milioni di euro. L’Italia non può permettersi di lasciarsi sfuggire anche questa occasione: il 10 settembre partirà l’iter di assegnazione, manca meno di una settimana, Torino sembra sempre più sola e Appendino teme di dover incassare un’altra sconfitta a vantaggio dei cugini milanesi, dopo la controversa assegnazione delle Olimpiadi che escluse proprio il capoluogo piemontese e le sue montagne.

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