Comunali, conta il sindaco

Diciamoci la verità senza il solito linguaggio dell’ipocrisia e della ormai nota falsità cortese. Alle elezioni comunali, soprattutto dove c’è competizione politica – ma avviene la stessa cosa anche nei piccoli comuni caratterizzati dalle liste civiche – l’unica cosa che conta è il nome e il cognome del candidato a sindaco. Una verità talmente banale e scontata che tutte le baruffe, le polemiche, i personalismi e le ambizioni, ormai sempre più spietate e sfrenate, sono proprio riconducibili a questo nodo. E cioè, chi si candida a sindaco? Del resto, è questa la domanda ricorrente di moltissimi cittadini con l’avvicinarsi del voto.

Certo, nelle coalizioni come il centrodestra apparentemente il tutto è più semplice perché alla fine la scelta è il frutto e la conseguenza di ciò che decidono, del tutto legittimamente, i leader o i capi dei rispettivi partiti. Decisamente più complicato, invece, è ciò che avviene dalle parti del centrosinistra o comunque nello schieramento alternativo al centrodestra. E ciò per una semplice ragione. Innanzitutto perché da quelle parti ci sono uomini e donne che si candidano a tutto – dalle segreterie del partito al Comune, dalla Regione al Parlamento – creando, di conseguenza, un inevitabile e scientifico intasamento. Dall’altro perché nel campo del centrosinistra, seppur solo apparentemente, si moltiplicano gli escamotage per fingere di essere più democratici dei competitori nella selezione della classe dirigente. Il che, come tutti sanno, nella sostanza è tale e quale agli altri ma nella forma si è più esigenti...

Detto questo, resta il linguaggio dell’ipocrisia che potrebbe essere riassunto con la solita litania. E cioè, “prima i programmi e poi i candidati”; “no ai personalismi e centralità ai contenuti”; prima la squadra e poi il candidato a sindaco”; “la scelta del candidato a Sindaco sarà solo l’ultima tappa del percorso” e via cianciando.

Ora, com’è evidente a tutti, ma proprio a tutti, questa antica litania non è nient’altro che una puntuale e persino scontata distrazione. Perché l’unica vera posta in gioco è rappresentata dalla figura e dal profilo del sindaco, soprattutto in una città come Torino dove, dopo la decisione della sindaca Appendino di non ricandidarsi, ci si è catapultati a capofitto – appunto – nella discussione sul nome e cognome del futuro sindaco.

Ecco, se c’è una richiesta – anche per la credibilità della politica oltre che per la trasparenza dei comportamenti concreti – che sarebbe bene accogliere da parte delle principali forze politiche, o ciò che resta di loro, è quella di dire semplicemente la verità che poi è sotto gli occhi di tutti. E cioè, parliamo apertamente della figura e del profilo del sindaco perché, com’è altrettanto evidente a larghissimi settori della pubblica opinione dopo l’introduzione della elezione diretta del sindaco, è quello il principale crocevia attorno a cui si gioca prima l’esito della campagna elettorale e poi, ben più importante, la capacità di governo di una intera comunità.

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