Torino in moto con l'auto  

La sospensione degli ammortizzatori sociali sino a fine del 2020 per Mirafiori e Grugliasco non è solo una buona notizia, è un segnale che l’economia sta risalendo la voragine dei primi sei mesi dell’anno determinata dalla pandemia mondiale. Soprattutto è un segnale per il territorio metropolitano, che riporta al lavoro oltre 4.000 mila addetti Fca.

Rivendico con orgoglio che la mia organizzazione sindacale, la Fim e la Cisl, hanno sempre, senza tentennamenti, difeso le scelte sindacali fatte sin dal referendum di Mirafiori del gennaio 2011. Scelte che oggi, alla ripresa totale del lavoro, confermano la loro giustezza e premiano la coerenza e la serietà del nostro fare sindacato. Non abbiamo mai tenuto i piedi in due scarpe come hanno fatto altri, ma abbiamo sempre creduto di fare la scelta giusta anche contro tutto un Paese come accadde tra il 2009 e il 2011 con l’accordo di Pomigliano prima e di Mirafiori dopo, con referendum annessi. Con piacere vedo molta autocritica in Fiom che “rinnova”, con un sessantenne, i suoi vertici regionali.

Certo ci saranno ancora alti e bassi nell’andamento dei volumi e magari si dovrà ancora fare uso di ammortizzatori sociali concordati ma mentre nel Paese si discute della fine del divieto di licenziare e come gestirlo, in Fca abbiamo il rientro a tempo pieno di tutti gli addetti.

Nel frattempo e con tempestività di argomento, la Giunta regionale, perennemente a corto di idee, lancia la suggestione di una sovvenzione per le imprese che non licenziano, copiando una proposta già avanzata dal Governo. Speriamo che non sia come la distribuzione a pioggia dei 2.000 euro alle imprese “dimenticate” dall’esecutivo che a sua volta sono state dimenticate, in alcuni casi, anche da Alberto Cirio. Mentre molti esponenti della stessa maggioranza regionale e oppositori dell’esecutivo giallorosso si ricordavano di beneficiare degli ormai famosi 600 euro.

Torino e la sua area metropolitana hanno bisogno di investimenti, di occupazione, non servono più sovvenzioni, o meglio vanno solo erogate a fronte di capitale privato messo dalle imprese. Siamo diventati un Paese in cui ognuno punta il dito verso gli altri salvo poi pretendere assistenzialismo, come gli altri.

Nelle molte analisi che leggo non trovo un imprenditore che dica di essere disposto a investire capitale proprio ma tutti invocano l’uso del risparmio degli altri, delle famiglie, o l’intervento statuale. L’idea grillina di rinverdire, senza essere capaci di ripetere la stagione “fortunata”, delle partecipazioni statali è un segnale che l’imprenditoria dovrebbe leggere come preoccupante anziché sperare sempre nell’aiutino.

Siamo un Paese non attrattivo e che non investe il suo capitale d’impresa. Dove andremo di questo passo?

Oltretutto, anche a fronte del Recovery Fund temo che l’elenco delle opere da finanziare siano sempre le stesse, dalla Metro 2 al Competence Center. Ma non erano opere già finanziate, almeno stando alla retorica di certi politici? Oppure avremo un elenco di progetti “anti-auto” cari all’attuale amministrazione torinese. Anche per questo ai grillini non basterà un’alleanza con il Pd per salvarsi, anzi il rischio è che gli elettori caccino il M5s e chi si allea con esso anche attraverso figure civiche. Le ultime elezioni regionali hanno confermato un grado di intelligenza dell’elettore molto superiore al livello medio della politica. Alla sindaca andrebbe regalata l’allegoria e gli effetti del buon e del cattivo governo del pittore Lorenzetti, dipinti nel 1338/39 affinché ne studino comportamenti e significati. Ne attualizzo qualcuno partendo dal presupposto che ogni buongoverno è anche foriero di crescita del territorio e di crescita di lavoro e occupazione.

Non si governa con l’acredine, contro qualcuno o qualcosa (in questo caso l’auto e tutto ciò che ne attiene, dall’automobilista all’industria automotive). Non si governa contro l’opposizione ma per il bene di tutta la cittadinanza. Si governa con il consenso cittadino e non sulla base di un programma avulso dalla realtà.

Se si riuscisse a intrecciare questi presupposti, che valgono più per chi verrà piuttosto che per chi è a fine mandato, avremo un territorio metropolitano  attrattivo e  occupabile, perché la prima cosa seria da fare per il sindaco di Torino che verrà  è amministrare non solo la città ma tutta l’area metropolitana. Perché il tema centrale è il lavoro, senza lavoro non esiste nulla. Non esiste turismo, non esiste attrattività del territorio, non esiste cultura. Serve l’industria come volano trainante.

Da qualche giorno gli artigiani lanciano segnali allarmanti sul loro futuro, oltreché per le scelte sbagliate delle maggioranze territoriali attuali con ostacoli alla circolazione dei veicoli commerciali nei centri abitati e per il loro difficile ricambio generazionale. Se Cirio pensava con i duemila euro di avere risolto il problema non ha funzionato. Occorre una strategia in cui ci siano, prendendo spunto dagli  artigiani, elementi di prospettiva e non elettorali.

Il ricambio generazionale non lo si affronta con l’ennesimo sostegno finanziario ma con un accompagnamento culturale in cui bisogna accorpare le piccole e piccolissime imprese facendole crescere di occupati e di volumi di affari per cui non basta il figlio che subentra al padre ma occorrono manager per la piccola impresa. Lasciamo perdere la “Chiorinata” sui manager pubblici-privati di qualche tempo fa!

Occorre creare una scuola di formazione ad hoc che sviluppi la cultura del medio e piccolo imprenditore perché se la piccola impresa è un architrave molti importante della nostra economia è anche la sua debolezza intrinseca che non fa crescere l’economia.

Pensiamo a proposte nuove anziché ripetere sempre le stesse cose. La fabbrica di batterie non verrà mai a Torino e i primi a non crederci sono gli imprenditori, cioè coloro che dovrebbero investire. Al massimo andrà al Sud, anche per le regole d’ingaggio europee.

Oggi la fusione Fca-Psa, con la creazione di Stellantis, è sotto osservazione del Commissario Europeo alla Concorrenza per la produzione di veicoli commerciali leggeri in quanto le due aziende superano le quote antitrust e opererebbero in regime di monopolio. Fca-Psa stanno studiando come scorporare a una società terza una quota delle loro produzioni dei Lcv. Siccome le due società hanno, anche nel campo degli Lcv, avviato la produzione di veicoli elettrici/ibridi, sarebbe un’occasione da cogliere al volo per Torino e la sua area metropolitana. Siamo la Città in cui Fca ha stabilito il quartier generale dell’elettrico, proviamo a smuovere le acque con proposte industriali di prospettiva e coraggiose.

Regione e Comune, provateci. Chiamate Flavio Caroli, se serve, a leggere le allegorie indicate nei quadri del Buongoverno del Lorenzetti, basterebbero la temperanza e la prudenza, magari ne trarrete ispirazione e servirebbe a creare qualche posto di lavoro in più e a governare non contro una parte dei cittadini ma per il bene della comunità.

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