Elezioni, alleanze o pallottoliere?

C’è un filo rosso che lega la politica del passato – per intenderci quella della prima repubblica – con quella contemporanea. Mi riferisco al capitolo delle alleanze e delle coalizioni che di volta in volta vengono messe in campo in vista delle elezioni. Soprattutto per le consultazioni amministrative. E, non a caso, anche se ogni elezione è figlia di una particolare stagione storica, anche nell’attuale contesto politico il tema delle alleanze ha fatto capolino. Cioè è ritornato protagonista. In particolare nel campo del centro sinistra dove l’alleanza tra il Pd con il partito di 5 stelle resta al centro dell’attenzione per un futuro credibile ed efficace dell’intero centro sinistra.

Ora, persiste una differenza politica e di metodo di fondo nel costruire le coalizioni. A prescindere dai vari sistemi elettorali. E cioè, sono coalizioni che rispondono ad un preciso disegno politico e progettuale o sono e restano semplici pallottolieri? Dalla risposta concreta, e non propagandistica, a questa domanda si capirà la qualità e il profilo della coalizione che si candida a governare una città o una regione. E questo, del resto, è il nodo di fondo da sciogliere per capire lo stesso rapporto tra il Partito democratico e i 5 stelle. A prescindere dai programmi e dalla stessa possibilità, quindi, di poter governare con la dovuta coerenza una comunità locale. Perché non sempre le alleanze nazionali si riflettono meccanicamente a livello locale. Ricordo, sommessamente, che nella tanto deprecata e contestata prima repubblica, non mancavano gli esperimenti e le concrete scelte politiche per dar vita a coalizioni che si differenziavano dall’ormai celebre pentapartito a livello nazionale. Si trattava delle cosiddette “giunte anomale” siglate dalla Dc e dal Pci dell’epoca in alcuni grandi ed importanti comuni. Ma in quella occasione c’erano gruppi dirigenti locali autorevoli e con una forte personalità con programmi che non potevano essere intercambiabili e puramente propagandistici in virtù di alleanze posticce e costruite solo ed esclusivamente per vincere. Categorie che oggi, semplicemente, non esistono più e quindi abbiamo una politica più vulnerabile e più esposta inevitabilmente al vento del trasformismo e della improvvisazione.

Ed è proprio lungo questo percorso che si incrocia, come già detto poc’anzi, il dialogo e il potenziale accordo politico ed elettorale tra il Pd e il movimento dei 5 stelle, come auspicano e desiderano i rispettivi vertici nazionali dei due partiti. Solo attraverso un vero confronto politico, auspicabilmente alla luce del sole e trasparente, capiremo se si vuole dar vita ad una coalizione “organica, strutturale e di lungo periodo” come ha detto ripetutamente Zingaretti o se, al contrario, si tratta solo del solito, e del tutto comprensibile, pallottoliere per vincere con più facilità le elezioni e demandando a dopo le inevitabili e scontate contraddizioni politiche e programmatiche. Solo i comportanti concreti, e le rispettive e conseguenti scelte, scioglieranno questo antico nodo politico.

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