EMERGENZA SANITARIA

Covid, un commissario senza poteri

Nella delibera della Regione Piemonte, si specifica che l'incarico a Coccolo non prevede "l’assunzione autonoma di provvedimenti diretti". L'operatività nella gestione dell'emergenza resta nelle mani di Asl e Aso. E delle direzioni regionali

Chissà, forse memori di come sia andata a finire quando Matteo Salvini ha chiesto “pieni poteri” avranno pensato di dover star lontano da quella iellata frase. Esagerando, però. Tanto che quello nominato dalla giunta regionale lo scorso marzo a capo della macchina dell’emergenza Covid appare come un commissario (quasi) senza poteri. Vincenzo Coccolo, l’ex direttore regionale, geologo esperto di tenuta del territorio chiamato da Alberto Cirio a sostituire in fretta e furia lo spodestato medico delle maxiemergenze Mario Raviolo al vertice dell’Unità di Crisi, nel pieno della prima ondata di coronavirus, di poteri in effetti ne ha ben pochi.

La verità, oltre le apparenze, si scopre nella delibera dello scorso 16 marzo con la quale viene conferito l’incarico di “Coordinatore dell’Unità di Crisi e Commissario Straordinario”, ma – questo il punto – si precisa anche che “l’incarico non comporta l’assunzione autonoma di provvedimenti diretti nelle materie di coordinamento, restando ferme le funzioni e le attribuzioni in capo ai direttori e ai dirigenti regionali”. Un successivo atto conferma le competenze di Coccolo è il decreto (numero 93), datato 8 settembre 2020.

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Naturale chiedersi il senso della pomposa definizione di commissario straordinario – termine che si è imparato a conoscere nelle catastrofi dove quell’incarico ha sempre significato un’ampia deroga alle regole burocratiche e salti a piè giunti di una gerarchia spesso sinonimo di lentezze – di fronte a quel rimando all’ultima parola e conseguente potere di firma dei mandarini regionali.

Incarico a titolo gratuito, quello di Coccolo che con la riapertura dell’Unità di Crisi e la più che preoccupante crescita di contagi torna a essere cruciale per la gestione dell’emergenza, ma pur sempre con quelle inusuali limitazioni frutto non si sa bene di quali valutazioni da parte della giunta o, chissà, pressioni dell’alta burocrazia regionale di cui lo stesso attuale commissario ha fatto parte per anni. Può forse aver pesato, nella scelta di rendere poco straordinaria la figura commissariale, il piglio decisionista – con qualche eccesso coreografico, ma anche con positivi effetti immediati e tangibili – di Raviolo, figura lontana anni luce dal burocrate? Certo è che i poteri affidati al suo successore non sono per nulla pieni. Il contrario.

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