PALAZZO LASCARIS

Azzardo, il centrodestra riapre i giochi

Dopo il blitz fallito d'inizio estate, la maggioranza avvia in Consiglio regionale l'iter di modifica della legge sulle slot machine. Obiettivo: ridurre la distanza dei punti di scommessa dai luoghi sensibili ed eliminare la retroattività. Ma la minoranza promette battaglia

Più che una scommessa sul risultato lo è sui tempi necessari per raggiungerlo. Il centrodestra sa di avere i numeri e con questi rilancia e punta a cambiare in fretta la legge sul gioco d’azzardo varata dall’amministrazione di centrosinistra nel 2016 e ritenuta dall’attuale maggioranza alla guida della Regione troppo restrittiva e penalizzante sotto il profilo economico e occupazionale.

Oggi, con l’avvio in commissione dell’iter per la riforma promessa dal governatore Alberto Cirio e caldeggiata da tutte le forze della coalizione, si riparte dopo il fallito tentativo di modificare la norma inserendo cambiamenti assai meno restrittivi nell’Omnibus all’inizio dell’estate. In quell’occasione le minoranze e in particolare Pd, M5s e Lev si erano messi di traverso lungo la strada immaginata breve e rapida dal centrodestra. Migliaia e migliaia di emendamenti ostruzionistici e l’intenzione della minoranza di non ritirarne neppure uno avevano portato a uno stallo dal quale il centrodestra sarebbe dovuto uscire, sia pure rinunciando a quella corsia preferenziale data, appunto, dall’Omnibus. E così andò. Cirio si fece mediatore, i lavori d’aula vennero finalmente sbloccati e la nuova legge che regola l’utilizzo delle slot machine sul territorio piemontese, venne stralciata e indirizzata sulla via tradizionale, ovviamente meno breve.

L’impatto in Piemonte della norma varata quattro anni fa, inserendola nell’ambito sanitario come baluardo contro la ludopatia, appare chiaro da alcuni numeri di fronte ai quali maggioranza e opposizione hanno un atteggiamento diametralmente opposto: c’è chi li giudica un grande risultato per arginare una piaga sociale e chi li indica come parametri con cui misurare gli effetti negativi sull’economia e l’occupazione.

Il Libro Blu dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, evidenzia come lo scorso anno la media nazionale del denaro speso nel gioco d’azzardo (escluso l’online) è stata di 1.463 euro pro capite, mentre il Piemonte è molto al di sotto con 1230 euro. Dati che se da un lato suffragano la tesi che sostiene gli effetti positivi della legge regionale che, con il distanziometro ovvero i limiti delle slot da scuole, ospedali, e altri luoghi sensibili, dall’altra offrono il destro a chi lamenta e paventa pesanti ripercussioni su un comparto dell’economia.

La normativa, tuttora in vigore in ambito regionale, ha di fatto reso meno pervasiva la presenza delle slot machine sul territorio piemontese, dove oggi c'è un locale con slot ogni 3mila abitanti contro la media nazionale di un locale ogni 980 residenti. Ma quella legge “va cambiata” aveva detto Cirio dovendo rinunciare al percorso rapido dell’Omnibus. mentre l'assessore al Bilancio Andrea Tronzano nella stessa occasione aveva sottolineato la necessità di tutelare i posti di lavoro nel settore.

Di parere opposto il piddino Domenico Rossi, vicepresidente della commissione Sanità che si rifà anch’egli ai numeri: "Il gioco in Piemonte crescerispetto al 2015 del 10,3%, ma nel resto del Paese l'impennata supera il 26%. Secondo i dati elaborati dal coordinatore dei servizi per il gioco patologico in Piemonte, dal 2015, anno precedente l'entrata in vigore legge piemontese, la raccolta del gioco fisico in Italia aumenta di quasi 3,5 miliardi (+5,2%) mentre in Piemonte diminuisce di oltre 500 milioni (-10%) e se si fa riferimento ai soli apparecchi fisici – aggiunge il consigliere dem che fu relatore della legge nella passata legislatura – la distanza diventa abissale: la flessione nazionale è del -1,5% quella piemontese del -25,3%. Anche la forbice della spesa è significativa: a livello nazionale si perde di piu' (+0,42%) in Piemonte sensibilmente meno (-9,2%) con 106 milioni di euro che restano nelle tasche dei piemontesi". Per Rossi "sono numeri che confermano l'efficacia della legge in vigore: una buona legge, che mette dei paletti chiari a tutela della salute dei cittadini e del benessere delle famiglie, e che non uccide un settore che, comunque, nel 2019 ha fatturato 4,5 miliardi di euro".

Voce fuori dal coro del Pd quella dell’ex consigliere regionale Luca Cassiani che in occasione del bracco di ferro tra maggioranza e opposizione nel giugno scorso rilevò come “nessun’altra Regione d’Italia ha fatto una legge più proibizionista e fallimentare di quella del Piemonte, che espelle il gioco legale dal territorio e lo consegna alla criminalità organizzata". Per Cassiani è "ridicolo che alcuni consiglieri regionali del Pd difendano la norma andando di fatto contro quanto stanno facendo le regioni a guida Pd, come l’Emilia Romagna, la Toscana di Rossi, la Puglia e lo stesso Lazio, del governatore e segretario Nicola Zingaretti”.

Nei mesi scorsi contro l’attuale norma sulle slot erano scesi in piazza i rappresentanti di categoria dei gestori uniti sotto la sigla Astro rivendicando la legalità del gioco e i rischi per molti esercizi pubblici e i loro dipendenti nel caso non si modifichino i limiti imposti dalla legge varata nella scorsa legislatura e alla cui pesante modifica – soprattutto per quanto riguarda il distanziometro – si incomincerà a lavorare oggi con l’avvio del procedimento in commissione. Due le proposte di legge, entrambe presentate in date diverse dal consigliere della Lega Claudio Leone, al momento sospeso dal partito per aver incassato (e tardivamente restituito) il bonus statale. Nel primo testo, più minimale, si punta a eliminare la retroattività dell’obbligo di adeguamento alla distanza minima di 500 metri dai luoghi sensibili (scuole, ospedali. banche ) anche ai titolari di sale gioco e sale scommesse già esistenti nel 2014, due anni prima che venisse approvata la legge. La seconda pdl è molto più radicale e prevede il dimezzamento della distanza minima e la cancellazione delle limitazioni orarie alle sale giochi da parte dei Comuni.

Quanto sarà rapido l’iter e quanti ostacoli verranno posti dall’opposizione resta una scommessa su cui la stessa maggioranza, dopo lo stop sull’Omnibus, sembra attendere per decidere la posta.

print_icon