EMERGENZA SANITARIA

Aumentano i ricoveri Covid,
le Asl chiedono aiuto ai privati

La scorsa primavera le strutture accreditate fornirono poco meno di 600 posti letto per pazienti affetti dal virus. Ieri sfiorati i mille degenti negli ospedali piemontesi. La pressione del Dirmei sulle aziende per agire in fretta ed evitare il collasso del sistema

A marzo e aprile, quando gli ospedali erano allo stremo e i posti non bastavano più, quasi seicento letti per pazienti colpiti dal Coronavirus erano stati trovati nelle strutture private. Poco meno di una ventina le cliniche trasformate totalmente o parzialmente in Covid-Hospital.

Se mesi dopo lo scenario che si profila è lo stesso. Dalle direzioni generali delle Asl, in questi giorni, è un continuo rivolgersi ai gruppi proprietari delle strutture accreditate per chiederne la disponibilità e, in non pochi casi, sollecitandola in maniera pressante. Pur in continuo aumento, i ricoveri negli ospedali di pazienti positivi sono ancora fortunatamente lontani da quelli che, nel pieno dell’emergenza, avevano di fatto imposto un blocco (salvo dei casi gravi e indifferibili) degli interventi programmati e dei ricoveri per altre patologie. Eppure la richiesta di aiuto al privato è già partita e va intensificandosi un po’ in tutte le province del Piemonte.

Gli ultimi numeri inerenti i ricoveri dicono che ieri si sfiorava quota mille, 944 per la precisione, con un aumento in sole 24 ore pari al 13 per cento. Crescono anche i posti occupati nelle terapie intensive: 61, con una crescita di 6 in un giorno. E proprio sulle terapie intensive va ricordato un dettaglio che tale non è e porta a valutare in maniera diversa la disponibilità dei letti di rianimazione: se in un reparto di terapia intensiva viene ricoverato un paziente Covid, gli altri letti non possono essere occupati se non da altri ammalati per il Coronavirus, per ovvie ragioni di contagio.

Ecco perché il rischio di saturazione di questi reparti può essere più rapido rispetto a quel che teoricamente i numeri indicherebbero, sempre considerando che della rianimazione necessitano anche pazienti colpiti da altre patologie oltre al Covid. Lo stesso vale per reparti in cui vengono ricoverati pazienti positivi. Insomma i numeri sulla carta spesso non possono essere quelli che i protocolli Covid modificano. Ricordando, come ha fatto ancora ieri il luminare dei trapianti Mauro Salizzoni, che quando si parla di terapie intensive non si tratta solo di attrezzature ma anche e soprattutto di personale medico e infermieristico formato ed esperto, il tema dei posti letto di fronte all’aumento dei casi da ospedalizzare sta diventando sempre più caldo. Ci sono poi quei ritardi segnati da più di un’azienda sanitaria o ospedaliere sugli adeguamenti previsti e noti da mesi, situazione che si intreccia con le lungaggini della struttura commissariale diretta da Domenico Arcuri sul procedimento per il raddoppio delle terapie intensive.

Un quadro che, tra interventi in ritardo e contagi che galoppano, rischia di far rivivere l’emergenza negli ospedali che ha segnato il lungo periodo più acuto dell’emergenza. C’è questa prospettiva da scongiurare negli appelli sempre più pressanti sulle strutture private da parte delle Asl, a loro volta sollecitate a garantire i posti necessari a fronteggiare il prevedibile ulteriore aumento di ricoveri dal Dirmei, il dipartimento interaziendale insediato nell’ex ospedale Valdese e in questi giorni in fase di passaggio dalla direzione di Carlo Picco a quella del rianimatore del Maria Vittoria Emilpaolo Manno.

La scorsa primavera solo in pochissimi casi si rese necessario requisire strutture private, la stragrande maggioranza venne messa a disposizione dai gruppi proprietari. Gli stessi che in questi giorni stanno ricevendo, un po’ in tutte le province, la medesima richiesta di sei mesi fa.

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