PROFONDO ROSSO

Regione al verde, dopo i bonus a pioggia le casse sono a secco

Tra minori entrate fiscali e maggiori spese si è generata una voragine nei conti da 200 milioni. Dal Governo ne arriveranno 139 ma non bastano. Intanto i rubinetti restano chiusi in attesa della Corte dei Conti. La partita sul Recovery Fund

Tra un bonus e l’altro la Regione Piemonte ha distribuito nei mesi scorsi circa 200 milioni di euro e ora, causa le minori entrate dovute alla crisi generata dalla pandemia, quella cifra è – soldo più, soldo meno – l’ammontare di una voragine nelle casse di piazza Castello. A livello di bilancio sono partite diverse: buona parte dei fondi speciali messi a disposizione dal Riparti Piemonte e altri provvedimenti che hanno distribuito contributi a pioggia arrivano in buona parte dalle riserve di FinPiemonte, mentre il buco è generato essenzialmente dalle minori entrate fiscali. Se su Irpef e Irap le perdite potrebbero essere contenute, più preoccupante è la situazione sul bollo auto, dove i pagamenti erano stati sospesi e ora c’è chi ne ha chiesto una dilazione perché in difficoltà a pagare in un’unica soluzione, aumentando anche i problemi di cassa. Per non parlare delle maggiori spese: sul trasporto pubblico locale, per esempio, lo Stato ha coperto solo l’80% dei costi stimati dalla Regione dopo che per mesi treni e bus hanno circolato vuoti o quasi: ci sono abbonamenti da rimborsare e contratti di servizio da rispettare e la Regione è l’unica che può intervenire laddove mancano risorse. 

L’allarme è scattato nelle settimane scorse quando è partito l’ordine di bloccare ogni spesa che non sia già stata pianificata. Le proiezioni degli uffici parlano di una voragine che si è ormai aperta e che il Governo riuscirà solo in parte a mitigare. Due diversi provvedimenti statali dovrebbero garantire alle casse regionali circa 139 milioni. All’appello, se saranno confermate le ipotesi più nefaste, potrebbero mancare oltre 60 milioni. Entro la fine del mese è attesa la parifica della Corte dei Conti sul rendiconto del 2019 e in quella sede i giudici contabili diranno se Alberto Cirio potrà utilizzare, per chiudere il bilancio di quest’anno, le risorse generate grazie a un recupero maggiore del previsto sui disavanzi passati (circa 50 milioni di euro). Sarebbe una toppa mica da ridere vista la situazione, ma fino a quel momento la prudenza è d’obbligo.

Un assaggio della situazione lo ha dato ieri il custode delle casse regionali, l’assessore Andrea Tronzano che a fronte delle richieste dell’opposizione di allentare i cordoni della borsa per ampliare la platea dei beneficiari del buono scuola ha spiegato quanto al momento nessuna manovra espansiva sia possibile: si vedrà in sede di assestamento.

Parallelamente alla corsa contro il tempo per trovare le risorse necessarie a chiudere l’anno, c’è un altro treno da non perdere: entro il 15 ottobre le Regioni devono, infatti, consegnare i propri progetti d’investimento per intercettare il Recovery Fund. Il Piemonte è tra le aree geografiche che stanno faticando maggiormente a risollevarsi dalla crisi, almeno rispetto a regioni più dinamiche come Lombardia ed Emilia-Romagna e per questo quella sui fondi europei straordinari diventa una partita fondamentale per agganciare la ripresa a partire da due progetti ancora impantanati nelle pieghe della burocrazia e dell’incapacità politica come il Parco della Salute di Torino e il superospedale di Novara.

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