Anziani soli e senza vaccino se non interviene il Governo
Stefano Rizzi 07:30 Domenica 27 Dicembre 2020Oggi lo show ma resta irrisolto il problema del consenso per gli ospiti delle Rsa. Colaci (Confapi): "Migliaia di persone rischiano di essere escluse". Circolare delle Asl per la segnalazione ai Tribunali. Assandri (Anaste): "Seguire il modello ligure"
Il problema non è dato dalle poche decine di anziani che saranno vaccinate oggi nelle tre Rsa scelte per il giorno in cui celebrare in pompa magna l’avvio della somministrazione dell’antidoto contro il Covid. Li hanno selezionati tra quelli in grado di decidere se riceverlo o meno, oppure tra coloro la cui scelta è demandata al tutore legale. Sono ben altri i numeri a preoccupare in vista dell’avvio vero e proprio, previsto per i primi giorni di gennaio, della prima fase della campagna vaccinale quando toccherà, insieme al personale sanitario, proprio agli ospiti delle strutture assistenziali.
Michele Colaci, vicepresidente nazionale di Confapi Sanità ha fatto una stima degli ospiti delle oltre 700 Rsa piemontesi impossibilitati ad esprimere il consenso informato, richiesto per il vaccino, e non rappresentati da un tutore o un amministratore di sostegno. “Solo a Torino e provincia si superano le 6mila, 1200 nelle provincia di Vercelli, appena 100 di meno nel Biellese, 1.200 a Novara, 1.100 in provincia di Alessandria, 900 nell’Astigiano e un migliaio nel Cuneese, numeri leggermente più bassi ma sempre in linea rapportati con la popolazione nel Verbano-Cusio-Ossola”. Si fa presto a fare i conti e arrivare a una cifra che si aggira sui 15mila, sempre per difetto.
Moltiplicare per questi numeri le richieste di nomina di un amministratore di sostegno da avanzare ai tribunali, come indicato dal responsabile per la campagna vaccinale in Piemonte Antonio Rinaudo, significherebbe andare incontro all’ennesimo imbuto nei palazzi di giustizia con tempi che lo stesso Colaci, con tutto l’ottimismo possibile, non riesce a ridurre a meno di un anno. Eppure questa è la strada se non arriverà quella decisione del ministero che proprio Rinaudo ha auspicato e richiesto per superare da un lato le prescrizioni giuridiche in atto e dall’altro il conseguente enorme ritardo su una vaccinazione che proprio sui soggetti più fragili dovrebbe essere la più tempestiva possibile. “Per accelerare i tempi di nomina dell’amministratore di sostegno, è necessario procedere immediatamente a richiedere al competente tribunale la designazione di un amministratore di sostegno per tutti quei soggetti che ricadano sotto la disciplina dell'art. 404 del Codice Civile”: questo il messaggio inviato dall’ex magistrato oggi a capo dell’area giuridica del Dirmei ai vertici delle Rsa.
Arrivate le dosi per il Piemonte
Una corsa contro il tempo, e con i tempi usualmente troppo lunghi della giustizia, quella per cercare una soluzione a un problema che, inspiegabilmente, né il ministero né la struttura commissariale diretta da Domenico Arcuri si sono posti. Si sono annunciati i gazebo della primula per ospitare gli hot spot, ma non si è pensato alle migliaia di anziani che non possono decidere da soli che farlo o no, il vaccino. “Senza una norma nazionale, direttamente emanata dal Governo, che snellisca le procedure del consenso informato, ci vorranno più di sei mesi per poter somministrare il vaccino ai soggetti fragili residenti nelle Rsa”, spiega Colaci. "Circa il settanta per cento dei nostri ospiti, per effetto di una menomazione fisica o psichica, anche parziale o temporale non si trovano nelle condizioni di provvedere ai propri interessi e quindi a poter sottoscrivere, consapevolmente il modulo del consenso informato, sottoposto dal personale medico”.
Per il vicepresidente nazionale di Confapi Sanità, con un ruolo di vertice in Api Sanità del Piemonte “sarà quindi necessario richiedere al competente tribunale la designazione di un amministratore di sostegno in attesa delle ulteriori determinazioni che dovrebbero giungere dal Ministero della Giustizia e della Sanità”. Allineandosi alla tesi di Rinaudo, Colaci tuttavia avverte: “Senza un intervento urgente del Governo, sarà impossibile vaccinare in tempi accettabili i nostri anziani non autosufficienti.
Nell’incertezza più totale, dalle Asl è partita una circolare diretta alle Rsa. “Si richiede a ciascuna struttura di comunicare in tempi ristretti i nominativi degli ospiti che si trovino nella impossibilità anche parziale o temporanea di provvedere ai propri interessi e non siano assistiti da un amministratore di sostegno o un tutore, o comunque da un parente che nei sia il rappresentante legale”, scrivono le aziende annunciando che per quegli anziani ci sarà una segnalazione alla Procura della Repubblica “affinché il giudice tutelare provveda alla nomina urgente dell’amministratore di sostegno per il consenso informato”. Insomma, è lì che finiranno gli oltre 15mila ospiti di cui parlava Colaci. Lì, nell’imbuto dei tribunali che normalmente non riescono a nominare un amministratore di sostegno nel tempo fissato di due mesi, figurarsi di fronte a una mole del genere.
“Noi abbiamo fatto formare il consenso dal parente di riferimento” spiega Paolo Filippi, ex presidente della Provincia di Alessandria e di professione direttore di una Rsa di Trino Vercellese, compresa nella giurisdizione dell’Asl alessandrina. “Se non va bene, ce lo diranno”. Una soluzione, a detta di molti, di buon senso sarebbe quella di seguire la Liguria dove un protocollo tra l’Azienda sanitaria regionale e il Tribunale di Genova di fatto avalla questa procedura rifacendosi alla legge 219 del 2017 sul consenso informato. “La strada più agile”, osserva Michele Assandri presidente di Anaste Piemonte, una delle 13 associazioni dei gestori di Rsa in Piemonte. “Le Asl ci hanno chiesto i nomi degli ospiti per i quali chiedere l’amministratore di sostegno, ma chi avanzerà la richiesta al tribunale? Non certo noi. I famigliari non possono esser tagliati fuori, ma possibilmente coinvolti nella decisione”, avverte Assandri.
Così, mentre questa mattina le vaccinazioni a favor di telecamere vengono scadenzate nelle varie province del Piemonte per consentire la passerella dei politici nei rispettivi territori di elezione e Arcuri si preoccupa di mandare i totem con la primula, altri tempi rischiano seriamente di rallentare proprio sul fronte più fragile rispetto al Covid. Quello di cui a Roma nessuno pare essersi accorto avrebbe meritato di più attenzione, senza porsi il problema di chi tra gli anziani non sarebbe stato nelle condizioni di decidere da solo se vaccinarsi o no.