Sull'auto siamo la Cenerentola

Nel 2019 sono stati prodotti 67 milioni di autovetture (escludendo i veicoli commerciali leggeri Vcl, con loro saremmo a oltre 90 milioni), segnando un meno 6,5% rispetto al 2018. Il 60,6% sono prodotte in Asia di cui il 32% (21,3 milioni) prodotte in Cina. Nei primi dodici produttori di autoveicoli (auto+Vcl) figurano solo tre Paesi europei: Germania, Spagna e Francia. In Italia nel 2019 si sono prodotti 915mila autoveicoli ma le solo autovetture sono 542mila unità prodotte.

Siamo la Cenerentola nel panorama mondiale della produzione sia complessiva di autoveicoli che di autovetture anche se il dato va rapportato al Pil nazionale e al sua impatto dell’automotive e alle dimensioni globali del Paese. Restiamo una Cenerentola... anche se poi la sua storia finisce bene ma è una favola. Cerchiamo allora un lieto fine reale.

Ovviamente la produzione di autovetture è quasi tutta Fca (oltre a DR, Lamborghini e poco altro). Qual è l’obiettivo Paese? Andare abbondantemente oltre il milione di autoveicoli sapendo che avendo soprattutto modelli di alta gamma (la 500E ci sta dentro per le sue versioni Top) il problema è una saturazione occupazionale per cui, ad esempio, a Melfi occorrono certamente almeno i 18 turni e a Torino i 10/12 turni.

In tutto questo, complessivamente Fca gestisce il suo mercato perché in America Latina ha la leadership di mercato con il 18% e modelli trainanti come Fiat Strada. In Nord America tirano sempre Raam e Jeep e anche in Europa a 27 più Inghilterra nel terzo trimestre 2020 ha guadagnato quote di mercato.

Nello scenario che definisco “Covid permettendo” il piano industriale di Fca, presentato a novembre 2018, prevedeva, per il periodo 2019-2021, il lancio di 13 nuovi modelli o restyling di modelli esistenti, nonché nuove motorizzazioni con impiego diffuso di tecnologia ibrida ed elettrica. Sono state lanciate a febbraio 2020 le versioni mild hybrid di Fiat Panda e di Fiat 500 e la Fiat 500 elettrica, prodotta nello stabilimento di Mirafiori utilizzando una piattaforma dedicata. A giugno 2020 è stata avviata anche la produzione di Jeep Compass e Jeep Renegade in versione ibrida plug-in, nello stabilimento di Melfi.

Ma il Piano Fca non sarebbe mai bastato a garantire la sopravvivenza della stessa guardando i numeri di produzione mondiale di autovetture, la fusione con Psa che porterà alla nascita del quarto gruppo mondiale con quasi dieci milioni di autoveicoli prodotti e del secondo in Europa (dietro a VW Group) consentirà una capacità, non più di sopravvivenza ma di restare tra i primi sul mercato mondiale, dove i punti di forza veri di Fiat sono in America Latina e di Raam e Jeep ha garanzia del Nord America.

Questa è la “vecchia” strategia di Marchionne: mondo diviso a spicchi per competenza, produzione, brand, vendite e laddove uno è in crisi viene sorretto dall’altro nel risultato complessivo. In questo deve trovare spazio un maggiore ruolo degli stabilimenti produttivi italiani.

Nei primi sei mesi del 2020 sono usciti dagli stabilimenti italiani 272mila autoveicoli, il 47% in meno rispetto a gennaio-giugno 2019. Il comparto più sofferente è quello delle autovetture, -56%. Con una piccola inversione a luglio con un +4%.

Uno dei problemi è che difendiamo poco il mercato nazionale con un saldo negativo sulla bilancia commerciale degli autoveicoli, infatti è molto forte la penetrazione dei costruttori esteri, solo per le autovetture è del 76% nel 2019, a differenza dei mercati auto di Francia e Germania, dove la penetrazione dei Costruttori esteri è di molto inferiore. I gruppi francesi hanno il 26% del mercato italiano delle autovetture e i brand tedeschi il 25% (con Ford Europa il 31%). Mercato nazionale in cui è fondamentale il ruolo dei segmenti A e B ma anche della tipologia di alimentazione coniugata con politiche governative, nazionali e locali, atte a favorire soprattutto la mobilità green nelle città.

Se abbiamo tutti applaudito il lancio della 500E, dovremmo farne altrettanti per la Fiat Panda versione mild hybrid di Fiat Panda che può essere, insieme alla 500E e Mild-hybrid il segno della riscossa in quei segmenti e nelle versioni a alimentazione alternativa.

Ora allora bisogna guardare a quale spazio, almeno in Italia, ha il mercato dell’auto che rimane comunque il mezzo più utilizzato negli spostamenti quotidiani urbani.

Il 2019 chiude con 1.917.106 nuove immatricolazioni. Nel 2019, i segmenti A/B risultano in calo del 2%, con una quota del 39%, il segmento C cala del 10,4%, con il 10% di quota, il segmento D diminuisce del 14%, con il 2,3% di quota, i monovolumi si fermano al 5,2% di quota, con una diminuzione del 16,3% e i Suv di tutte le dimensioni crescono del 10%, con una quota del 40%, evidenziando l’alto gradimento di cui questo tipo di auto gode tra gli automobilisti. Infine, le auto di lusso (premium) perdono il 2,8% del mercato, con una quota dell’1,3%; se consideriamo anche i SUV e i monovolumi grandi, l’alto di gamma cresce dell’1,4% e la quota sale al 2,5% del mercato. Secondo la modalità d’acquisto, risulta che il 55% delle nuove registrazioni è intestato a privati proprietari o persone fisiche (-0,1%) e il 45% a società (+0,9%). Quasi 1 auto su 4 è intestata a società di noleggio.

La quota di immatricolazioni in Italia è più del doppio di cosa produciamo; abbiamo un forte import di autovetture e quindi i nuovi modelli Fiat elettrificati dei segmenti più bassi come Panda e 500 hanno la possibilità di un loro spazio con una politica commerciale che guardi al mercato più che al profitto. La redditività si ricava dai modelli Premium e SUV, come Maserati e Alfa Romeo, dove i margini sono alti e i numeri produttivi bassi e sono brand e modelli dedicati all’esportazione: Maserati non ha quasi mercato in Italia. Mentre con Panda e 500 bisogna occupare quote di mercato elevate con numeri produttivi alti e poca/nulla redditività.

Occorrerebbe una anche una politica nazionale e locale di sviluppo che curasse e incentivasse le offerte alle aziende pubbliche o semi pubbliche con l’acquisto di prodotti nazionali. Ad esempio, laddove interviene la Cassa e Depositi e Prestiti con quote azionarie dovrebbe mettere come condizione che i parchi macchine aziendali siano nazionali. Dalle auto blu in giù, che Di Maio non usa!

Anche perché le immatricolazioni  2020 potrebbero, secondo gli analisti, chiudersi attorno a 1,4 milioni di nuove autovetture, con un calo attorno al 27%: un crollo pesantissimo per l’industria automotive e per il terziario.

La politica mediti e cerchi soluzioni, soprattutto.

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