LOTTA DI CLASSE

Anita fa scuola, si allarga la protesta

Una trentina di studenti del Gioberti in strada con Maia, la liceale che sulla scia della ragazza della vicina media Calvino, ha fatto da apripista. "Spero che questo serva allo Stato a capire quanto teniamo a ritornare in classe"

Sono circa una trentina gli studenti che questa mattina si sono ritrovati davanti al liceo Gioberti, nel centro di Torino, per la manifestazione “School for future”. In via Sant’Ottavio è il secondo venerdì che si danno appuntamento, mentre c’è chi come Maia, 16 anni, porta avanti la protesta tutti i giorni ormai da un mese. Nonostante la circolare della dirigente scolastica Miriam Pescatore, che vieta la dad in luogo differenti dalla propria abitazione, i ragazzi anche oggi hanno scelto di seguire la didattica a distanza fuori dall’istituto. “Oggi siamo in tanti e la cosa mi rende felice – commenta Maia –. Prima ero solo io e poi si è aggiunta gente. Spero che questo serva allo Stato a capire quanto teniamo a ritornare a scuola. Non è un nostro capriccio, crediamo ci siano davvero delle serie problematiche legate alla didattica a distanza. Abbiamo avuto anche l’appoggio della ministra Azzolina, quindi speriamo venga fatto qualcosa per farci tornare in classe al più presto in sicurezza”. Fuori dalla vicina scuola media Italo Calvino seguono la Dad Anita e Lisa. Anche loro sono state redarguite con una lettera dalla dirigente scolastica, Lorenza Patriarca. “Abbiamo risposto con una lettera privata – rivela la mamma di Anita – al momento non è il caso di dare altre risposte”.

Il no alla didattica a distanza in luogo diverso dalla propria abitazione era arrivato l’altro giorno dalla preside del Gioberti, che con una circolare ha espressamente vietato a tutti gli studenti di poter seguire le lezioni online al di fuori delle proprie case. La dirigente specifica che non è consentito il collegamento “da luoghi diversi dalla propria abitazione, quali possono essere parchi, vie cittadine, bar o ambienti di ritrovo, per ragioni di sicurezza e responsabilità. Dal momento che luoghi di questo tipo non favoriscono le condizioni necessarie per la concentrazione e l’attenzione richiesta durante le lezioni”. Ma, come spiega la stessa preside, “la circolare non è diretta agli studenti che protestano davanti a scuola ma, poiché in questi giorni abbiamo registrato comportamenti non consoni, con qualcuno che si collegava dal parco o dal bar, abbiamo deciso di ricordare che questo non è possibile anche perché, altrimenti, si rischia di avallare un’iniziativa che va contro le disposizioni dell’ultimo Dpcm”. Ma non nasconde che il provvedimento riguardi anche chi protesta: “Sappiamo che chi lo fa – sottolinea Pescatore – è stato autorizzato dalle forze dell’ordine, ma per i prossimi giorni non ci si potrà collegare a lezione fuori da scuola”. Anche se, poi, apre a qualche margine di trattativa: “È  in corso un confronto tra loro e me, vedremo nei prossimi giorni come evolverà la questione”.

Come detto, tutto è partito da Anita, studentessa 12enne della scuola media Calvino che da giorni protesta seguendo le lezioni da remoto davanti al suo istituto, con tanto di sedia, banco e tablet. Diventando immediatamente un simbolo, portandola a ricevere negli giorni scorsi anche la telefonata della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in persona. La contestazione di Anita è infatti subito diventata virale, tanto da essere ribattezzata “Schools for Future”, sulla falsa riga dei “Fridays for Future”, il movimento ambientalista guidato da Greta Thunberg. “La scuola è il posto più sicuro, voglio tornare in aula – ha detto Anita giorni fa –. S’impara di più a guardare i professori negli occhi che in uno schermo al computer”.

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