EMERGENZA IN CORSIA

I letti (di fortuna) ora ci sono, mancano medici e infermieri

Spazi e attrezzature non sono più il problema più grave, che resta quello del personale. Raviolo: “Vane anche le richieste di aiuto all’estero. Ne servono non meno di 500”. Trasferiti da Torino nell’Alessandrino già oltre cento pazienti

“I letti si trovano, così come pur con notevoli sforzi si trovano anche gli spazi dove sistemarli. Il vero, gravissimo problema è il personale”. E quello, come ammette il direttore della maxi emergenza Mario Raviolo tornato a dirigere la sala operativa dell’Unità di Crisi, ormai è praticamente introvabile. Medici e infermieri da mettere nei reparti, anche in quei locali trasformati in fretta per accogliere pazienti Covid, dalle tensostrutture dell’esercito alle chiese interne dei nosocomi. "Abbiamo fatto già i nostri passi, rivolgendoci ovunque, purtroppo è una situazione in cui nessuno può aiutare nessuno”, spiega Raviolo che nella sua attività nelle maxi emergenze e nel volontariato internazionale ha, negli anni, tessuto una notevole rete di relazioni. “Addirittura abbiamo ricevuto richieste di assistenza dall’estero alle quali, purtroppo, non abbiamo potuto rispondere positivamente”. E anche questo racconta come la pandemia sia cambiata rispetto a quando dopo la Cina, era l’Italia e il suo Nord il Paese più colpito dal Coronavirus. Cirio tornerà e forse lo sta già facendo a lanciare appelli come quello raccolto dal governo cubano la primavera scorsa, ma le possibilità di poter avere aiuti di personale sanitario dall’estero sono davvero esigue. E, comunque, la necessità di medici, infermieri, operatori sociosanitari di fronte alla crescita di ricoveri è davvero alta, “calcoliamo dalle 500 alle 1000 unità”, dice Raviolo. 

Pochi, i giorni che restano prima di raggiungere quel limite massimo di 5600 ricoveri Covid che, come ha spiegato ieri allo Spiffero l’assessore alla sanità Luigi Icardi, sono la soglia non superabile, proprio per una questione di personale e per la necessità di poter garantire tutte le altre cure e gli interventi non rinviabili per diverse patologie. Una settimana o poco più e se i ricoveri non diminuiranno la rete ospedaliera piemontese sul fronte del virus andrà in crash. Ma proprio in quegli stessi giorni, una dozzina da oggi al massimo, sarà operativo, “con uno sforzo inimmaginabile per fare il più in fretta possibile”, l’ospedale nel padiglione di Torino Esposizioni.

Nel frattempo, in questi giorni molti pazienti Covid sono stati trasferiti dagli ospedali torinesi in quelli di altre province, soprattutto in quella di Alessandria. Lì c’è l’ospedale di Tortona, trasformato in Covid hospital e completamente occupato, ma anche quelli di Casale MonferratoAcqui TermeNovi Ligure e Ovada. In ciascuno ci sono decine di degenti che arrivano da Torino e dagli ospedali della provincia. Dal Dirmei ne indicano circa un centinaio, ma a conteggiare le cifre che arrivano da ciascuna struttura dell’Alessandrino, dove i reparti hanno dovuto ridurre in maniera pesante i posti riservati alle normali specialità per far posto ai pazienti Covid, la cifra sfiora il doppio.

Ridurre i ricoveri, evitando quelli inappropriati resta una necessità inderogabile. Molteplici i sistemi per attuarla. “Il servizio 118 sta facendo un’ottimo lavoro di filtro, evitando i ricoveri quando il malato può essere curato a casa, seguito dalla medicina territoriale. – spiega il direttore della maxiemergenza –. I medici di medicina generale stanno facendo bene il loro lavoro e il protocollo per le cure domiciliari è chiaro”. Fondamentale è anche il lavoro dei servizi territoriali delle Asl. Nell’ultima riunione telematica dei direttori dei distretti, ad un certo punto è intervenuto lo stesso Icardi e il tono viene riferito come parecchio deciso. Una pressante richiesta, la sua, ai dirigenti delle aziende sanitarie perché non si perda tempo e si convochino via web i medici di base e con loro si coordini il lavoro delle Unità speciale di continuità territoriale e quello dei Sisp, i Servizi di igiene e prevenzione. Messaggio, in sintesi, dell’assessore: “Ognuno deve fare la sua parte”.

print_icon